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Pubblicato il 07/12/2017

in: Albinen ha detto “si”, 60.000 euro a famiglia per vivere in montagna

Non abito ad Albinen ma in un villaggio analogo a sud della Svizzera, zona di confine. Stesso problema, ci giriamo intorno da anni. Un villaggio bucolico che da una quindicina di anni ha chiuso la scuola e l'ufficio postale, fusionato con altri Comuni. Le generazioni anziane, un tempo pilastri, stanno scomparendo. Natalità bassa, autoctoni che [...] vivono in villaggio tutto l'anno vengono soppiantati sempre più da abitanti occasionali. Questi tuttalpiù germanofoni tengono in piedi il nucleo storico ma rendono inaccessibili i prezzi degli edifici, scoraggiando l'insediamento dei pochi giovani interessati a mettere radici. Oltre a questo la penuria dei posti di lavoro, problema essenziale, stipendi che anche a causa della concorrenza del frontalierato tendono al ribasso, in uno stato in cui il costo della vita è altissimo e ti permette di risparmiare pochissimo (la Svizzera viene erroneamente definita ricca a causa dell'1% della popolazione milionaria, in realtà uno degli stati con le economie domestiche più indebitate a causa del costo elevato della vita). Ricapitolando: vivere in queste regioni, al di là della nazionalità, è un gesto coraggioso, quasi ideologico. Possiamo anche organizzare eventi culturali e ricreativi per il turista di passaggio, dare in pasto le nostre terre ai soliti idealisti incapaci, rimandare il vero problema in continuazione ma prima o poi tutti i nodi vengono al pettine. Solo poche anime sensibili e pionieristiche possono fare davvero la differenza, di fronte a una politica che se ne frega. Non servono laboratori per artisti o villaggi da cartolina con i gerani sui balconi, ciò che serve davvero è gente tenace che si tiri su le maniche per risolvere i veri problemi e una mentalità costruttiva condivisa da tutti.

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