Stefano
Graziosi

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Classe 1990. Ho avuto la drammatica (ma splendida) idea di laurearmi in filosofia. Convintamente inattuale. Appassionato e studioso di politica statunitense. In particolare mi interesso del dibattito ideologico in seno al Partito Repubblicano, di politica estera e della campagna elettorale per le presidenziali del 2016. I miei punti di riferimento? Aristotele, Tocqueville, Richard Wagner (e [...] Paperon de' Paperoni)...

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Pubblicato il 23/10/2015

in: USA 2016, il gran rifiuto di Joe Biden

Buondì! Cercherò di dividere per punti. 1) Sono perfettamente consapevole che un'eventuale candidatura di Biden non avrebbe rappresentato un'alternativa sostanziale alla Clinton (essendo entrambi notoriamente membri dell'establishment e non avendo lui poi mai brillato nelle competizioni elettorali): dico soltanto che una sua discesa in campo avrebbe almeno conferito una parvenza di dialettica a una campagna [...] (quella democratica) che non ne ha. L'ipotesi che potesse correre con la Warren è stata riportata da diverse testate USA: magari non avrebbe condotto a nulla ma ritengo comunque che forse avrebbe potuto creare una piattaforma programmatica più credibile rispetto a quella di Hillary con i suoi continui voltafaccia 2) Che Hillary abbia la nomination in tasca mi pare ormai scontato: non perché sia abile, brava nè per i sondaggi: semplicemente non ci sono alternative. E questo - attenzione - secondo me non è un problema soltanto di principio ma anche politico: siamo sicuri che una candidatura nata a tavolino, come la sua, saprà reggere poi allo scontro in sede di general election? Per questo non credo arriverà mai alla Casa Bianca. 3) Questione generazionale: nell'articolo riporto la gioventù di Obama: il problema è il post Obama. Tutti i candidati (o ex potenziali tali) democratici sono cariatidi (Clinton, Biden, Gore, Kerry, Chafee, Webb): solo O'Malley è una nuova leva e non mi pare stia emergendo. Tra i repubblicani invece i giovani sono molti: per carità, alcuni impresentabili, altri strampalati. Ma la loro presenza comunque evidenzia che un ricambio nel GOP c'è stato, dall'altra parte,no. Inoltre, nel GOP al momento non si configura alcun timore reverenziale verso i candidati dinastici (vedi Jeb Bush), laddove tra i democratici la Clinton assomiglia sempre più a un monarca 4) Su Bernie Sanders io non sono aprioristicamente contrario. Ragionando astrattamente, anzi, ho molta più simpatia per lui che non per la Clinton. Il punto è che concretamente ritengo la sua una candidatura di bandiera: quando in un paese come l'America non fai che ribadire di essere socialista, quando partecipi a un dibattito e difendi la tua principale avversaria da una questione fosca (come quella delle email), significa che non stai correndo per vincere e che dunque non posso considerarti come una seria alternativa.

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