Chiara
Guidotti
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Pubblicato il 11/11/2014

in: Salvini e i rom che non sono rom

Purtroppo mi trovo a sperare nell'indifferenza di cui si parla nell'articolo, la mia sensazione infatti è che la convivenza con queste minoranze etniche evolverà nella violenza (fisica, verbale, morale e politica). Gli “zingari”stanno diventando il capro espiatorio prediletto non solo di una certa politica xenofoba, ma anche di persone che fino a qualche tempo fa [...] si dimostravano, se non accoglienti, almeno tolleranti. Un esempio lampante è la situazione di Roma, dove Rom (in prevalenza bulgari fuggiti in Italia dalle persecuzioni del 2011 a Sofia), recuperano metalli dai cassonetti della spazzatura. I giornali online e gli inserti di cronaca locale hanno scritto decine di articoli su questa "vergogna", sull'illegalità di questo sistema di riciclo, sulla sporcizia accatastata fuori dai cassonetti e via dicendo. I cittadini romani, che sia chiaro, ignorano in massa la raccolta differenziata, cavalcano l'onda di sdegno, inondando il web e le file al supermercato di insulti pericolosamente xenofobi e filosalviniani. Nessuno, e qui incontro le parole dell'articolo, si è posto due banali domande che si rivelerebbero però illuminanti: 1) chi sono gli acquirenti dei metalli recuperati dagli "zingari"? 2) perché i metalli (e aggiungo i materassi, le sedie, i televisori, i passeggini e molto altro) giacciono davanti ai cassonetti invece di essere smaltiti adeguatamente? Eppure a Roma esiste un servizio gratuito per il ritiro dei rifiuti ingombranti ed elettrici, io stessa ne ho usufruito più volte. Risposta alla prima domanda: gli acquirenti dei matalli prelevati dai cassonetti sono fabbri, meccanici e piccoli imprenditori italiani, lieti di procurarsi materiale a basso costo ed esentasse. Risposta alla seconda domanda: i cassonetti straripano di rifiuti non solo perché la gestione comunale latita, ma perché i cittadini romani scarseggiano del senso civico necessario a separare la plastica dal vetro, e i divani vecchi dai tubi di scarico arrugginiti. Lavoro in una biglietteria aerea, e servo da anni un nutrito gruppo di pericolosi “zingari”. Con il tempo ho imparato a conoscere queste persone, come mi capita con qualunque altro cliente abituale, e ho costatato di persona che sono sorprendentemente simili agli altri esseri umani. Piangono, ridono, rubano, sono gentili o prepotenti, s’indignano, si ammalano e hanno figli proprio come i cittadini che li utilizzano per lavarsi la coscienza. Molti di loro, quando mi mostrano il portadocumenti per scrivere quei nomi complicati sui biglietti, hanno la tessera dell’autobus regolarmente firmata. Altri viaggiano, con ogni probabilità, senza biglietto, proprio come tanti miei conoscenti che vivono in appartamento e non sotto una tenda. Il problema allora è la razza? Il fatto che non siano italiani? Sulla storia dei popoli ex-nomadi (ebbene sì, ormai, quando ne hanno la possibilità gli “zingari” sono stanziali), si sono scritti libri, e non è questa la sede adatta per approfondire. Dal mio modesto punto di vista, tempo che questo odio nasca da un motivo ancora più profondo. Si tratta dell’attitudine, tutta umana, di odiare negli altri ciò che odiamo in noi stessi. Alcuni “zingari”sfruttano i bambini, non pagano le tasse, vivono di scarti, sono ignoranti … proprio come alcuni di noi. Quanti hanno voglia di ammettere che i graziosi oggetti in vendita in molti negozi ci sono venduti a basso costo perché sfruttano manodopera infantile? Quanti violentano l’infanzia dei propri figli, trascinandoli in assurde dispute tra ex-coniugi? Scommettiamo che la maggior parte di quelli che odiano gli “zingari” spesso e volentieri non pagano l’Iva all’idraulico, mentre la loro informazione non si spinge oltre i video stile Salvini? Allora, guardandoci allo specchio, chi è ladro, ignorante e usurpatore dei diritti dell’infanzia? Le società sono come giganteschi corpi umani, formate da molti organi con funzioni diverse e tendenti a ricercare costantemente un equilibrio esterno ed interno. Gli "zingari" si stanno trovando, per l'ennesima volta nella storia, a svolgere il ruolo di capro espiatorio di un popolo che non ha la voglia, né il coraggio, di guardare dentro l'abisso della sua inconsistenza, della sua pigrizia, della sua povertà morale.

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