Carlo Alberto
Sormani
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Pubblicato il 04/01/2015

in: Che ce ne facciamo di queste playlist tutte uguali?

Parlo da profano e da semplice ascoltatore, non certo da critico, quindi potrei ampiamente sbagliarmi. Nel tentativo di orientarmi, ormai in corso da qualche anno, nella giungla delle recensioni e delle classifiche online, ho notato una cosa che noti anche tu: il continuo rimpallarsi di elogi e critiche verso gli stessi artisti, poi dimenticati nel [...] giro di qualche mese. Di solito il capostipite è appunto Pitchfork (forse il network con più puzza sotto il naso del mondo conosciuto), mentre i siti italiani (Ondarock o Sentireascoltare, per dire) vanno a rimorchio. Questo meccanismo genera nel lettore una difficoltà estrema nell'orientarsi in questa miriade di proposte, che spesso propagano generi conosciuti da 2000 persone in tutto il globo (e per questo più fighi, ovviamente). Magari questi artisti meritano anche, non c'è dubbio. Ma la cornice li squalifica al grande pubblico (a cui tutti aspirano, anche se non lo dicono). In tutto ciò il maledetto mainstream è quasi dimenticato: una volta che compari su una classifica di vendita hai una macchia sulla coscienza, e le recensioni di conseguenza peggioreranno a prescindere. A meno che tu non sia un nume tutelare da anni, tipo gli Arcade Fire (che sono stati incensati anche per quel plasticoso ultimo disco preso direttamente dagli anni '80). Credo servirebbe un bagno di umiltà, oltre che quella cosa che molti critici letterari sembrano aver capito: il gusto del pubblico non è per forza lo sterco del demonio. Anche la musica di consumo, così come la letteratura residuale-marginale, va considerata, studiata, analizzata e poi incensata o criticata. (Un'altra cosa che mi è piaciuta sono i tuoi consigli finali, aldilà dei gusti. Consigli, e non imposizioni.)

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