Monica
Corbani
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Pubblicato il 16/02/2018

in: caro pd, dovevi sceglierlo tu Giorgio Gori

Trovo questo ragionamento davvero capzioso. Non so quante volte ho letto, in ogni dove, che uno dei motivi per cui Gori non era votabile era che era "l'emblema del renzismo" (non solo per essere stato brevemente lo spin doctor di Renzi medesimo), addirittura l'autrice dell'articolo l'ha definito in un altro pezzo "l'erede di Maroni". Ora [...] che invece salta fuori - i più attenti se n'erano già accorti, a dire il vero - che su una cosa importante (ma evidentemente non per tutti dirimente) non solo è ben diverso da Maroni, per non parlare del suo successore e succedaneo, ma è pure assai migliore di Renzi, questo diventa un ulteriore motivo per non votarlo (per non votare lui alla carica monocratica di presidente della regione, non per non votare la lista del Pd) perché il Pd non ha sposato la sua linea... Ma quindi io che non sono più nel Pd da anni, che il Pd non lo voto né alle politiche né alle regionali, mi devo ancora e sempre orientare in funzione degli equilibri interni del Pd nazionale, cioè di un partito che con ogni probabilità oltretutto il 5 marzo implode, nella scelta se votare o non votare un candidato alla presidenza della regione che su una questione così fondamentale (e sì, per me personalmente assolutamente dirimente) si smarca nettamente proprio da quelle politiche del Pd nazionale che mi rendono quel partito invotabile? Ma perché? Io, che so perfettamente che se Fontana trionfa nessuno potrà stupirsi più di tanto che fra un mese ai neri gli sparino per strada anche in Lombardia, potrei trovare mille buoni motivi per non votare Gori, ma certo non il fatto che sia agli antipodi del favorito Fontana #razzabianca per tutto quanto riguarda immigrazione accoglienza integrazione e sdoganamento della violenza razzista. Sempre che io non pensi più al Pd che a me stessa, alla Lombardia e a qualunque altra cosa, naturalmente.

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Pubblicato il 06/01/2018

in: L'erede di Maroni

L'articolo di Silvia è molto ben documentato e non cita se non problemi reali (ne ha pure dimenticato qualcuno, tipo il rifiuto di discutere in consiglio comunale la richiesta di revoca della cittadinanza a Mussolini): di cui dà un'interpretazione che non sempre condivido. Per esempio, non mi pare vero che Gori abbia "cambiato discorso" [...] sull'accoglienza e l'immigrazione, e soprattutto non mi sembra che abbia cambiato orientamento nei suoi gesti concreti, come amministratore e come politico, su questo punto; può non piacere l'associazione tra immigrazione/legalità/sicurezza (a me piace poco, a meno che si metta in evidenza che questo nesso è direttamente causato da un sistema di accoglienza fatto apposta per fallire e per produrre marginalità), ma questa non è, nel discorso di Gori, una sterzata recente, bensì una costante che non gli ha impedito di attuare politiche che trovo eccellenti (uno tra i primi sindaci a stringere accordi con la Prefettura per consentire ai richiedenti asilo di svolgere interventi di volontariato, possibilità molto apprezzata dai richiedenti asilo con cui per lavoro sono stata a contatto quotidiano per oltre un anno), o di essere tra i promotori di una proposta di legge per superare la Bossi-Fini che trovo altresì eccellente, nonché della richiesta più volte avanzata di prevedere il rilascio di permessi anche ai "diniegati" per insussistenza dei requisiti per il diritto d'asilo che si impegnino in percorsi di integrazione. Analogamente, ho giudicato e giudico una puttanata solenne (e una penosa marchetta elettorale, un patetico corteggiamento della destra, questo sì) la posizione dei "sindaci di centrosinistra per il sì" al referendum di Maroni, ma non è vero che Gori sia stato di quel referendum un "convinto sostenitore": lui ha sempre detto che il referendum fosse stato per lui non andava fatto. E su quasi ogni punto avrei da muovere analoghe puntualizzazioni (compreso il maglioncino azzurro, che portava già al liceo e la cui stigmatizzazione a me ricorda tanto quella dei calzini azzurri del giudice Mesiano). Tranne che sulla scandalosa questione del parcheggio scavato nella carne di un monumento inserito nel patrimonio Unesco, un mostro dal punto di vista della politica ambientale, della tutela del patrimonio architettonico, della visione della mobilità e dello sviluppo urbano, della trasparenza dell'azione amministrativa, del rifiuto di ogni processo partecipativo che davvero coinvolga la cittadinanza: questioni rilevantissime. Su cui però devo dire con rammarico che le forze politiche ora raccolte in LeU non hanno brillato per solerzia nell'appoggio alla contestazione del progetto da parte del comitato civico che l'ha intepretata, né fuori né dentro le istituzioni, inclusi i consiglieri comunali che non si sono segnalati per atti di indipendenza o coraggio personale nelle occasioni e nelle sedi in cui la decisione di procedere alla costruzione del parcheggio è stata approvata. Da alcune persone che hanno seguito il comitato fin dal principio è stata avanzata la proposta di chiedere appunto a Gori, proprio in considerazione dell'emblematicità di questa questione, come preliminare a una discussione eventuale su un appoggio eventuale, di dare chiari segni di volontà di dialogo sospendendo i lavori o almeno pubblicando quei documenti che si è impegnato a pubblicare a fine novembre (dopo mesi di inutili richieste) e avviando un primo confronto con la cittadinanza. La proposta non è stata minimamente presa in considerazione. E d'altro canto se Gori fosse interessato davvero ad avere questo appoggio, siccome è ben lungi dall'essere un cretino, saprebbe benissimo cosa dovrebbe dire e fare per fare una proposta che sarebbe difficile rifiutare, invece che limitarsi a generiche espressioni di "rammarico" a mezzo stampa. Ma non vuole. Mancanza assoluta di volontà politica da entrambe le parti, questo è. Legittima, ma forse da motivare con altri argomenti.

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