sandrone dazieri
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Pubblicato il 26/04/2015

in: Un 25 aprile visto da vicino

Carissimo, ferma restando la liceità della tua critica, ci tengo a dire che la mia era una risposta a un questionario, e non certo un comizio da tenersi il 25 aprile. Ti riporto per intero la frase incriminata "Sono costretto a rispondere che dell’identità italiana me ne frega zero, così come delle frontiere e delle [...] retoriche patriottarde, di destra o di sini-stra. Da quando ho l’età per capire ho sempre cercato di aprirmi al mon-do e di farne parte. La mia formazione sentimentale si basa su testi per lo più anglosassoni, ho una casa a Mosca, e quando posso giro il mondo. L’unica cosa che mi lega davvero a questo paese è la lingua, perché lavoro con l’italiano, e le tasse che ci pago, ma mi sento italiano come russo, o arabo. Mi cambia poco se il tricolore lo sventola un fascista o un partigia-no, mi annoio allo stesso modo, anche se, ovviamente, al partigiano va il mio amore e il mio rispetto." Come vedi, non parlo di equivalenza tra partigiani e fasci, né qui né in altre parti dell'intervista, ma ribadisco che dell'identità italiana non me ne frega un cazzo e tantomeno della bandiera. Credo che non sia più reato. Ovvio che la mia situazione sia diversa oggi da quella di un ebrea negli anni delle leggi razziali, e trovo forzato l'accostamento. Per quanto riguarda la casa a Mosca ti rivelo un segreto: metà della mia famiglia è russa, quindi non è strano che io abbia una casa da quelle parti. Scusa l'interruzione, prosegui pure a insultarmi.

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