Roberto
Rizzardi
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Pubblicato il 22/03/2017

in: Bersani continua a non capire il Movimento 5 Stelle. E Renzi ringrazia

Esiste un vertice pentastellato, detentore del "brand" e ben insediato in una stanza dei bottoni altamente esclusiva, che ha selezionato un personale politico costantemente raffinato da una gestione leninista del dissenso interno, ed un popolo grilliano, letteralmente innamorato, il cui senso critico, implacabile e intransigente, si esercita solo verso "gli altri". Molti trovano eccessivo il giudizio [...] che definisce M5S la "peggior destra che poteva nascere dall’implosione della stagione populista berlusconiana", ma è innegabile che al suo interno vi siano posizioni coerentemente di destra, a cominciare dal vertice ristretto, e d'altra parte è altrettanto evidente che una parte importante dell'elettorato provenga da una sinistra disgustata dalle mutazioni piddine e dall'inconsistenza di una "sinistra-sinistra" litigiosa ed autoreferenziale, che solo ora pare ragionare su di un processo di aggregazione che, seppure timidamente e senza troppa focalizzazione, prescinda da visioni verticistiche. La mia sensazione è che Bersani veda nel movimento quella massa critica che prima individuava nel PD. Se è così l'aspettativa è abbastanza azzardata perché il movimento rimane il malinteso di maggior successo degli ultimi 10 anni. giù così pesanti, il movimento rimane il malinteso di maggior successo degli ultimi 10 anni.

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Pubblicato il 09/02/2016

in: Il mito delle due sinistre

Un bel pezzo. Scritto molto bene e con un grandissimo ritmo. I "selettori" votano il più simpatico e se ne fottono degli scienziati della politica. E' verissimo, ed è vero anche quando prendono decisioni che non ci piacciono, ma sono straordinariamente imparziali in questo, e dichiararsi soddisfatti, perché il responso momentaneo ti fa gioco è un [...] pochino ridicolo quando sappiamo tutti che un altro risultato, meno gradito, ti avrebbe fatto venire il sangue agli occhi. Scritto molto bene dicevo, e i lettori si fanno intortare dal testo e se ne fottono di quanto è già accaduto, o delle possibili alternative, o di cosa è stato fatto per propiziare certi esiti. L'abile autore avrebbe potuto azzardare qualche valutazione circa la possibilità che il PD, in questa occasione e sulla scorta delle passate "lavate di faccia", collezionate al precedente giro elettorale, potesse aver preso opportuni provvedimenti (e la natura di questi provvedimenti). Il partito non è più quello di Bersani, questo è poco ma sicuro. Un sacco di compagni non hanno rinnovato la tessera, in alcune sezioni regna il silenzio assordante del vuoto assoluto e un numero imbarazzante di quadri se ne è andato, e non per transitare in altre formazioni, ma lasciando il cuore in un posto che non esiste più e che anelerebbero di ritrovare. Poteva il PD affrontare primarie senza calare dall'alto un candidato di segreteria e con tutta la potenza di fuoco disponibile? Poteva il PD affrontare la logica conseguenza del suo agire, della sua controrivoluzione istituzionale, del suo disastro gestionale sul versante fiscale ed occupazionale? Pur tralasciando gli aspetti "orientali" della frequentazione dei seggi, chi può sostenere che non vi siano state pesanti ingerenze e imbarazzanti partigianerie giornalistiche che dosavano e orientavano accuratamente silenzi e sottolineature? Poi, certo, le due sinistre hanno rinverdito la tradizione suicida che tanto le caratterizza e hanno fatto di tutto per favorire il gioco renziano, ma solo nei film americani vi sono buoni e cattivi. Nella realtà vi possono essere anche solo cattivi ed imbecilli.

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