Claudio
Beghelli
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Ultimi commenti

Pubblicato il 15/09/2016

in: La vignetta di Charlie Hebdo spiegata a mia madre

Un punto di vista interessante. Ringrazio Enrico per avermi segnalato l'articolo che riporto qui sotto. Con relativo mio commento, per chi fosse interessato a leggerlo. RIFLESSIONE. Molte cose acute, ben argomentate e anche condivisibili. Mi limito solo a un paio di osservazioni. Non sono d'accordo quando, tracciando la giusta differenza tra sarira e parodia, ci mette dentro [...] anche il cabaret. Il cabaret (non parlo dei comicaroli della TV generalista, che fanno, nei casi migliori, i battutisti, i gag man e non vanno confusi coi cabarettisti) è un genere teatrale che, da Karl Valentin all'Opera da tre soldi di Brecht, dagli esistenzialisti a Gaber, non solo nasce con intenti satirici, ma è principalmente composto di satira e caustica critica sociale. Non contiene certo elogi agiografici dello status quo - tanto per capirci. In secondo luogo: mettere Dante tra gli autori satirici è un errore storico e filologico. Dante credeva nella Chiesa e nel Clero, e nella loro ideologia, si indignava con chi usava il potere ecclesiale per far mercato di cariche e indulgenze. Semmai, Dante è il poeta delle invettive, non è mai, né vuol essere, satirico: il contrappasso o la rappresentazione di Maometto o anche la condanna all'Inferno di Bonifacio VIII hanno un significato politico assai serio, per un uomo che scrive a cavallo tra la fine del 1200 e l'inizio del secolo successivo. Facendo una forzatura possiamo dire che Dante diventa satirico, ma forse non lo sa neppure lui, quando schifato sia dai Guelfi sia dai Ghibellini, vien mandato in esilio in contumacia e reagisce alla condanna dicendo: Io faccio partito per me stesso. (OTTIMA BATTUTA SATIRICA.) Se poi vogliamo dire che il pretesto del Viaggio nell'Aldilà è servito anche ad autori satirici antichi, mi sta benissimo: ma non citiamo Dante, casomai Luciano Di Samosata (posto che l'autore dell'articolo, che sembra saper tutto, sappia chi è costui.) Per citarne un altro, che non centri con l'Aldilà, mettiamoci Orazio, o gli epigrammi di Marziale,p. Es.; mi sembra più adatto riferirsi a questi, che non a Papà Dante. in terzo luogo, su quali basi l'estensore dell'articolo può dire che solo IN Italia si muore per un terremoto di 6.2 scala Richter (non Mercalli)? E ancora, può Charlie Hebdo dire: Italiani,è la mafia a costruire le vostre case, non Charlie! La mafia forse non esiste oltralpe? Non c'è l'hanno anche i francesi, la mafia? In ultima istanza, ripeto, variandolo, ciò che ho già detto altrove: ha perfettamente ragione l'autore dell'articolo quando scrive: la capacità di sopportazione della satira da parte di una società è uno degli indici che ci consentono di misurare la effettiva libertà di espressione e stampa che in essa vige. Ma non si può usare la libertà di stampa, che è sacra come la libertà di critica alla stampa stessa, come uno strumento per far passare roba rozza, stupida e gratuitamente offensiva della dignità di 300 e passa morti, feriti, e gente che ha perso tutto. Ribadisco: io sono contro la censura, ma c'è una breve lista di cose che preferirei non venissero mostrate. Io sono contro la censura, ma credo che, a volte, sia dovere di chi scrive o disegna, non solo satira, autocensurarsi, per evitare la volgarità e il cattivo gusto. È una questione di deontologia professionale, credo.

