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Pubblicato il 19/01/2016

in: Milano 2016: lo holter sembra una bomba, e la filippina una terrorista araba

l' immigrazione la deve vivere sor jacopo, anche per raccontarla, forse i suoi viaggi in germania, in Israele, non le sono bastati, sennò non si stupisca delle risposte al suo lavoro, un consiglio che posso darle affinchè possa svolgere un lavoro sempre fatto al meglio, forse sarà stato in qualche campo profughi, ma si faccia [...] anche un giro tra gli uffici immigrazione di Milano e Roma, si prenda un caffè con i nordafricani, magari seduti in un tavolino, faccia un giro insieme agli ambulanti bengalesi, se vede una comitiva di filippini, in chiesa o in un parco, si avvicini a loro, entri in un bazaar cinese, se sente qualcuno con l' accento dell 'est ci faccia una conversazione, oppure semplicemente entri in un ristorante o bar, e si renderà conto della multiculturalità che può possedere, magari possono insegnale qualcosa riguardo al tema dell' integrazione, ultima cosa da non sottovalutare, ascolti le seconde generazioni magari si renderà conto che l' argomento immigrazione-integrazione-razzismo si evolve, cresce, in maniera diretta proporzionale ai figli degli immigrati. ;)

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Pubblicato il 18/01/2016

in: Milano 2016: lo holter sembra una bomba, e la filippina una terrorista araba

certo certo jacopo, nessuno sta dicendo che è un aggettivo degradante, e neanche nel commento di " Lou-Anthony" si può dedurre ciò, ma se permette la vorrei illuminare, capisco che nell'ironia molto spesso si ricorra a degli stereotipi, capita a tutti, in qualsiasi contesto, purché si tratta di semplici e innocui scherni, ma vede sor [...] jacopo lo stereotipo di cui lei scrive, molti adulti, giovani ( in stragrande maggioranza) di origine filippina non ci si riconoscono più, perchè vede sor jacopo, e qui credo che lei si debba aggiornare un pochino ( consiglio personale, soprattutto se lei in questo sito si occupa della rubrica immigrazione), l' aggettivo filippina accostato al mestiere di colf è un abbinamento datato da più di venti anni se non trenta. Quelli che la rispondono, senza badare di primo acchitto al messaggio che lei voleva trasmettere, non lo fanno perché c' è stata un incomprensione del suo testo, discutono del suo articolo, perché, semplicemente, si vogliono fare largo, prendere voce in capitolo, dichiarare un' identità nuova rispetto all' etichettatura che è stata data loro negli anni, un' identità che molto spesso fa fatica ad emergere in una società dove i finti i moralismi spesso fanno da padrone.

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