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Pubblicato il 31/03/2015

in: Formare i docenti: SISS, PAS, TFA e altre amenità

Sono un tirocinante della classe A037 presso la Statale di Milano. Sono un "idoneo ma non ammesso" del 2012 e ora finalmente sto percorrendo questa via irta verso l'abilitazione. Credo che ci sia del vero in ognuna delle affermazioni dei miei colleghi: l'assurdità della selezione, il costo esorbitante, la formazione di massa teorica a pedagogia, [...] la difficoltà dei tutor a seguire più di venti tirocinanti, i laboratori che in poche ore vengono messi all'angolo... le difficoltà e le perplessità ci accompagnano da anni nel perseguire questo obiettivo e non vorrei essere ripetitivo. Ne aggiungo qualcuna in riferimento alla mia situazione. Io sono al terzo anno di insegnamento in una paritaria, ho cominciato come supplente poichè svolgevo al pomeriggio lo studio "assistito" e poi il Preside ha creduto in me e mi ha ritagliato un monte nonostante il rientro della docente di ruolo. Quindi quest'anno sto svolgendo sia il mio ruolo di docente che di tirocinante e non è facile. Ho cominciato con entusiasmo perchè credevo che mi avrebbe arricchito e reso un docente più preparato, in realtà si sta rivelando un ostacolo alla mia professione. Troppo concentrato in poco tempo, troppe scadenze di esami, lavori da svolgere, lezioni da seguire e la preparazione delle lezioni per la mattina seguente? Io che sono alle prime armi, i pomeriggi sono direttamnete proporzionali alle mattine. Se ho quattro ore di lezione, il pomeriggio prima sono quattro ore di preparazione, approfondimenti, ricerche di materiali, curiosità, testi. Con il tfa tutto questo è scomparso o estremamente ridotto. Speso entro in classe impreparato e improvviso con gli appunti dell'anno prima e le mie lezioni non mi soddisfano, i ragazzi si distraggono spesso e lo percepiscono, come noi percepiamo la loro di impreparazione nelle interrogazioni. Se manchiamo noi al nostro dovere, perchè mai loro lo dovrebbero fare? E' diseducativo. Sono in grande difficoltà, senza contare i consigli di classe, le tesine di maturità della quinta e altri progetti che seguo per la scuola. Il tfa non dovrebbe integrare la mia preparazione? Perchè invece la ostacola? Questa è la mia prima grande perplessità, ma comprendo che sono un fortunato caso isolato. La seconda riguarda le ore di pedagogia: troppe e inutili. Il rapporto con i ragazzi è una relazione che si costruisce giorno per giorno, con comprensione, attenzione, autorevolezza e impegno; non certo con una riflesione teorica a riguardo. "la realtà è più avanti, siamo sempre indietro" cantava Gaber. La realtà della scuola è da vivere sul campo e la presenza dei tirocinanti comprendo che sia vista con sospetto e invadenza nel bel mezzo dell'anno, dovrebbe essere diluita in un anno, magari con la stessa classe per entrare nelle pieghe umane del dispositivo scuola. La pedagogia pretende di essere una scienza, che per dirsi tale deve avere prevedibilità ed esattezza. Ma nelle relazioni umane sappiamo che non è così. Da un'azione non ne deriva una determinata reazione. I corsi di didattica sono molto interessanti, anche se sono cose che abbiamo già studiato, ogni volta le trovo nuove e lì mi sento di essere cresciuto e di aver consolidato la mia preparazione. Ma la modalità di verifica è stata decisamente avvilente. Nessun contenuto, solo formalmente come abbiamo stilato una verifica in 40 minuti. Solo forma e niente di più. L'insegnante non è un tecnico del sapere, non è un funzionario d'ufficio e non è nemmeno un burocrate. L'insegnante è una persona che "professa una fede" (profetior= professore) e cerca di lasciare il segno nelle persone che ha di fronte. In questa situazione diventa difficile, ma come ogni fede va messa alla prova. Quando ne usciremo saremo comunque in ogni caso dei docenti pù convinti e motivati.

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