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Pubblicato il 12/05/2016

in: Tutti bravi a fare le schiene dritte con le miserie di campagna di Maniaci

Caro Sergio, su Maniaci mi sono espresso dedicandogli davvero poche righe Ovvero esattemente quelel che merita il personaggio. Ti dico che trovo stucchevoli le argomentazioni dei due avvocati che lo difendono. Stuccevoli ma al tempo stesso dotate di una certa dose di surreale comicità. Non può che far sorridere sentire un Ingroia, si proprio [...] un Ingroia, dissertare su "processi mediatici", "Intercettazioni che non hanno attinenza con la vicenda processuale", "violazione del segreto istruttorio". Insomam Sergio stiamo èparlando di un personaggio che entrambi conosciamo bene e sentirlo argomenatre come un qualsiasi Ghedini non può che susciatre ilarità. Quello che non mi fa per nulla ridere è invece la doppia morale che si è espressa attorno a questa miserabile vicenda. Il punto non è il Capitan Fracassa di TeleJato. Il punto è chi lo ha fatto diventare un eroe, un simbolo scordandosi che è un pregiudicato che - nelal vicenda in esame - non ha fatto altro che perpetuare i comportamenti ai quali era abituato. Non mi interessa sinceramente nulla dei 466 euro che, anche quando (è apapra piuttosto singolare) fosse il pagamento di uan pubblicita, resta una pubblicità fatta dalla moglie del sindaco che stava nel mirino di Telejato. Perchè la sindachessa ha sentito il bisogno di fare quella pubblicità che viene pagata dal marito tirando fuori i biglietti di banca dalla mazzetta che tiene in tasca? senza quella pubblicità la signora avrebbe chiuso la sua attività? I clienti sarebbero fuggiti altrove? Le televisooni e i giornaletti, nei paesini da sempre si comprano con la pubblicità. Maniaci non si è comportato diversamente da altri. Il punto è che lui non è un giornalettaio qualunque. Lui è uno dei "100 eroi del giornalismo mondiale". Uno di fronte al quale tutti dovevamo inchinarci, noi miseri giornalisti servi del potere. Allora la questione caro Sergio si sposta e si sposta su quella chiesa dell'Antimafia che da patenti di eroi non solo a Pino Maniaci, ma a riciclati, pagliacci da circo e butta merda da anni su colleghi perbene, che non fanno parte della chiesetta settaria dell'antimafia di carta. E' la stessa identica metodologia che ha attivato la Confindustria della legalità. I dioscuri Montante e Lo Bello davano le patenti di onestà e di antimafiosità ai loro amici, al loro cerchio magico, col quale hanno costruito in Sicilia, non solo un paio di Governi, ma anche un sistema di potere da fare impallidire quello dei vari Cuffaro e Lombardo. Tutto all'ombra delle chiacchiere anti mafiose, sotto lo sguardo attento delle scorte, con le facce tese ed pronti a fare a pezzi chiunque avesse l'ardire di mettere in discussione le loro azioni. Pochi abbiamo avuto il coraggio di parlare chiaro contro questo modo di fare. Io il direitto di parlare oggi di queste cose me lo sono conquistato denunciando in solitudine questo modo di fare e facendo anche i conti con le maldestre querele proposte da questi gentiluomini. Di questo modo di fare, di questa chiesa, di questo sistema di potere dovremo occuparci, non dei 466 euro di Piano Maniaci.

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