Parolino
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Architetto. Dottore di Ricerca. Animale metropolitano. Anarchico. Libertario. Ribelle e rinnegato. Dalla parte sbagliata....sempre.

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Pubblicato il 21/11/2014

in: Expo Gate e quella petizione del Pd contro la Milano che cambia

Rapp, ma lei legge prima di scrivere? Capisco la fretta, ma così perdiamo tempo e basta. Ho detto più volte e fin dall'inizio che io lo spunto dell'articolo lo sottoscrivo e condivido. Proprio per questo i commenti mi avevano inalberato perché, appunto, gratuitamente protervi. Sia nel tono che nella scelta delle parole. Quanto al [...] non aver trovato traccia del mio nome negli ordini professionali la risposta è semplice. Sono in pensione e totnato in Italia da pochi mesi. Ho lavorato tutta la vita in Belgio come architetto. Quanto all'aver travisato il suo nome mi scusi, ma dato quello che ho letto ero convinto lei fosse un ragazzino ed è tipico dei ragazzi giovani e appassionati come lei mischiare insieme più passioni e interessi. A presto.

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Pubblicato il 21/11/2014

in: Expo Gate e quella petizione del Pd contro la Milano che cambia

"Restò così questa scorza, la vera mia sostanza, il fuoco che non si smorza, per me si chiamò: l'ignoranza" (Ciò che di me sapeste. Montale) Nessun problema rispetto all'ignoranza, anzi! Mi piace molto, è terreno fertile. Però se è umile. Altrimenti è solo qualcosa da estirpare. Continuo tuttavia a non essere d'accordo col pensiero di fondo [...] di Terna. Non è un titolo di studio, soprattutto oggi, a dare patenti di qualità e correttezza del pensiero. Sono invece tante altre cose che sarebbe noioso elencare. L'esempio di Montale mi sembra calzante: prima della riforma Gentile e con un diploma di istituto tecnico, vince un nobel per la letteratura. Ecco, io non so fare la pizza. Ma so che la pizza di Gino mi piace di più di quella di Franco. Ma poi arriva Antonio che fa il pizzaiolo e mi dice che lui preferisce la pizza di Franco e mi spiega il perché: lievito madre, cottura, essenza che brucia nel forno, ecc. Fin qui tutto bene, ha ragione Antonio a volermi spiegare qualcosa e io a voler imparare. Il problema è quando Antonio mi dice che sono un ignorante (per citare Aldo Giovanni e Giacomo: "lei è un ignorante nel senso che ignora" "e allora lei è un imbecille nel senso che imbelle". divertente falso etimologico) e che forse è meglio che sia a lui a decretare in quale pizzeria sia meglio mangiare per me. Montale avrebbe fatto l'idraulico. A mio avviso l'idea che esista una conventicola di tecnocrati il cui giudizio su qualcosa che è un bene comune come la città sia più importante di quello del mio portinaio è preoccupante. Inoltre nel solipsismo dell'articolo viene tralasciato un estremo importante della questione: la casalinga di Voghera e l'uomo della strada le case le comprano e l'architettura la usano. Io penso, mi sembra evidente, che sia io che Terna preferiremmo di gran lunga abitare in una casa di Umberto Riva o Sverre Fehn che in una di Zaha Hadid in Fiera. Eppure la Hadid è l'Archistar. L'abbiamo deciso noi architetti o l'ha deciso il mercato? e chi è il mercato? Continuando il sillogismo di Terna, il giudizio/pensiero della Hadid dovrebbe avere più valore di quello di Riva in virtù di quanto di più ha lavorato la Hadid? Ecco che sia arriva quindi al vero tema...non è solo la formazione non è solo l'esame di stato e non nemmeno la professione a definire un architetto. Preferirei di gran lunga parlare di città o architettura con Chomsky che con Fuksas. Insomma, da qui in poi penso di non avere più gli strumenti culturali per continuare questo simpatico dibattito, il rischio di cadere nel noiosissimo e politically correct "...non disputandum est" è molto alto. Però devo ammettere, forse scusandomi, che il mio problema è derivato da una certa prosopopea che traspariva dall'articolo e soprattutto dai primi commenti...prosopopea che poi non ho più registrato nel proseguire. per questo penso di potermi ritirare in buon ordine, ringraziando Terna. Perché l'idea di fondo della produzione critica di Diego (passo al nome e al tu...ti ho un po' googlato) io la apprezzo. Apprezzo molto anche la tua prosa, che trovo molto ironica e piacevole. Cosa veramente atipica tra noi architetti. Piacevolezza che invece non ho ritrovato nell'articolo della Canducci che anzi è molto più fastidioso nel tono di quanto lo possano essere stati Terna e Rapp. E qui, nel concludere, cambio registro perché non vorrei darvi un'idea sbagliata: non sono un intellettuale, io voglio essere l'uomo "della strada" che si fotte "la casalinga di Voghera" prima ancora di essere un architetto, soprattutto oggi e in questa città. pp ps...non male l'idea di questo sito. parte della mia polemica è motivata anche dalla volontà di aiutarti a vincere il premio. sei un brain, no?