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Pubblicato il 15/09/2016

in: Tiziana Cantone non l’abbiamo ammazzata noi

IN RIFERIMENTO ALLA RAGAZZA DI NAPOLI CHE SI È TOLTA LA VITA IERI. Senza giudizio morale, direi, onestamente che questa povera ragazza immatura e a dir poco irresponsabile, merita la pietà di tutti, vista la fine orribile che ha fatto. Ma onestà vuole che si dica anche che, evidentemente, per ragioni che definirei, [...] eufemisticamente, discutibili, essa ha, sebbene per breve tempo, tratto una qualche frivola forma di soddisfazione, o gratificazione, da questo suo comportamento, che come dice Irma, è oggettivamente ingenuo e stupido e autolesionista. Il problema è che la rete è una forma della libertà di espressione e, come tale, devi saperla usare, anche - e soprattutto- quando la usi per fare una cretinata del genere, perché, come tutti sappiamo, un contenuto diffuso in rete non è controllabile. Se aggiungiamo a questo che il chiacchiericcio e il pettegolezzo della gente è spietato e che, come diceva qualcuno: "si può schiacciare una persona col peso di una parola", ne risulta che, se metti intenzionalmente in rete un video che può finir col ledere la tua reputazione o la tua immagine, devi essere pronto - pronta, nel caso corrente - a reggere la portata anche enorme delle conseguenze di quello che all'inizio pareva un gioco scemo. Se non hai carattere e personalità sufficientemente solidi (cosa che risulta in modo pacifico, perché, chiunque fosse stato un poco più attento, non avrebbe neanche pensato di condividere pubblicamente una cosa tanto intima), allora è naturale che resti travolto dalle tue stesse azioni. Poi, c'è un'altro discorso che riguarda la schifezza del comportamento dei sedicenti amici della ragazza (che spero si sentano in colpa è si vergognino). E infine, bisognerebbe parlare della istituzione di un codice etico per l'uso della rete. Popper parlava di una patente per chi fa televisione, onde tutelare la civiltà, da lui definita come "lotta contro la violenza". Non sarebbe il caso di istituire una sorta di patente anche per chi usa la rete?

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Pubblicato il 15/09/2016

in: Tiziana Cantone non l’abbiamo ammazzata noi

Concordo pienamente sul promuovere in ogni modo possibile la libertà sessuale e amorosa: tra adulti consenzienti si può far quel che si vuole, e ognuno organizzi la propria vita intima come gli pare e riceva e dia piacere come gli pare: è la cosa più normale e naturale del mondo. Ma [...] qui il tema principale non è la libertà sessuale. Risulta infatti che sia stata lei a farsi fare quei video - pare siano 6: non so di preciso, non frequento questo genere di filmati, che ritengo squallidi -; risulta inoltre che se li sia fatti con l'amante per punire il fidanzato che la tradiva; risulta, se non ci sono altre notizie in contrario, che non sia stato l'amante, bensì LEI a condividere su W.Up i video medesimi con 4 amici (attualmente, sacrosantemente, indagati per diffamazione e istigazione al suicidio). Nel momento in cui li ha inviati ai cosiddetti amici, mi sia consentito dirlo, la donna si è dimostrata piuttosto sprovveduta e imprudente. I cosiddetti amici hanno divulgato in maniera virale i video intimi, e perciò sono colpevoli. Però, spiace dirlo, la valanga è stata innescata dalla vittima, la quale, dopo essersi rivolta al giudice è stata riconosciuta consenziente e le è stato ingiunto di pagare una multa di 20.000 Euro. A questo punto, è facile ipotizzare che lei non abbia più sopportato la pressione e abbia commesso il gesto tragico che tutti sappiamo. Quanto al resto, sono d'accordo nel dire che dovremmo smettere di demonizzare le naturali pulsioni del corpo. Tuttavia non so se chi ha visto quei video si sia vergognato. Siamo ancora capaci di vergognarci?

