caterina
gabrielli
BIO

Ultimi commenti

Pubblicato il 31/03/2015

in: Formare i docenti: SISS, PAS, TFA e altre amenità

Sono una tirocinante della classe di concorso A037, storia e filosofia. Desidero riprendere ed integrare i punti di criticità sottolineati dagli autori degli altri post. Parto dai corsi disciplinari in Università, su cui a mio parere si condensano i problemi. Non è per nulla chiara la loro vocazione : farci acquisire dei contenuti o [...] la capacità di trasmetterli ai nostri futuri studenti? Dai docenti degli stessi corsi sono arrivati dei messaggi contrastanti a riguardo : alcuni hanno sottolineato nel corso dell’esposizione le implicazioni didattiche di questo o quell’argomento, con un evidente sforzo di adeguarsi alla vocazione didattica che questi corsi dovrebbero avere ; altri, poco convinti che in sole tre lezioni si possano realmente trasmettere delle competenze didattiche, ci hanno fatto capire che questi corsi sono, nella migliore delle ipotesi, delle occasioni per approfondire temi o autori che a loro stanno a cuore. Non mi sembra che ci sia un progetto armonico e condiviso fra gli stessi docenti su cosa sia e a cosa serva il Tfa, risulta quindi difficile per noi tirocinanti farci un’idea di cosa stiamo facendo, visto che le stesse istituzioni accademiche, nelle persone dei loro rappresentanti, non hanno le idee chiare. Da segnalare, a questo proposito, la dissimmetria fra le prove di filosofia e quelle di storia : mentre nel caso degli esami di filosofia la prova è consistita nel congegnare una verifica scritta sugli argomenti trattati durante il corso, gli esami di storia ( che dobbiamo ancora dare) consisteranno in domande aperte sugli argomenti trattati…saranno in altri termini una replica dell’esame di ammissione al TFA. Avverto un sentimento di frustrazione ed inutilità per queste continue ripetizioni, che tolgono tempo prezioso per altre attività, come una seria preparazione delle lezioni. Nel migliore dei casi, ovvero quello in cui si è fatto uno sforzo per adeguare i corsi disciplinari ad un obiettivo didattico, il tempo è stato comunque troppo limitato perché ci venissero effettivamente insegnate delle tecniche didattiche con la possibilità di testarle in contesti non di esame, come puro esercizio di apprendimento. Lo stesso discorso vale per i laboratori di didattica. Per quanto il modo in cui sono organizzati ( lavori di gruppo, discussioni aperte) sia soddisfacente, anche in questo caso per alcune attività saremo immediatamente valutati, con voto che farà media, su abilità e compiti che ( almeno nel mio caso) non ho mai concretamente affrontato. Anche in questo caso, credo che tutto dipenda dal fatto che non c’è tempo, ogni attività deve essere immediatamente convertita in un voto per poter arrivare alla fine del programma del TFA. Ma - mi chiedo – si fa un gran parlare di didattica come contenuto del TFA, ma sono “didattiche” le forme e le modalità con cui noi tirocinanti veniamo avvicinati – direi gettati – alla nostra professione ? Per quanto riguarda il tirocinio a scuola, non ho personalmente avvertito forme di discriminazione, commiserazione o sentimenti negativi nei miei confronti, né da parte dei docenti, né da parte degli studenti. Concordo però anche io con uno dei post, sul fatto che un conto sono le buone intenzioni, un conto è saperle mettere in pratica. Spesso le difficoltà vengono non dalla mancanza di volontà del docente accogliente, o da una disposizione negativa nei nostri confronti, ma dal fatto che lo stesso docente accogliente non è stato formato o guidato al ruolo che si trova a compiere. Forse una selezione per il ruolo di docente accogliente è troppo, ma un albo regionale dei docenti che si rendono formalmente disponibili a seguire i tirocinanti ed un corso di formazione per accedervi sarebbero opportuni. Per quanto riguarda i corsi di scienze dell’educazione, cito interamente le osservazioni del post di giovidri, aggiungo anche che a volte ho la spiacevole sensazione che questo corso serva, più che a trasmettere delle conoscenze, ad illustrare, e a volte a giustificare, le scelte di politica scolastica che sono state fatte in questi ultimi anni. Non mi addentro sulla bontà di tali scelte, credo però che sarebbe più utile approfondire meglio i contenuti pedagogici, visto il carattere ondivago ed effimero della politica scolastica italiana, nel bene e nel male. Fatti nel modo che già sappiamo – per slide che potrei tranquillamente leggermi da casa – questi corsi sono deludenti. Se dovessi fare un bilancio del tfa manterrei l’esperienza dei laboratori didattici e di tirocinio, cui si dovrebbe dare lo spazio di un incontro a settimana, e sicuramente il tirocinio a scuola. Se si vuole dare spazio alla scienza dell’educazione ben venga, ma con corsi seri, ai quali si assista con la convinzione che non si poteva non assistere in presenza. A tutte le attività andrebbe però assegnato l’intero anno scolastico e non tre mesi risicati. Ne va della credibilità e della spendibilità del nostro titolo di TFA. Che direi ci è costato e ci sta costando caro.

Altro Chiudi
CARICAMENTO...