Perché per Renzi è Raffaele Cantone il candidato perfetto al Quirinale
Per Matteo Renzi l’uomo ideale da mandare al Colle è Raffaele Cantone. Il presidente dell’Autorità nazionale anti-corruzione (Anac) risponde perfettamente all’identikit del candidato renziano, capace di tacitare qualsiasi polemica riguardo all’erede di Giorgio Napolitano. Infilarsi nel toto-Quirinale è assai rischioso, visto il lungo elenco di “candidabili”. Sebbene sia difficile avere notizie attendibili (il dossier top secret a Palazzo Chigi), ci sono molti segnali che fanno propendere per uno scatto dell’outsider (Damilano dixit) Cantone alla presidenza della Repubblica.
Il primo punto di forza è la capacità unificante della figura del magistrato anti-camorra, che ha combattuto “sul campo” il clan dei Casalesi. Il suo nome sarebbe una mossa spiazzante per l’intero panorama politico: metterebbe in seria difficoltà gli altri partiti. In particolare il Movimento 5 Stelle si troverebbe di fronte a una scelta pericolosa, perché dire “no” a un profilo come quello del magistrato potrebbe spalancare la strada a qualche presidente della Repubblica di “Palazzo”, facendo irritare non poco l’elettorato pentastellato. Cantone, infatti, ha un alto indice di gradimento tra i grillini della prima ora.
Il presidente dell’Autorità anti-corruzione farebbe vacillare pure la sinistra Pd, che è all’opposizione a Renzi: impallinare Cantone sarebbe quasi ingiustificabile agli occhi dell’opinione pubblica; specie per quelli dell’elettorato progressista, attento ai temi legalitari. Insomma, se gli ipotetici scissionisti decidessero di bocciare uno come Cantone, non si presenterebbero con un buon biglietto da visita. Anche Forza Italia in fondo apprezzerebbe. Silvio Berlusconi ricorda bene quando il magistrato, dopo l’assoluzione dell’ex Cavaliere al processo Ruby, disse: «Mi preoccupa chi rispetta le sentenze solo quando sono favorevoli. Andava rispettata quella di primo grado e questa».
Raffaele Cantone, inoltre, sarebbe un ottimo ambasciatore dell’Italia nel mondo. L’uomo che ha affrontato il clan camorristico più noto e più forte potrebbe farsi portatore di un “cambio di verso” (tanto per usare un vocabolario caro a Renzi) rispetto al tema della legalità. C’è anche un aspetto di immagine che non va sottovalutato: il magistrato è giovane, visto che compirà 52 anni a novembre, e sa comunicare in maniera chiara, senza fornire l’impressione di un “burocrate” o “professore” (categorie in odor di gufismo nella filosofia renziana).
Non va sottovalutato, poi, il fatto che gode di buona stampa: il settimanale “l’Espresso” lo ha indicato come uomo dell’anno nel 2014 con tanto di descrizione di figura che “incarna la speranza agli occhi degli italiani”. In pratica una proposta di candidatura per il Colle. Con grande tempismo, poi, Cantone ha presentato il piano di riduzione delle spese dell’Anac pari al 25%, dimostrando attenzione sul tema della spesa pubblica. Insomma il suo nome difficilmente sarebbe osteggiato dai grandi giornali, né sarebbe percepito come un inciucio dalla gente comune.
Infine il presidente dell’Autorità anti-corruzione può vantare una formazione professionale che gli permetterebbe di gestire il delicato incarico di presidente della Repubblica. Come dire: non è un politico di professione, ma allo stesso tempo conosce bene le dinamiche delle Istituzioni.
Cantone, quindi, sarebbe un presidente della Repubblica non tacciabile di renzismo (sul suo curriculum c’è anche il rifiuto alla proposta del segretario del Pd per la candidatura per la presidenza della Regione Campania), ma nemmeno sarebbe un nemico del premier. L’identikit perfetto per il Quirinale. E, forse, non solo per Renzi.
Nessun commento
Devi fare per commentare, è semplice e veloce.