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Pubblicato il 24/09/2015

in: Short Theatre 2: polemiche e spettacoli

Aggiungerei che un "accompagnamento critico", per essere davvero tale, deve essere più critico (in senso etimologico, cioè portando in sé la separazione) e molto meno accompagnamento. Se il critico, sperando di annodare sempre più contatti e di fare prima o poi un mestiere del suo scrivere, aderisce in tutto e per tutto a quella [...] comunità, non ha più la distanza per poter essere d'aiuto a spettatori e artisti. La situazione è dura perché tanta gente brava sa che limitarsi a osservare e a scrivere (come potevano fare i critici d'altri tempi, senza dover per forza coltivare amicizie) significa relegare il teatro al platonismo, alla passione (parlo per esperienza). Ma questo non toglie che secondo me il critico-amico non può funzionare. Ne approfitto per segnalare questo mio pezzo su KLP: lo spam è antipatico, ma mi sembra che un passo in più da fare rispetto al discorso della "comunità" sia quello (utile anche come antidoto ai mali di cui si parla) della relazione con le realtà scolastiche: http://www.klpteatro.it/di-teatro-scuola-e-scelte-perche-disintossicarsi-e-piu-facile-di-quanto-sembri

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