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Pubblicato il 17/11/2015

in: “Noi musulmani delle periferie d’Europa, vi spieghiamo la nostra voglia di Isis”

La tragedia di molti commenti che leggo è che si continua a guardare gli errori degli altri. Continuiamo a giudicare. Non c'è alcuna speranza per un mondo più equo e pacifico finché l'occidente non inizia a guardare se stesso e suoi errori, invece di quelli degli altri. Finché non prendiamo atto del fatto evidente che [...] abbiamo delle responsabilità innegabili nella situazione di molti paesi del terzo mondo così come nell'odio che ci si sta riversando contro. Questo non giustifica gli atti di terrorismo, non li rende meno gravi, nè men che meno facilmente comprensibili. Non giustifica nemmeno l'atteggiamento più o meno vittimista di una parte degli immigrati. Ma è l'unica cosa che conta e su cui noi occidentali possiamo lavorare. Ognuno può lavorare solo su se stesso. La pretesa di poter essere gli psicologi dell'Islam è davvero delirio di onnipotenza. Quando inizieremo a fare autocritica e quando di conseguenza avremo fatto dei passi in avanti, allora potremo anche valutare se l'Islam dal canto suo avrà fatto il suo percorso. Spetta all'Islam sano lavorare su se stesso e combattere il fondamentalismo, non a noi, che abbiamo i nostri problemi e le nostre responsabilità in questa situazione da gestire. Certo che nel frattempo ci dovremo difendere, siamo arrivati ad un punto che non si può pensare di non combattere il terrorismo, ma la riuscita di questa "guerra" passa dal fare anche noi un passo indietro. Non perché ha ragione il terrorismo, ma perché noi abbiamo torto e lo sappiamo, il nostro benessere da sempre si fonda sullo sfruttamento dell'altra metà del mondo. Interrompiamo questo errore storico, rinunciamo a certi privilegi e allora potremo porci da innocenti nei confronti di un eventuale attacco. Allo stato attuale, come occidente, uccidiamo ogni giorno centinaia di persone in Siria etc etc etc, come ne sono state uccise in Francia. Le nostre azioni non sono meno gravi delle loro, eppure sembriamo ignorarle, o addirittura giustificarle, le nostre, uguali, se non peggiori a volte (andiamo a contare i morti e vediamo), perché non importiamo democrazia, nè la difendiamo. Manteniamo e muoviamo i nostri interessi economici per conservare il nostro benessere, questo è quello che facciamo con le nostre bombe. Questo facciamo vendendo le armi ai terroristi affinché facciano i nostri interessi destabilizzando paesi che ci interessano, le stesse armi con cui il terrorismo poi ci uccide. Siamo ugualmente terroristi, mascherati. Smettiamo di giudicare gli altri e guardiamoci dentro. Questo articolo offre banalmente una visione di ciò che il nostro comportamento può comportare. Non tutti reagiscono come chi lo ha scritto al suddetto comportamento, ma l'utilità da trarne non è se e quanto è vittimista o limitata la visione dell'autore, bensì che noi come occidente siamo coinvolti, abbiamo contribuito e contribuiamo a creare quest'odio, anche se ci crediamo assolti e che resteremo coinvolti finché continueremo a crederci assolti e non cambieremo. Vi leggo e non vedo speranza, non vedo un futuro diverso da una guerra chimica-atomica da cui nessuno uscirà sano e salvo.

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