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Pubblicato il 15/09/2016

in: L'ipocrisia che uccide: abbiamo tutti un video nel cassetto

IN RIFERIMENTO ALLA RAGAZZA DI NAPOLI CHE SI È TOLTA LA VITA IERI. Senza giudizio morale, direi, onestamente che questa povera ragazza immatura e a dir poco irresponsabile, merita la pietà di tutti, vista la fine orribile che ha fatto. Ma onestà vuole che si dica anche che, evidentemente, per ragioni che definirei, [...] eufemisticamente, discutibili, essa ha, sebbene per breve tempo, tratto una qualche frivola forma di soddisfazione, o gratificazione, da questo suo comportamento, che come dice Irma, è oggettivamente ingenuo e stupido e autolesionista. Il problema è che la rete è una forma della libertà di espressione e, come tale, devi saperla usare, anche - e soprattutto- quando la usi per fare una cretinata del genere, perché, come tutti sappiamo, un contenuto diffuso in rete non è controllabile. Se aggiungiamo a questo che il chiacchiericcio e il pettegolezzo della gente è spietato e che, come diceva qualcuno: "si può schiacciare una persona col peso di una parola", ne risulta che, se metti intenzionalmente in rete un video che può finir col ledere la tua reputazione o la tua immagine, devi essere pronto - pronta, nel caso corrente - a reggere la portata anche enorme delle conseguenze di quello che all'inizio pareva un gioco scemo. Se non hai carattere e personalità sufficientemente solidi (cosa che risulta in modo pacifico, perché, chiunque fosse stato un poco più attento, non avrebbe neanche pensato di condividere pubblicamente una cosa tanto intima), allora è naturale che resti travolto dalle tue stesse azioni. Poi, c'è un'altro discorso che riguarda la schifezza del comportamento dei sedicenti amici della ragazza (che spero si sentano in colpa è si vergognino). E infine, bisognerebbe parlare della istituzione di un codice etico per l'uso della rete. Popper parlava di una patente per chi fa televisione, onde tutelare la civiltà, da lui definita come "lotta contro la violenza". Non sarebbe il caso di istituire una sorta di patente anche per chi usa la rete?

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Pubblicato il 15/09/2016

in: L'ipocrisia che uccide: abbiamo tutti un video nel cassetto

IN RIFERIMENTO ALLA RAGAZZA DI NAPOLI CHE SI È TOLTA LA VITA IERI. Senza giudizio morale, direi, onestamente che questa povera ragazza immatura e a dir poco irresponsabile, merita la pietà di tutti, vista la fine orribile che ha fatto. Ma onestà vuole che si dica anche che, evidentemente, per ragioni che definirei, [...] eufemisticamente, discutibili, essa ha, sebbene per breve tempo, tratto una qualche frivola forma di soddisfazione, o gratificazione, da questo suo comportamento, che come dice Irma, è oggettivamente ingenuo e stupido e autolesionista. Il problema è che la rete è una forma della libertà di espressione e, come tale, devi saperla usare, anche - e soprattutto- quando la usi per fare una cretinata del genere, perché, come tutti sappiamo, un contenuto diffuso in rete non è controllabile. Se aggiungiamo a questo che il chiacchiericcio e il pettegolezzo della gente è spietato e che, come diceva qualcuno: "si può schiacciare una persona col peso di una parola", ne risulta che, se metti intenzionalmente in rete un video che può finir col ledere la tua reputazione o la tua immagine, devi essere pronto - pronta, nel caso corrente - a reggere la portata anche enorme delle conseguenze di quello che all'inizio pareva un gioco scemo. Se non hai carattere e personalità sufficientemente solidi (cosa che risulta in modo pacifico, perché, chiunque fosse stato un poco più attento, non avrebbe neanche pensato di condividere pubblicamente una cosa tanto intima), allora è naturale che resti travolto dalle tue stesse azioni. Poi, c'è un'altro discorso che riguarda la schifezza del comportamento dei sedicenti amici della ragazza (che spero si sentano in colpa è si vergognino). E infine, bisognerebbe parlare della istituzione di un codice etico per l'uso della rete. Popper parlava di una patente per chi fa televisione, onde tutelare la civiltà, da lui definita come "lotta contro la violenza". Non sarebbe il caso di istituire una sorta di patente anche per chi usa la rete?

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