Giuliano
Bastianello
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Pubblicato il 22/06/2016

in: Perché a Roma lo sfidante di Virginia Raggi ha perso così male

Analisi semplice semplice della crisi irreversibile del PD Una cosa è sicura: la gestione del "caso" Marino è stata pessima. Sia nel causarne la caduta che nella fallita successione. Che riguardasse la Capitale del paese era, evidentemente, irrilevante. Il PD rivela ad ogni occasione la sua origine artificiale, frutto di inseminazione, aggravata dal fatto che una componente [...] minoritaria, utilizzando primarie “aperte” anche al voto dei passanti, si sia di fatto impadronita del partito, lasciando alla componente ex pds solo i sudori delle feste dell'Unità. Di pari evidenza è il disinteresse dell'attuale Segretario alle sorti del PD, trasformato ormai come mezzo per rapide scalate di neo convertiti al renzismo, come lo erano molti "socialisti" craxiani della Milano da bere. La sinistra riformista italiana sta nuovamente soffrendo la stessa miopia mostrata negli anni ‘90 all’avanzata della Lega. Allora, anziché capire e anticipare le motivate ragioni di insofferenza che montavano nel paese per gli sprechi e la corruzione, il PSI si rifugiò nel C.A.F. ed il PCI nella solidarietà nazionale. Trent'anni dopo, di fronte alle fondatissime ragioni dell’insofferenza popolare che sostiene il M5S, il PD renziano preferisce abbracciare Verdini, distruggendo quel che resta del principale partito della sinistra italiana. E’ così difficile far capire a questa “nuova” classe dirigente del PD che i cittadini non si possono, anzi non si devono, più prendere in giro con finte riforme che sono solo rimestamenti di leggi mal pensate, mal scritte e malissimo applicate? Vedi il F.O.I.A., la riforma degli appalti, il jobs act, la buona scuola ecc. nei casi migliori. Per non dire dei vergognosi salvataggi delle banche degli amici del governo e delle indegne coperture di chi, Bankitalia e Consob, aveva il compito profumatamente pagato di tutelare i risparmi di tante famiglie. Premier a parte, che meriterebbe un approfondito studio, la figura di Debora Serracchiani è devvero l’emblema di questa era: entrata di prepotenza nella scena politica grazie ad un cliccatissimo attacco nei Circoli PD all'allora segretario Franceschini, oggi è irriconoscibile e acritica sostenitrice dell’indifendibile. E’ Presidente della Regione FVG ma deve trovare il tempo per supplire all’inesistente segreteria del Partito impersonando lei stessa ciò che aveva duramente criticato e, pare, non riuscendo bene in nessuno dei ruoli. Questo è il PD di oggi, costretto, dopo l’abbandono di Fassina e Civati, ad invocare ancora D’Alema ( o Cuperlo) Bersani (o Gotor) o Camusso (!) per sentire ogni tanto qualche parola di sinistra. Dopo Tangentopoli e dopo Berlusconi, dopo la brutta fine di Di Pietro c’era un grande vuoto per una “buona e onesta politica ” che la sinistra riformista poteva tranquillamente impegnare. Si è preferito invece occupare aree di potere, spartire appalti e appaltoni, stipulare accordi tra le grandi coop bianche e rosse, dilapidare enormi risorse in opere costose e inutili, diventando se con complici, passivi spettatori dello spreco e della spesa pubblica clientelare. Come già facevano DC e Psi. Perchè stupirsi, quindi, se una parte dell’elettorato, quella più informata - e incazzata - NON VOTERA’ MAI PIU’ più "questo" PD ? Nemmeno servono tanti dibattiti e direzioni per capire, se si vuol capire, quali sono le cause di una crisi che è stata proprio acuita dal momentaneo e illusorio successo del 40% alle elezioni Europee. Post Scriptum Un formidabile indicatore dell’attuale crisi etica del Partito Democratico è l’autentico fastidio a trattare seriamente la questione morale. Talvolta sembra di rivedere le stesse espressioni che avevano i dirigenti del PSI quando, assieme a pochi compagni, da semplice iscritto denunciavo il problema che ha poi causato la fine del partito di Turati, Nenni, Lombardi e Pertini. Arriveranno anche stavolta le accuse alla magistratura comunista?

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Pubblicato il 19/11/2014

in: «Cinquantamila euro in nero farebbero comodino»?

