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Pubblicato il 20/10/2015

in: Il Teatro è Stato? Scisma, politica e interventismo d'autunno

Un po' di parole, che mettono sul tavolo d'azzardo, non più molto verde, domande anziché risposte. Che l'Italia sia ancora oggi un paese feudale o di età dei comuni non sarò io per primo a dirlo. Il fare dell'arte una questione sindacale blocca, squalifica e rende noiose (per il pubblico!!!) le sue voci. Tutto si [...] ingrigisce, sembra il rantolo di un morto che anziché farci sorridere, stupire e unire, si lamenta e pretende. E il TEATRO diventa schiavo di questa perenne età dei comuni, dove ciascuno pensa a sé. Non siamo la Francia che affida alla partecipazione le questioni lavorative, né la Germania che ha da lungo tempo affidato (con pro e contro) il teatro ai drammaturghi. I registi e gli ensemble nel mondo che praticano una ricerca non formale, autentica e di geniale soluzione e hanno consenso si contano sulle unghie (di mani e piedi almeno). Sono pochi, ma perché natura e fortuna hanno da sempre voluto così. Si pretende di voler cambiare tutto in un lampo. Per la mia proprio vita, che ahimé termina veloce, dicono i più. La preparazione media degli attori di teatro è caotica, grossolana e la maggior parte dei registi italiani di potere elabora spettacoli rapidamente, affidandosi al prevedibile; la ricerca di una via veritiera, o per lo meno personale, NON NELLA COPERTINA, NELLA FORMA, ma nei processi sembra quasi completamente bandita. I workshops basati sui cliché di quelle che fino a poco tempo fa erano anche pratiche originali, personali degli ensemble dei registi e pedagoghi e attori che le avevano elaborate, sono diventati milioni, ma non hanno molto da insegnare. La materia prima del teatro sono gli esseri umani, i quali non sono pietra che può essere scolpita in una notte, o il colore che può essere gettato in pochi giorni in grande quantità su numerosi diversi supporti. Il teatro è più simile alla musica, ma forse ancora più complesso. Gli esseri umani, se è con questi che si vuole farlo e non con soldatini gettati alla guerra o burattini di legno, hanno bisogno di tempo, cura. Soprattutto un cura piena di germi, bisogna che ci si ammali, che ci si dedichi alla lentezza dei processi. Ai più, del teatro, in Italia, non interessa nulla. Non sanno che farsene di questo vecchio rito. Senza esseri umani dalle capacità creative libere, senza degli esseri umani preparati alla vita artistica del teatro, senza un pubblico direttamente interpellato davanti al quale in quel rito si manifestano veri miracoli, senza che le cose accadano, NELL'ARTE, e non fuori o nei manifesti, l'interesse di chi non partecipa non verrà mai catturato. Questo il teatro deve accoglierlo. Non possiamo evolverci da soli. Possiamo farlo solo aspettandoci, influenzandoci, anche ingannandoci per un amore comune, passo a passo. Con scandalo di bellezza, con ritrovati riti, con lungo scambio. Fare teatro e arte in genere richiede perseveranza, passione per i momenti di analisi, silenzio, aria disponibile a quel silenzio. Adeguare il teatro al ritmo televisivo, al caos informatico, o al bailamme politico significa distruggerne la natura, dichiararne con strepito o lagna la morte. Abbandonarsi all' euforia approssimativa, alla battaglia sociale, credere che ci sia una e una sola forma di piacere distrugge la possibilità dei misteri. Se il mondo, e il mondo del teatro per di più, crede che si possa fare a meno della fede per l'inaspettato, e si riduce ad un calcolo della materia, la materia stessa resterà lì inerte, deperendo. Ma noi sappiamo che per Natura, la materia muta. È come stare al sole con un gustoso gelato in mano e dire, mmm com'è gustoso, non lo mangio perché poi finisce, preferisco rimirarmelo all'infinito. Il gelato si scioglierà. Ma forse anche quello sarà un inaspettato inconsueto spettacolo. Bisognerà vedere poi che si è sciolto cosa farne di quell'esperienza. Personalmente di gelati me ne sono sempre mangiati molti e di gusto. Ho affinato una pratica particolare per godermi il pasto e pure la vista poetica e ineluttabile dello scioglimento dei colori. Conservare ciò che muta di natura richiede grande capacità e conoscenze. a volte sacrificio personale e coraggio, altre scaltrezza e impudicizia. L'arte può essere una questione sindacale? Quando si occupa un teatro, bisogna che diventi laboratorio d'arte e umano, non basta la scorribanda dei nomi e degli eventi. E però per questo occorrono soldi e metodo, oppure solo metodo. Basterebbe una discussione collettiva su quello che inaspettatamente appassiona il nostro tempo. Forse è l'anima del nostro tempo e i suoi opposti e contrari il tema di cui cominciare un pubblico dialogo?

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