La sfida per la sopravvivenza del Partito Democratico a Roma

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23 Ottobre 2015

Sarà possibile per il Pd costruire una proposta politico-amministrativa vincente nella prossima tornata elettorale primaverile a Roma? Al netto di tutto quello che potrebbe accadere da qui al prossimo 2 novembre (ultimo giorno da parte del sindaco per ritirare le dimissioni), la risposta, ad oggi, è semplice quanto sentenziosa: no.

Il Partito democratico infatti è il massimo responsabile della fine ingloriosa della sindacatura di Ignazio Marino. Ovviamente il sindaco marziano ha molte colpe, ma rispetto a ciò che ha trovato e ciò che ha subito non ci sono dubbi come il partito nella sua declinazione romana sia stato il brodo di coltura di questo fallimento. Politica d’opposizione consociativa sotto il governo Alemanno della città, gruppo dirigente locale fuggito nei più rilassanti scranni parlamentari e sconfitta netta – nelle primarie per la scelta del candidato sindaco – di tutta questa “logica” politica causata proprio da un outsider come Marino. Successivamente pezzi di quel partito – quelli che poi verranno individuati come i più coinvolti nello scandalo di Mafia Capitale – insieme ad un fuoco di sbarramento mediatico-giornalistico mai visto prima, fin dalle prime scelte difficili della nuova amministrazione, hanno condotto una campagna continua di logoramento deflagrata proprio con l’inchiesta della procura romana. Non serve dunque ricordare tutto quello che è successo da quel dicembre 2014 fino alla triste storia degli scontrini che hanno portato alle dimissioni del sindaco. Scandali, malgoverno, inchieste, disservizi (e in più – meglio dire infine, forse – l’urgenza di dover affrontare i ritardi nell’organizzazione del Giubileo) hanno inondato come fossero una colata di fango la vita quotidiana dei cittadini romani, consci delle difficoltà di governare una città come la Capitale, ma non in grado di sopportare più tanta degenerazione ed infamia.

Parlare quindi di politica, di programmi per la città, di riscossa, ora può sembrare impossibile, se non addirittura offensivo da parte del Pd romano. Ma le prime, pur se non ancora sufficienti, risposte e soprattutto le prime scelte di cambiamento si sono viste e si sono sentite. Il commissariamento del partito è stato radicale, mai era stata portata avanti un’analisi così approfondita e senza scrupoli di ciò che era diventato il Pd come la relazione Barca, richiesta proprio dal commissario, il presidente dell’assemblea nazionale Matteo Orfini. Un atto poi che non è stato lasciato solo nello stato gassoso della discussione, ma diventato solido strumento di ristrutturazione organizzativa con la cancellazione e l’accorpamento di decine e decine di circoli malfunzionanti o addirittura “dannosi e pericolosi”. Ora servirebbe però il decisivo intervento del governo, decidendo di affrontare l’affaire Giubileo come è stato affrontato l’affaire Expo: da una dichiarata bancarotta politico-amministrativa si è arrivati ad un eclatante successo internazionale non solo per i numeri che alla fine verranno riportati, ma soprattutto per il risultato culturale che – come eredità -rimarrà di questi 6 mesi di esposizione universale. La stessa operazione deve essere tentata a Roma. Il suo successo consentirà al Pd di riscattare l’opaca prova amministrativa e di rilanciarsi, basando la nuova proposta per il governo della città proprio sull’esigenze e sulle criticità che il Giubileo affronterà: trasporto pubblico, decoro, legalità e sobrietà.

Queste così saranno le parole d’ordine da declinare sul tema centrale della rigenerazione urbana, asse fondamentale dello sviluppo futuro per la Capitale. Ci sono già progetti pratici con cui poter agire rendendo così queste proposte visibili ed esigibili ai cittadini, che riguardano sia il centro sia le periferie della città:

– Il progetto del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle.

– Il recupero delle strutture della città dello sport a Tor Vergata.

– Il restyling urbanistico negli ex mercati generali di Ostiense.

– La conclusione dei lavori della “Nuvola” e delle “Torri” all’Eur.

– La città della scienza e della cultura a Flaminio.

– La riqualificazione di Corviale.

Altre decine di progetti di rigenerazione urbana potrebbero essere elencati, grazie ai quali ricostruire una politica amministrativa efficiente ed in grado di rammendare le ferite che Roma ha subito in questi anni.

Solo al termine di questo percorso partecipato con discussioni ed incontri assembleari che si rivolgano a tutte le realtà cittadine – arrivando così alla decisione di adottare quest’asse come cardinale per la politica amministrativa della città – sarà possibile poi scegliere chi meglio rappresenterà quale candidato sindaco questo nuovo centro-sinistra largo ed aperto all’impegno civile, anche usando lo strumento – finalmente riformato – delle primarie. Due nomi vengono in mente allora per interpretare questo percorso e portarlo alla vittoria: Fabrizio Barca ed Alfio Marchini. Personalità diverse – con percorsi di vita anche alternativi tra loro –  ma tutte e due in grado per autorevolezza, conoscenza delle pieghe più profonde della città e soprattutto esigenza di un impegno comune e collettivo, di poter risollevare il destino amministrativo di Roma, che per la sua Storia non si merita tutto quello che oggi sta passando e subendo.

TAG: #MafiaCapitale, marino, Pd, Roma
CAT: Partiti e politici, Roma

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