La sottomissione della donna etrusca

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1 Agosto 2015

La condizione sociale della donna etrusca rappresenta un caso unico nel panorama del mondo mediterraneo. Lo storico romano Tito Livio racconta che la donna etrusca “esce spesso per essere esposta agli sguardi degli uomini senza arrossire”; partecipa ai giochi, alle cerimonie e ai banchetti. A tal proposito Aristotele afferma che “gli Etruschi banchettano con le loro mogli, sdraiati sotto la stessa coperta”, cosa che ai romani e ai greci sembrava scandalosa poiché ai loro banchetti venivano ammesse solo le prostitute. Alla donna etrusca era inoltre concesso di sedersi vicino ad altri uomini e bere.

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La posizione di rilievo occupata nella società è testimoniata, in mancanza di documenti scritti, da reperti archeologici, in particolare iscrizioni e rilievi funerari. Il ritrovamento nei corredi femminili di morsi di cavallo e di carri evidenzia la libertà di movimento delle donne dell’aristocrazia etrusca. Le pitture della tomba Tarquiniese delle Bighe, invece, testimoniano la partecipazione della donna etrusca a manifestazioni pubbliche: in un fregio sono raffigurate varie gare sportive e tra il pubblico si riconoscono matrone e giovinette sedute tra il pubblico; in particolare sembra proprio una matrona in prima fila a dare inizio alle gare con un cenno.

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Un ulteriore esempio del rilievo femminile in ambito etrusco è la formula onomastica bimembre. Le donne romane erano individuate dal solo nome gentilizio in quanto il prenome era considerato intimo e di sfera privata. Sulle iscrizioni vasali etrusche, invece, compaiono sia il nome di famiglia che il nome proprio, a testimonianza della volontà di affermare la propria identità da parte delle matrone. Il nome poteva essere tramandato ai figli accanto a quello del padre e veniva mantenuto dopo sposate.

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Sapevano leggere e scrivere e risultavano proprietarie di botteghe e un’iscrizione ritrovata a Tarquinia attesterebbe addirittura la presenza di una donna magistrato. La società etrusca era, quindi, sostanzialmente paritaria o comunque teneva la donna in una posizione di rilievo e privilegio. Quando l’Etruria entrò in contatto con il mondo greco-romano e l’influenza culturale si fece sentire in modo deciso non solo nelle arti ma anche sui costumi, le donne etrusche persero la propria libertà e indipendenza ritrovandosi in una condizione del tutto simile a quella delle matrone romane dell’età arcaica: prive di diritto, sottomesse all’uomo e chiuse in casa.

 

Veronica Iorio

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TAG: antica grecia, Aristotele, Etruschi, omosessualità, pederastia, Pedofilia
CAT: Storia

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