Andrea
Togni
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Pubblicato il 31/03/2015

in: Formare i docenti: SISS, PAS, TFA e altre amenità

La mia tesi, da studente TFA della classe A037 presso la Statale di Milano, è che il TFA serve più a chi lo organizza, che agli studenti stessi. Infatti, si tratta più che altro di un modo, per le istituzioni coinvolte, di far cassa. Ci sono molte assurdità nel TFA. 1) Anzitutto, le prove di accesso. [...] Nella prova preliminare si è scoperto che i redattori delle domande a crocette non hanno saputo copiare e trascrivere correttamente da un qualsiasi manuale, tanto è vero che, con uno tra i molti esempi, la guerra dei trent'anni ha subito una traslazione temporale pittoresca. La prova scritta ha lasciato perplessità, non tanto per i contenuti (opinione personale: si è trattato di una prova seria con domande strutturate), ma per le modalità di correzione: infatti, gli oltre 110 partecipanti hanno terminato di rispondere alle 18 domande aperte (concernenti argomenti che coprono oltre 2500 anni di filosofia e oltre 1500 di storia) il mercoledì alle ore 19, e i risultati sono usciti nel primo pomeriggio di venerdì. Certo, i correttori hanno dimostrato straordinaria velocità, efficienza e coordinazione nel correggere. 2) La didattica suscita molte perplessità, a partire dai corsi di filosofia e storia. Infatti, se uno studente è laureato e ha passato un concorso, dovrebbe già conoscere ciò di cui si parla, e pertanto le lezioni sono un pleonasmo. Se non lo conosce, evidentemente il sistema universitario e concorsuale ha fallito, il problema sta a monte, e non si vede come si possa rimediare con queste lezioni. 3) Curiosi appaiono i laboratori di tirocinio, che costituiscono di fatto un pittoresco meta-tirocinio. A me, ingenuo, sembra che l'insegnamento sia un lavoro da svolgere in aula, senza necessità di perdersi in riflessioni metafisiche astratte dal campo di lavoro. Non sarebbe più sensato che i tirocinanti lavorino, gratis, presso l'istituzione scolastica, per 6 mesi o un anno, partecipando sul campo alla vita scolastica? Non sarebbe più sensato che siano i tirocinanti a costituire quell'organico di supporto di cui tanto si parla? Evidentemente no, meglio meta-riflettere. 4) Ancor più curioso sarà il percorso post-abilitazione. Infatti, come in ogni buon sistema statalista, accade che il titolo di studio abbia valore legale; ma accade anche che lo stato dia lavoro a persone non abilitate, e che questi docenti acquisiscano dei vantaggi rispetto agli abilitati pur non essendo passati per quella strada che pure lo stato aveva a suo tempo indicato come indispensabile per intraprendere la professione. A questo punto sorge il quesito: non sarebbe sensato abolire il valore legale del titolo di studio, aprire la strada alla concorrenza tra docenti, e rendere i dirigenti scolastici responsabili per le assunzioni che compiono e per i relativi costi economico-formativi? Ovviamente no, sarebbe una via liberista che nega i diritti dei lavoratori: viva lo statalismo. Per concludere: ci sono molte ragioni per apprezzare il TFA. Per la precisione, duemilacinquecento ragioni per ogni tirocinante.

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Pubblicato il 31/03/2015

in: Formare i docenti: SISS, PAS, TFA e altre amenità

La mia tesi, da studente TFA della classe A037 presso la Statale di Milano, è che il TFA serve più a chi lo organizza, che agli studenti stessi. Infatti, si tratta più che altro di un modo, per le istituzioni coinvolte, di far cassa. Ci sono molte assurdità nel TFA. 1) Anzitutto, le prove di accesso. [...] Nella prova preliminare si è scoperto che i redattori delle domande a crocette non hanno saputo copiare e trascrivere correttamente da un qualsiasi manuale, tanto è vero che, con uno tra i molti esempi, la guerra dei trent'anni ha subito una traslazione temporale pittoresca. La prova scritta ha lasciato perplessità, non tanto per i contenuti (opinione personale: si è trattato di una prova seria con domande strutturate), ma per le modalità di correzione: infatti, gli oltre 110 partecipanti hanno terminato di rispondere alle 18 domande aperte (concernenti argomenti che coprono oltre 2500 anni di filosofia e oltre 1500 di storia) il mercoledì alle ore 19, e i risultati sono usciti nel primo pomeriggio di venerdì. Certo, i correttori hanno dimostrato straordinaria velocità, efficienza e coordinazione nel correggere. 2) La didattica suscita molte perplessità, a partire dai corsi di filosofia e storia. Infatti, se uno studente è laureato e ha passato un concorso, dovrebbe già conoscere ciò di cui si parla, e pertanto le lezioni sono un pleonasmo. Se non lo conosce, evidentemente il sistema universitario e concorsuale ha fallito, il problema sta a monte, e non si vede come si possa rimediare con queste lezioni. 3) Curiosi appaiono i laboratori di tirocinio, che costituiscono di fatto un pittoresco meta-tirocinio. A me, ingenuo, sembra che l'insegnamento sia un lavoro da svolgere in aula, senza necessità di perdersi in riflessioni metafisiche astratte dal campo di lavoro. Non sarebbe più sensato che i tirocinanti lavorino, gratis, presso l'istituzione scolastica, per 6 mesi o un anno, partecipando sul campo alla vita scolastica? Non sarebbe più sensato che siano i tirocinanti a costituire quell'organico di supporto di cui tanto si parla? Evidentemente no, meglio meta-riflettere. 4) Ancor più curioso sarà il percorso post-abilitazione. Infatti, come in ogni buon sistema statalista, accade che il titolo di studio abbia valore legale; ma accade anche che lo stato dia lavoro a persone non abilitate, e che questi docenti acquisiscano dei vantaggi rispetto agli abilitati pur non essendo passati per quella strada che pure lo stato aveva a suo tempo indicato come indispensabile per intraprendere la professione. A questo punto sorge il quesito: non sarebbe sensato abolire il valore legale del titolo di studio, aprire la strada alla concorrenza tra docenti, e rendere i dirigenti scolastici responsabili per le assunzioni che compiono e per i relativi costi economico-formativi? Ovviamente no, sarebbe una via liberista che nega i diritti dei lavoratori: viva lo statalismo. Per concludere: ci sono molte ragioni per apprezzare il TFA. Per la precisione, duemilacinquecento ragioni per ogni tirocinante.

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