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Pubblicato il 24/06/2015

in: Chi ha qualcosa da dire, parli ora!

Le drammaturgie straniere "funzionano" proprio perché riescono a parlare a strutture che le vogliono ascoltare e soprattutto produrre e difendere. Per un autore italiano, salve rare eccezioni, il muro sciovinistico e protezionistico delle drammaturgie nazionali rende assai difficile l'esportazione di teatro dall'Italia, la quale invece importa liberamente teatro dall'estero, perfino con un incentivo maggiore da [...] parte dei finanziamenti pubblici. Nella Franceschini si prevede, non come obbligo ma come elemento di punteggio per la "qualità, una sola novità l'anno italiana. Che poi sarà sempre l'adattamento di un regista. I teatri americani, inglesi, tedeschi e francesi finanziano attori e operatori per la semplice "ricerca" di testi nuovi nazionali. Tutti i teatri nazionali hanno un comitato di lettura e di drammaturgia che vagliano le proposte e nel giro di pochi mesi rispondo motivando esclusioni, approfonditamente. Si instaura un circuito produzione-autore di reciproca crescita e conoscenza, mai sentito parlare di raccomandazioni oltretutto. Per di più come scrive Bernhard in "Klaus Peymann indossa un paio di calzoni e viene a cena a casa mia" (non ricordo il titolo esatto) ogni regista si sceglie un autore o due su cui fondare la propria ricerca teatrale. Il caso Botho Strauss e Peter Stein è ancora sotto gli occhi di tutti. Arrivo al dunque: se mancano le strutture minime "riceventi", se mancano occhi e orecchie che vogliano e sappiano ascoltare, sarà ben difficile trovare qualcosa. Casomai si può giudicare, come fa Porcheddu, solo su quello che vede, cioè su ciò che riesce a venire alla luce per sforzi, impegni economici personali di autori che per lo più come autoproduttori, autofinanziatori e autodistributori (manca in Italia tutta la filiera) fanno solo cose loro: scritto, diretto, interpretato e con la regia di (in qualche caso anche musica e costumi). Siccome invece sono andato a scandagliare i testi dal 1945 al 1992 (500 autori nella mia enciclopedia AUTORI E DRAMMATURGIE di cui sto preparando l'aggiornamento al 2012) posso dire di aver trovato e repertato decine, forse centinaia di testi estremamente validi e che il teatro - impegnatissimo a fare testi fuori diritto, esteri o adattamenti - ha colpevolmente tralasciato. Se pensiamo che testi come l'Esposizione Universale di SQuarzina del 1948 e LA SERATA A COLONO della Morante (andato in scena dopo trent'anni) sono rimasti per decenni nei cassetti, e che altri testi straordinari come IL DIAVOLO PETER di Salvato Cappelli, interpretato dall'eccezionale Tino Buazzelli, non se li ricorda più nessuno… beh, che fare? Diamo la colpa agli autori che non parlano, o al sistema teatrale italiano che non vuole ascoltare, come dice Eduardo ne L'ARTE DELLA COMMEDIA?

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