Daniel
Predoi
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Ultimi commenti

Pubblicato il 15/02/2015

in: Contro la meritocrazia

Globalmente d'accordo con l'autore della Frusta Letteraria. Aggiungo che tutti i termini contrari citati, in un discorso culturale, potrebbero essere inglobati nel "nepotismo", pratica di natura clericale, romana, quindi Italiana; una Cultura che non mi sento di difendere. Ingenerosa è però l'assenza dell'antitesi; ragione per cui non definirei questa un'"acuminata analisi", quanto la battaglia di Don [...] Chishotte contro 4 liberali, contati in Italia, che non hanno seguito alcuno ne nella normativa e nemmeno nella prassi della società civile. Personalmente ci ho rimuginato un po' e credo che il Merito sia l'approdo naturale della natura sociale umana che pur si fonda sul giudizio: rifiutare un sistema meritocratico significa rifiutare che il proprio operato venga valutato dalle parti sociali annullando qualsiasi senso di società: chi altri dovrebbe valutarci se accettiamo di stare dentro la società? L'aggressione del morbo non credo, quindi, possa essere diversa dall'accettare questo paradigma e rifiutare l'altro e non perchè quanto scritto nella tesi non sia vero, ma giudicare la metodologia di valutazione sbagliata - quello è il complesso - per buttare a mare l'intero sistema meritocratico è esattamente "buttare via il bambino con l'acqua sporca". D'altro canto non è un caso che proprio la ricerca del Forum della Meritocrazia citata da Quattrocchi non mette in prima fila i Paesi Anglosassioni, ma quelli Scandinavi (c'entra la cultura, appunto), infatti le questioni della tesi citate spesso non sono il frutto di un sistema meritocratico, ma di uno strettamente concorrenziale: il primo si concentra sul premio per una qualità intrinseca all'operato, il secondo si fonda sul premio e i mezzi sono spesso secondari. Una persona dal forte senso meritocratico, non accetterà mai di truccare le regole del gioco; una persona dal forte senso di concorrenza sì.

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Pubblicato il 13/01/2015

in: La costruzione del nemico: il dipendente pubblico e le statistiche

Uhm, io in buona sostanza ho visto soprattutto una strenua difesa del settore che allo stato attuale è effettivamente attaccato; come invece non era certamente prima del 2002 quando anche quattro giorni dopo omicidi politici, il 23 Marzo, non si gridava "Je Suis Charlie", ma qualcosa di simile a "Tu si tu no art. 18 [...] io non ci sto". Sono altre storie, certo, storie di un'Italia che ancora però credeva nel Pubblico Impiego e, forse, nei Sindacati e per questo non si udivano allora, per altre ragione le udiamo adesso e per questo la racconto; può non piacere, ma la sinusoide della storia ha sempre le sue ragioni per le sue inversioni e lo sappiamo entrambi. Magari, però, - forte sostenitore dell'inefficienza del settore - sono io pregiudizievole in questo senso e non voglio fare l'elenco di tutto ciò che nel lavoro della P.A. (scuola compresa) non funziona e, ancor peggio, non è a norma di legge; non è né "posto" e né "luogo". Ad ogni modo se così fosse si tratterebbe di trovare l'incontro tra due rette parallele al finito, come credo sia, pur essendo profondamente d'accordo sulla superficialità, proprio per questo sorrido nel vedere "combattere il cherry-picking facendone altro"; o forse è semplicemente perché credo che le statistiche si sbugiardano nel metodo oppure strettamente nei numeri altrimenti si è appunto superficiali. Mi affiora alla mente così B. Russel quando afferma che "la matematica, vista nella giusta luce, possiede non soltanto verità ma anche suprema bellezza – una bellezza fredda e austera, come quella della scultura", dato che si parla di filosofia. In ogni caso, sono solo uno studente di tutt'altre materie e appassionato a questi temi; è stato un piacere leggerti e se domani lo trovo in libreria seguirò anche il tuo consiglio di lettura - essendo fermo a "Mentire con le statistiche" -, ma se dovessimo "rincontrarci" dammi del tu. In bocca al lupo ;)

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Pubblicato il 13/01/2015

in: La costruzione del nemico: il dipendente pubblico e le statistiche

Certo che combattere il cherry-picking facendone altro, in parte ammesso e in parte celato, fa sorridere; ma fa parte del gioco e dell'intenzione. Solo una cosa: "Nella Pa l’assenteismo è più alto del 50%" se una persona da questo titolo evince che "facciano il doppio di giorni di assenza" (tra l'altro parliamo di un giornale [...] che fa ampio utilizzo dei numeri) è un imbecille patentato e non è di certo strumentalizzazione delle statistiche. E se vogliamo ancora dirla tutta la discrepanza di dati viene dalla differenza delle fonti CGIA per Reppublica e Confindustria, naturalmente, per il Sole24Ore; ma non è questa la discrepanza quanto il fatto che l'uno è riferito al 2012 e l'altro al 2013. E' si vero che il primo si fonda su statistiche INPS e il secondo su un campione d'imprese; ma rimane il fatto che, pur probabilmente tediosa la ricerca di Confindustria (comunque strettamente al settore industriale), io non vedo questa abreazione di dati. E da che parte finiscono tutti i parastatali in queste statistiche? Le cose sono diventate due, o forse tre, me ne scuso: la costruzione dell'amico/eroe però non è una strada meno ambigua della costruzione del nemico.

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