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Pubblicato il 28/09/2015

in: Saviano e quel metodo giornalistico "incredibilmente disonesto"

Articolo interessante che mette in luce un certo uso ed abuso delle fonti di informazione ma stimola anche alcune riflessioni in un mondo ormai permetao di informazione e disinformazione sino al midollo. Non entro nel merito del problema Saviano e della sua spregiudicatezza sull'uso delle fonti di informazione, sull'omissione delle citazioni e sull'appropriazione di contenuti e [...] quant'altro. Mi chiedo invece sino a che punto sia oggi ancora possibile seguire alla lettera i dettami di un'etica giornalistica, in sè incontestabile sul piano dei principi, in un mondo dove ormai SIAMO TUTTI GIORNALISTI, grazie alla rete che divulga in tempo realte notizie di ogni genere, vere e false, ed è diventata essa stessa FONTE di informazione attraverso gli infiniti canali in cui si esprime. Non solo, leggere ed informarsi, in rete e sulla carta stampata, accumula nei nostri cervelli una quantità immensa di informazioni che si accavallano e si intrecciano, dove la nozione delle provenienze si perde, emntre il nostro cervello memorizza, produce sintesi per conto proprio, rielabora, riproduce, ritrasmette, in un continuum da cui può essere difficile districarsi. Bisognerebbe perciò distinguere tra il plagio vero e proprio, meditato, voluto, professionalmente condotto, e quello involontario, automatico, spontaneo, inconsapevole. L'articolo mi ha portato ad interrogarmi sul mio stesso scrivere in rete, attingendo anche da fonti giornalistiche diverse, dagli scritti di altri, dai commenti, come fonte prevalente delle mie informazioni, sempre soggette al dubbio della veridicità, vista lla variabile credibilità delle fonti. Lo stimolo va anche nella direzione del chiedersi se la nostra cultura non stia anche cambiando nel senso di una diffusione delle informazioni e delle riflessioni non più proprietaria ma condivisa a livello di massa, dove ogni parola pronunciata o scritta appartiene a tutti, al mondo globale che interagisce attraverso la rete. In un mondo siffatto i contenuti si rimescolano, riemergono stravolti, amplificati, oppure ridimensionati, uguali ma diversi, reinterpretati, e la loro capacità di contaminazione non sta più nel contenuto in sè ma nei modi in cui si esprime, diventando comunicazione allo stato puro. Certo, una cosa è il farlo come lo faccio io, non a fini di lucro, altra cosa è il farlo ad opera di un profeessionsita delloscrivere, come un giornalista pagato come tale, o uno scrittore che scrive per vendere libri, lucrando quindi su quanto altri mettono a sua disposizione.

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