marco
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Pubblicato il 03/11/2014

in: Se la scuola costruisce l’emarginazione degli stranieri

Articolo interessante che pone un problema reale. Vorrei provare a riguardarlo sotto un'altra prospettiva. Una disposizione di legge italiana del 4.6.2010 richiede la conoscenza della lingua italiana ad un livello di accettabile comprensione di base (livello A2) allo straniero - tranne se minore di 14 anni o affetto da disturbi dell'apprendimento - che intenda richiedere un [...] permesso di soggiorno (ovviamente di lungo periodo). Ritengo che a maggior ragione ciò debba valere per una richiesta di cittadinanza e ancor più per la frequentazione di una scuola italiana, almeno se secondaria. Sembra logico: se io fossi uno studente italiano che intenda iscriversi ad una scuola francese in Francia, dovrei masticare almeno un poco di francese. Intendo dire, v'è un passo da fare anche e in primo luogo da parte del richiedente. Altrimenti si arriva al paradosso che il docente debba imparare il cinese avendo un allievo cinese. Come docente, due anni or sono ho avuto una studentessa somala e quest'anno ho una studentessa egiziana e uno cinese. Ma parlano correttamente l'italiano e non mi vergogno di dire che non mi sono messo a studiare il somalo, l'arabo e il cinese (e se anche lo facessi sarebbe anzitutto per altri motivi). Invece a volte accadono cose sconcertanti. Proprio pochi giorni or sono un mio conoscente, docente in una scuola serale, mi ha riferito di essere stato convocato per far sostenere l'esame di lingua italiana a stranieri (né minori né affetti da certificati deficit cognitivi) i quali quasi non parlavano italiano. Si noti che queste persone non dovevano iscriversi ad una scuola superiore italiana (per cui ovviamente il problema sarebbe ancora decisamente più grave) ma soltanto avere un permesso di (lungo) soggiorno. Ebbene: il docente in questione mi ha testualmente riferito che il preside gli ha intimato di dare a tutti la certificazione di conoscenza dell'italiano, in quanto lui stesso (con probabile allusione a circolari ministeriali) tenuto a rispettare precisi "ordini di scuderia provenienti dall'alto" come testualmente definiti. Si tratta solo di un caso unico e patologico? Temo di no.

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