Francesco
Samassa
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Pubblicato il 01/04/2016

in: Zaha Hadid, la liberazione delle forme o la prigionia dell’icona?

Interessante riflessione generale. Il confronto con Gae Aulenti mi pare effettivamente opportuno: non sono però daccordo che la sua figura non avrebbe "però mai assunto uno statuto “globale” così esteso e riconosciuto". Il fatto è che Gae non ha vissuto nell'età (e nella 'cultura mediatica') delle archistar (un'età che è insorta un po' DOPO che [...] lei aveva fatto le sue cose più prestigiose e famose) mentre, a livello di 'architetto globale', non credo che ci siano differenze (e anzi direi che Gae in questo senso mantiene un primato piuttosto assoluto). Se si scorrono i suoi progetti, ci si accorge facilmente che le cose più importanti e prestigiose le ha fatte all'estero e dalle carte del suo archivio emerge chiaramente che era chiamata continuamente in tutto il mondo per giurie, premi, riconoscimenti, lezioni, conferenze; per non dire del riscontro sulla stampa internazionale specializzata e non di molti dei suoi progetti.

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