Giuliana
Toro
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Pubblicato il 21/08/2016

in: Lettera aperta alle compagne femministe. Del velo, del corpo, della libertà

Cara Lucia, I maglioni larghi, gli zoccoli, le gonne lunghe, non le indossavamo per nascondere agli occhi del maschio le nostre forme, ma perche' erano piu' comode quando dovevi scappare dalle cariche dei celerini e dai fasci. Poi la domenica ci ritrovavamo tutte nelle spiagge nudiste (allora si poteva e nessuno si scandalizzava, a pochi [...] chiilometri dalla capitale). Riappropriarsi del proprio corpo e poterlo mostrare senza vergognarsi era il primo passo verso quella liberazione (non emancipazione, bada bene, i due concetti sono antitetici) per la quale ci battevamo e che e' stata, forse, l'unica vera eredita' di quegli anni straordinari e irripetibili. Che poi questa liberazione e questa riappropriazione sia stata usata - anche per colpa nostra - negli anni successivi per tutti altri scopi e', purtroppo, storia. Questo non toglie, pero', che questo orrendo capo di vestiario per il quale abbiamo inventato un neologismo altrettanto orrendo, rappresenti tutto quello contro cui abbiamo combattuto (e, in parte, vinto). Sia che sia il dettame di una religione patriarcale, maschilista e misogina, sia che sia il simbolo di una quieta e passiva accettazione del proprio essere una proprieta' altrui e una cittadina di serie zeta. Tanto piu' grave in quanto sappiamo bene come siano le stesse donne - costrette da secoli di accettazione ad essere le prime nemiche di se stesse - le prime trasmettitrici dei valori su cui si fondano le religioni e, purtroppo, gli stati.

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