Letizia Gioia
Monda
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Pubblicato il 15/09/2015

in: Quella droga chiamata Workshop

Molto d'accordo con Filippo Renda. Ritengo che oggigiorno ci sia troppa vanità - anche nel proferire parola sulle arti teatrali - e poca umiltà. Questo considerando che chi sceglie seriamente di praticare le arti performative (insegnando, recitando, danzando, suonando, dirigendo) non sceglie un lavoro ma più che altro fa una scelta di vita. Una scelta [...] che presuppone come principio quello di essere sempre alla ricerca di ciò che non si conosce. Una scelta che non presuppone in alcun modo l'apparire, ma l'essere. Questo è un viaggio che dura tutta la vita. La condizione laboratoriale è quella che più si adatta a tale ideologia. Il ridicolizzare ciò attraverso un articolo che si pone forse un obiettivo critico nei confronti della realtà italiana, mi sembra inappropriato. Non si può fare di tutta un'erba un fascio, bisogna iniziare a distinguere il professionismo dal dilettantismo, la smania di apparire con la necessità di essere.

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