Adriana
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Pubblicato il 24/08/2017

in: Lettera ai ‘ragazzini di oggi’, ricordando Elsa Morante

Ho sentito questa mattina su radio 3 parlare di questo articolo e mi sono subito attivata per cercarlo. Da anni molti lavoro come educatrice (conformazione psicologica) in un servizio ASL sul disagio infantile e giovanile, facendo anche interventi in molte scuole, coinvolgendo insegnanti, studenti e genitori (sportelli di ascolto e consulenza, laboratori nelle classi, progetti, [...] ecc.). Attraverso questa esperienza ho maturato la stessa opinione espressa in questo articolo: occorre creare strumenti per far riflettere e dialogare studenti e docenti su ciò che aiuta e ciò che ostacola un buon apprendimento ed il sentirsi a scuola in modo positivo, piuttosto che frustrato, difensivo, prevenuto. Tra i vari progetti che ho proposto e condiviso con alcune scuole ed i suoi docenti, uno, rivolto a scuole superiori tecniche e liceali, era centrato sullo sperimentare, insieme agli studenti, forme di indagine, con questionari aperti e chiusi, su questi argomenti. Gli studenti si potevano proporre per formare un gruppo di studio, con i docenti interessati, per mettere a punto il questionario, gli obiettivi, le domande, il modo di utilizzarlo, per poi somministrarlo loro stessi nelle classi, Avremmo analizzato insieme, tra esperti, docenti e studenti, i risultati, da sottoporre a dibattiti pubblici, per coinvolgere i genitori ed altri esperti, fuori dalla scuola interessata all'indagine. Su questo progetto era anche stato coinvolto un dipartimento universitario, che avrebbe collaborato sugli aspetti tecnici e metodologici della ricerca e sui suoi risultati, per affinare strumenti e lettura dei dati. Non siamo riusciti ad avere il consenso di un sufficiente numero di docenti, per avviare il progetto, però continuo a pensare che le scuole, anche e soprattutto nella loro autonomia, dovrebbero iniziare a lavorare in questa direzione. A cercare strumenti di riflessione e ricerca, che coinvolgano docenti e studenti, per individuare in che direzione loro per primi vorrebbero andare, per non sentire la scuola estranea, difficile, pericolosa, per la propria crescita intellettuale ed il loro benessere come persone. Grazie per l'articolo prezioso e per l'idea di raccogliere le voci dei protagonisti

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