Guido
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Pubblicato il 19/10/2017

in: Il problema sono gli uomini

io sono un uomo. un maschio. e ho il chiarissimo ricordo delle due volte in cui una donna mi ha usato violenza. La prima (anzi #lavoltache) avevo 10 anni ed ero in vacanza a Gallio e una ragazza di due anni più grande di me mi ha palpato il culo con forza. La seconda tornando da scuola [...] a 17 anni, passeggiavo con una ragazza che abitava vicino a me e parlando del più e del meno, per esprimermi il suo disappunto su una frivolezza, mi ha dato uno schiaffo. Da questi due episodi non ne sono rimasto turbato, ma se a 36 anni li ricordo esattamente come se fossero successe ora, di certo non sono passati inosservati. Poco importa che la violenza non sia stata una penetrazione... violenza è quando si danneggia una persona contro la sua volontà. E le vittime possono essere sia donne che uomini. E pur riconoscendo le mille tragedie dietro le violenze umane, non venitemi a raccontare che le donne che scelgono di agevolare la propria vita (lavorativa o privata) tramite lo scambio di favori sessuali siano vittime e non complici. Questa non è violenza, sono accordi. E la situazione in cui si deve scegliere tra carriera e degradazione personale non esiste. Esiste la situazione in cui una persona VALUTA se la sua carriera personale VALE più o meno della sua degradazione personale e in base a questo decide come comportarsi. E sia chiaro... questo discorso si può applicare anche agli impiegati di una banca che propongono investimenti spazzatura fregando i pensionati. Hanno valutato che la loro degradazione personale passasse in secondo piano rispetto alla loro scalata sociale.

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Pubblicato il 18/10/2017

in: Il problema sono gli uomini

ok ma... nelle ultime tre righe del suo post la vittima è sempre una donna. il mio commento voleva dire che le vittime sono vittime e basta, e che anche gli uomini possono trovarsi in situazioni di inferiorità, se non fisica, magari psicologica. Anche gli uomini possono subire violenze. Anche sessuali. Ma viviamo in una [...] società dove le ragazzine che vanno con i presidenti del consiglio vengono "pubblicizzate" come vincenti, dove le escort non sono un tabù, dove esistono i film come "nessuno mi può giudicare" della Cortellesi che pur senza scene di sesso esplicito è una mostra esplicita delle capacità di crescita economica di una escort e che tuttavia viene classificato come "commedia romantica" dai siti che propongono film... capisce... non sono gli uomini sbagliati. La donna nasce in una società che gia prevede la sua violenza e contempla pure che si faccia furba e freghi a sua volta il suo molestatore. Di sbagliato c'è la società, la televisione, la gente che non parla più, che non ragiona più, che vuole le cose senza guadagnarle, subito e nel modo più facile... ma è un problema del nostro genere, non degli umani MASCHI come vuole indicare l'articolo.

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Pubblicato il 18/10/2017

in: Il problema sono gli uomini

In totale disaccordo. Per me invece ci sono solo persone che applicano violenza ogni volta che possono… E che sia una donna a caso ad essere “importunata”, il collega impacciato in ufficio, il dipendente che fa un errore e viene insultato in pubblico, il bambino cicciottello emarginato all’asilo beh, semplicemente non c’è alcuna differenza, perché dalla [...] mia esperienza, chi fa una di queste violenze, le fa tutte. Non c’è la persona magnanima sul lavoro e “arrogante” nella sfera privata. Il corteggiamento è solo uno dei tanti aspetti della nostra vita di animali, e come un individuo si approccia a questo gesto è lo stesso modo che usa in tutto il resto della tua vita. In ufficio tutti i colleghi dello stesso sesso lo chiamano stronzo, perché è politically correct, nel privato, visto la sfera più intima, i colleghi dell’altro sesso lo chiamano molestatore. Però ci si dimentica un po’ troppo spesso che non è solo la donna ad essere violentata nei molteplici aspetti della sua vita. Anche un ricercatore uomo che viene superato indebitamente da una ricercatrice stranamente “disponibile” è violentato, ma viene chiamata corruzione ed è depenalizzata; Anche un dipendente pubblico assenteista e protetto dai sindacati è una violenza nei confronti dei lavoratori corretti, ma viene solo chiamato disonesto e nella società non viene visto come un mostro. Anche un eterosessuale vittima di scherni è violentato, ma li si dice “discriminato” e fa meno male. Anche essere un avvocato di un noto delinquente è una violenza per la vittima, ma viene chiamato lavoro e allora diventa normale. Anche un vigile urbano che tollera il degrado medio e diffuso delle città facendo finta di non vedere abusi edilizi e infrazioni stradali è una violenza, ma, anche qui… tutti zitti… tutti abituati… tutti complici. Indipendentemente dal sesso di chi compie la violenza. Va cambiato il concetto di violenza, bisogna smetterla con tutte le teorie su queste povere donne indifese, che nella loro inconsistenza e insostenibilità generale rafforzano le posizioni assurde di quelli che “ormai non si può più flirtare senza finire accusati di stupro”. Anche se mi creda… questo genere di affermazioni le fanno i ragazzi timidi quando tra amici stanno parlando di come provarci con una ragazza… gli arroganti di cui parlo io questo pensiero non se lo sono mai fatti... loro attaccano e basta. Ci sono anche donne tra i bulletti, tra i capetti arroganti, tra i commissari d’esame, tra i datori di lavoro, tra le maestre d’asilo, tra le badanti, tra gli educatori, tra le forze dell’ordine. E le loro vittime sono donne e uomini. Soprattutto, ci sono un numero assurdamente alto (recente stima istat) di donne tra le prostitute che vendono volontariamente il loro essere molestate e i media fanno di tutto per rendere normale non la loro esistenza (che mi va anche bene), ma il loro atteggiamento di ricatto morale di vendita della sessualità non come bisogno fisiologico ma come metodo di ascesa economica. Ripeto, ascesa economica, non sociale. Il messaggio che passa alle giovani ragazze (non ai giovani ragazzi, solo alle ragazze) secondo me è che sia tollerabile essere violentati (qualsiasi significato vogliate attribuirgli) dalle persone che contano per arrivare dove si vuole. Se poi non si arriva dove si vuole, allora è molestia. Che nel caso sia riconosciuta sarà risarcita, guarda caso, economicamente. E in questa ambiguità tutta femminile ci stanno un mucchio di storie tragiche ma anche un mucchio di aspirazioni personali, di piani ben calcolati, di scalate sociali, di desideri di “bella vita” e di “piccoli sacrifici” per ottenerla. Il target educativo non sono gli uomini. Se la nostra società tollera le violenze che portano al successo e talvolta le celebra, il problema è la società. In questo contesto vittima e carnefice perdono valore e il loro sesso diventa irrilevante.

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