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Pubblicato il 07/09/2015

in: I comitati di quartiere stanno uccidendo Milano (e nessuno dice niente)

Mi sembra che in questo articolo si faccia di tutta l'erba un fascio: i comitati di quartiere hanno avuto un minimo ruolo nella Milano del pensiero unico nel limitare lo sprawl del cemento. Un minimo ruolo ma sono stati uno dei pochissimi soggetti che ci hanno provato, e di questo va reso atto. Certo, si [...] poteva fare molto meglio ed in definitiva si può considerare questa vicenda (della città sostenibile) totalmente persa, con la vittoria di politiche urbane che hanno sventrato interi quartieri poi ricostruiti a servizio o dei gentry o della speculazione immobiliare (o del vuoto, molto spesso). Non tutti e non tutti allo stesso modo, idifferenti comitati di quartiere, formali ed informali, hanno tentato di ricucire in questi anni lo strappo che sembrava (o forse) è insanabile della città ad uso e consumo del mercato ma distante da chi la abita. E' vero che poi, in definitiva, con l'andare del tempo, molto spesso alcuni comitati si sono per lo più concentrati sull'ambito della quiete urbana, non accettando evidentemente di vivere all'interno di una città ma pensando di abitare ancora nella Milano in cui dopo Porta Venezia c'era campagna, ma ora non mi par giusto dare a questi più responsabilità di quelle che hanno: Milano è stata uccisa ben più nel profondo dall'esercito di spugnette che il giorno dopo il primo maggio è andata in giro a cancellare indiscriminatamente tutto ciò che compariva sui muri, offrendo alla città lo status di vetrina in cui qualsiasi comunicazione "sporca" andava "ripulita". Mi attendo quindi che Signorelli, che ora lamenta la censura d'una forma d'evento per alcuni giudicata "sporca", fosse ai tempi in prima linea a condannare quell'atteggiamento ipocrita delle "spugnette x pisapia

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