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Pubblicato il 04/04/2015

in: Formare i docenti: SISS, PAS, TFA e altre amenità

Sono un tirocinante TFA per la classe A037 presso l’Università degli Studi di Milano. Condivido molti dei pareri espressi riguardo all’organizzazione e alla struttura di questo corso, in particolar modo quelli riguardanti i presunti corsi di didattica e di scienze dell’educazione, per cui non penso sia utile ripetere quanto già detto. Anche i laboratori di [...] didattica, che potenzialmente sarebbero la cosa più utile al fine della formazione dei futuri docenti (eccezion fatta per il tirocinio diretto a scuola ovviamente), risultano fortemente penalizzati dalla scarsezza di ore loro dedicate. Il problema di fondo sta nel modo stesso in cui l’intero TFA è stato concepito, oltre che alla scarsa organizzazione colla quale questo ciclo particolare si sta svolgendo. Innanzitutto le tempistiche: non è possibile immaginare che qualcuno possa svolgere un sereno e proficuo tirocinio in un istituto se la sua preoccupazione principale consiste nel trovare il modo di riuscire a completare il monte ore richiesto e allo stesso tempo svolgere in maniera soddisfacente tutte le varie attività e i numerosi compiti assegnatili al di fuori della scuola. Il monte ore per il tirocinio diretto, e anche per quello indiretto, è stato infatti calcolato per un percorso dalla durata di poco meno di un anno scolastico circa, da novembre a giugno, mentre per varie problematiche questo ciclo è riuscito a partire solamente a gennaio inoltrato con i corsi universitari, mentre il tirocinio nelle scuole è potuto cominciare solo alla fine di febbraio; ma il monte ore, alla luce di tutto ciò, è rimasto invariato. Nell’arco di due o tre mesi il tirocinante si vede quindi costretto a svolgere tutte le attività che il suo percorso richiede, dovendosi concentrare più sul riuscire a fare tutto nel minor tempo possibile che ad imparare ad insegnare e a svolgere con profitto le proprie attività. A tutto ciò si aggiunge il tempo che si deve impiegare per preparare gli esami di corsi monografici e nozionisti la cui utilità al fine della formazione di un docente è già stata ben evidenziata dai miei colleghi. Tutto ciò riduce il TFA ad una corsa contro il tempo in cui della formazione dei futuri insegnanti rimane ben poco. Inoltre, come già è stato detto da altri, ritrovarsi gettati in una classe nel bel mezzo dell’anno scolastico sicuramente non aiuta l’inserimento del tirocinante ed ostacola le sue attività. Detto questo pare ovvio e scontato che il percorso formativo dei futuri docenti debba essere ripensato; il problema consiste però nel riuscire a pensare a qualcosa che sia concretamente realizzabile. Riguardo al corso di scienze dell’educazione, ad esempio, lo scarso numero di docenti potrebbe rappresentare un ostacolo insormontabile in vista di una nuova riorganizzazione, anche se forse sarebbe comunque possibile, e auspicabile, un ripensamento sugli argomenti e sulle modalità di lezione. I presunti corsi di didattica a mio parere andrebbero invece completamente cancellati. Tutti i tirocinanti hanno infatti già dimostrato a sufficienza, tramite il concorso, la loro preparazione sulle materie, per cui sarebbe forse opportuno sostituire questi corsi nozionistici con ore di laboratorio di didattica, che arriverebbe così ad aumentare il proprio monte ore arrivando così a costituire veramente il più valido mezzo per preparare gli aspiranti insegnanti alla professione, tramite il confronto con docenti esperti e qualificati e la sperimentazione di attività e compiti che in futuro caratterizzeranno il lavoro quotidiano dei tirocinanti. Maggiore importanza dovrebbero inoltre assumere le attività da svolgere all’interno della scuola, in modo tale da costruire un percorso di formazione che ruoti attorno ad esse. Sarebbe infatti auspicabile un tirocinio che si svolgesse durante l’intero arco dell’anno scolastico, in modo da favorire una stretta e proficua collaborazione tra il docente accogliente e il tirocinante, che così non si limiterebbe ad assistere a lezioni e a partecipare parzialmente all’attività didattica, ma si inserirebbe a pieno nelle classi e nelle attività scolastiche, non solo imparando tutto ciò in cui consiste l’attività dell’insegnamento, ma divenendo anche un’importante risorsa per i docenti stessi al fine della didattica, collaborando con il docente e costruendo assieme a lui unità didattiche e programmi sperimentando, dove fosse possibile, quanto appreso durante i laboratori di didattica e verificandone l’efficacia e l’impatto sugli studenti stessi.

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