Immigrazione: le cause appurate e le soluzioni da negoziare

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23 Giugno 2015

Dopo qualche minuto passato a prendere il sole nello stabilimento di sempre sento frasi familiari: “occhiali-collana-bracciali” è quello che ha da offrirmi un ragazzo nigeriano sui 25 anni. Mentre rispondo “niente, grazie” mi tornano in mente i titoli che hanno occupato le prime pagine dei quotidiani dei mesi scorsi. È stato -ed è- l’anno della “questione migranti”, quella intorno cui girano decine di vertici UE e riunioni in Parlamento. Quella che pare risolversi affondando i barconi, annebbiando le coscienze senza celando le cause dell’esodo, ignorando l’assetto politico dell’Africa lacerato dai miliziani. Penso al ragazzo che ho di fronte, a tutti quelli che hanno venduto collanine negli anni passati. Penso al suo Paese, che il 28 marzo scorso ha scelto come presidente Muhammadu Buhari, che con il suo APC ha promesso che porrà definitivamente fine a Boko Haram. Un obiettivo nobile che lo Stato raggiungerà solo dopo essersi occupato di tutti i fattori che hanno reso il Paese preda appetibile perché debole: la questione del Delta e il furto del petrolio, che costa alla Nigeria la sottrazione di circa 100 barili al giorno, decurtandola non solo di ricchezza ma anche di civiltà a causa delle gang criminali che ne gestiscono i controlli.

Dopo pochi giorni dalle elezioni gli attacchi agli oleodotti sono ricominciati, facendo prigionieri cinque operai e uccidendo dieci membri dell’APC.

Questo è quanto accade in Africa, dove i germogli non fioriti della primavera araba in Libia, Tunisia ed Algeria hanno rappresentato un’occasione di destabilizzazione subito colta dai terroristi.

Durante la visita di Al Sisi, Renzi si è detto preoccupato per la situazione in cui la Libia riversa, divisa tra il parlamento di Tobruk è quello di Tripoli, vicina alla guerra civile. L’Europa si è già dimostrata contraria alla nascita di due nuovi Governi, ma dovrebbe ribadire a Tripoli che non riceverà il plauso dell’occidente se occuperà militarmente il Paese. Ancora, sarebbe auspicabile che la società petrolifera statale non impieghi i ricavi del petrolio in investimenti bellici. In questo sfondo,  la priorità rimane quella di mettere in salvo vite minacciate. L’Europa ha offerto la sua protezione in cambio di buon senso, in linea con la “strategia pluriennale e complessiva” in cui crede Renzi. E che l’UE sta cercando di attuare mentre elabora -lentamente- una soluzione che accontenti tutti e non uccida nessuno. Non solo la la missione navale EuNavFor approvata dai ministri degli Esteri, ma anche la ricollocazione dei migranti “temporanea ed eccezionale” che sarà ridiscussa venerdì. Nella bozza si legge che “gli Stati membri approvano la redistribuzione per due anni da Grecia e Italia verso altri Stati membri di 40mila persone che abbiano evidente bisogno di protezione”. Il documento lascia quindi intendere che l’Europa rifiuta “le quote”, che saranno scelte dai governi senza diktat.

“L’affondo dei barconi” è una teoria che sembra essere stata messa da parte proprio mentre l’Ansa titola  di spari ad un gommone che ha portato ad un morto e ad un ferito. Un avvenimento su cui indaga la Procura di Agrigento. Pensate se la colpevole fosse stata un’Istituzione.

TAG: Africa, Al Sisi, algeria, barconi, boko haram, europa, immigrati, immigrazione, Libia, nigeria, tunisia
CAT: Africa, Geopolitica

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