"Cari signori il vostro datore di lavoro è una persona perbene, non paga pizzo né mazzette, non assume in nero e non subappalta a chi è in odore di mafia. Però non abbiamo più lavori" e Ho una discreta esperienza nel mondo degli appalti pubblici, dopo 25 anni di attività posso dire che trovarne uno regolare [...] è come vincere la lotteria. Il problema è che in Italia, se c’è un minimo di possibilità di imbrogliare, o di trovare una scorciatoia per sistemarsi, nessuno si tira indietro. " ...e che sono l’unico fessacchiotto che si fa tanti scrupoli? se non ne approfitto io lo farà qualcun altro, lo stato resterà sempre fregato, e allora tanto vale". Questo ci hanno insegnato, dall’alto. Perché mai quelli che si sbattono per tenere in vita l’azienda si dovrebbero dare pena di rispettare la legge (ma quale? il codice penale, il civile, le regole degli appalti, le norme edilizie, l’antitrust, la sicurezza..). Chi denuncia è emarginato ed è costretto a chiudere. Cosa racconta l’imprenditore onesto ai suoi dipendenti se la ditta non ottiene più commesse? “Cari signori eravamo d’accordo di rispettare il nostro codice etico e di operare con correttezza e onestà, rifiutando di pagare per ottenere lavori e concessioni. Non ha funzionato. Siete liberi di andare a lavorare con chi è più scaltro e spregiudicato di me”. Conviene quindi adattarsi (per il bene dell’impresa) e cercare di darsi da fare. A cominciare dal giovane che cerca lavoro. Perché dovrebbe rifiutare l’opportunità di una solida raccomandazione? Prima o poi il suo benefattore gli chiederà di restituirgli il favore. Siamo seri. Alla classe politica (tutta, perché in questo destra o sinistra pari sono) del problema della corruzione nella pubblica amministrazione interessa poco o nulla. Si sono ben sistemati (per la vita loro e dei figli) ed è un problema troppo complicato, poi bisogna essere tutti d’accordo, chi glielo fa fare? Dietro alle decisioni sulle grandi opere c’è, soprattutto, la spartizione dei lavori. Il consenso (quello vero, non la propaganda) si ottiene con un accurato, e soprattutto bipartisan, bilanciamento degli affidamenti. O si è dentro a questi meccanismi (che dipendono direttamente dai leader politici) o si è tagliati fuori. Una real politik che ha dissolto ogni residuo della “diversità” della sinistra. Nell’economia spicciola, negli enti locali, nelle società pubbliche di servizi, le nomine politiche equivalgono a potere sugli affidamenti e sulle concessioni A che servono ormai gli assessori o i consiglieri di amministrazione? Per far funzionare meglio la macchina burocratica? Balle. A quello dovrebbero bastare i funzionari pubblici o i tecnici incaricati. Servono per “imporre le priorità” per portare a buon fine il programma; quelli seri e onesti (pochi, ma ce ne sono). Ma per la maggioranza quegli incarichi servono a far ottenere appalti e concessioni agli appartenenti al clan. Hanno trovato il modo per pilotare perfino le gare con l’aggiudicazione all’offerta che si avvicina di più alla media delle offerte valide (escluse quelle più alta e più bassa: il "taglio delle ali"). Il livello di omertà che vige tra le imprese che operano nei lavori e nelle forniture pubbliche è identico a quello mafioso e l’imprenditore che vuole restare nel mercato deve attrezzarsi e fare “pubbliche relazioni” partecipare a incontri, feste, sedersi al tavolo delle spartizioni: oggi lavoro io, domani lavori tu, dopodomani all’altro “amico”. Un capitolo a parte meriterebbe la discussione sulla normativa delle procedure pubbliche di appalto, che sembra fatta apposta per escludere chi vorrebbe occuparsi solo di lavori ben fatti e forniture di qualità, per ammettere chi ha le carte a posto ma esegue lavori malfatti. La “Merloni” ha figliato una serie di revisioni (siamo alla “quater” chiamata codice degli appalti) che non hanno ridotto di un punto la percentuale delle gare truccate e l’intollerabile tasso di corruzione. Gli ennesimi, inutili, appelli sulla necessità di una “riforma” delle regole per combattere la corruzione assumono i connotati di una pericolosa provocazione nei confronti delle persone per bene che sudano quotidianamente per sopravvivere e si vedono in Tv e giornali l’affronto delle facce di certi personaggi che ostentano opulente condotte di vita, alla faccia di una crisi che sta distruggendo la serenità, e non solo quella, di una moltitudine di cittadini. Non si vede, a breve termine, la possibilità e la volontà, di una vera rinascita morale. Son passati 18 anni da quel 17 febbraio. Il mariuolo Mario Chiesa è tornato in carcere: non ha saputo resistere. Cari politici, è inutile che chiediate agli altri di essere “onesti”. I primi a dare il buon esempio dovete essere voi, rifiutando di partecipare alle sedute dove sono presenti parlamentari condannati per corruzione, allontanando dai partiti personaggi chiacchierati, (che ci fa ancora l’on Cuffaro alla Vigilanza RAI?) difendendo le intercettazioni proponendo riforme che riducono le cariche parassitarie, imponendo gare e concorsi che premino i migliori. Tra i primissimi atti del governo Berlusconi c’è stata la soppressione dell’Alto Commissariato contro la corruzione nella Pubblica Amministrazione. La motivazione: ente inutile (art.68 comma 6a Dec.Legge 112 25.6.2008) Questa non la sapevate vero? Bisognerebbe organizzarlo per davvero un NOcorrotti Day

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