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Pubblicato il 20/11/2014

in: Expo Gate e quella petizione del Pd contro la Milano che cambia

Devo fare una premessa importante prima di continuare in modo più disteso e rilassato questa dotta e divertente polemica tra fini intellettuali. La mia è una famiglia molto comica composta da gente simpatica. I miei genitori sono i più ironici di tutti: Parolino è davvero sia il mio nome che il mio cognome. Grazie della [...] comprensione e solidarietà. D'altronde anche io ho pensato che Rapp fosse una attestazione di preferenze musicali sottolineate da una allitterazione. Lungi da ma l'idea di far polemica sulla qualità del progetto di Scandurra, ho trovato invece sì proterve le affermazioni in risposta al primo commento che Terna ha ricevuto. Intendiamoci, a me l'articolo in sé e lo spunto di partenza sono piaciuti molto e li ho condivisi, sia nel tono che nel tema. Quello che ho veramente trovato insopportabile (protervo, quindi detrattivo) è stato il volersi porre su un altro livello rispetto all'uomo "della strada" (locuzione usata da Terna) quando l'esperienza urbana e dell'abitare sono processi che coinvolgono tutti. Di più, definire "della strada" un commento naif legato alla architettura e alla città è già in qualche modo la manifestazione dell'erroneità del postulato fondativo. Terna nel rispondermi, ricorrere alla maieutica, tradendo una volta ancora una grande fiducia nelle sue capacità ma soprattutto un approccio scientista e non scientifico. La Treccani poi è una caduta di stile, giusto il primo risultato di Google, quando esiste un solo dizionario etimologico della lingua italiana: il DEI di Battisti e Alessio. In questo stesso, alla voce "città", facendo lo stesso giochino di Terna, si scopre che la città altro non è che l'assemblea dei cittadini. Cittadino, termine nobilissimo (ossimoro voluto, vedi Comune di Parigi, NdA), oggi svuotato di contenuti dalla triviale retorica del M5S, con cui noi architetti dobbiamo evidentemente confrontarci. Come può quindi il giudizio di un cittadino su una città o un'architettura essere meno valido del giudizio di un tecnico? Perché la percezione della mia compagna, laureata in lettere classiche, deve essere meno valida della mia percezione di architetto rispetto a come un'architettura si relaziona con la spazio? Io sono architetto, mica demiurgo. Insomma, la capacità tecnica non può essere presunzione di superiorità se no, come già detto, si sconfina nello scientismo e da lì, facilmente, nel classismo più becero. E qui forse potrebbe tornare utile il dizionario. Lo scientismo, nella sua accezione corrente, tralasciando sterili questioni di etimo [ho fatto un controllo su google, tra i primi risultati cercando scientismo esce fuori un articolo di un astrofisico incazzato, non vale usarlo per rispondermi anche perché a mio avviso l'astrofisico travisa il problema essendo di parte], potrebbe essere definito come la contemporanea turris eburnea dell'intellettuale, uomo/donna scissi dal mondo o dall'assemblea dei cittadini, per i quali per dare un giudizio di merito su un fenomeno si deve in qualche modo appartenere a quel fenomeno. Da qui a una società molto peggiore, se possibile, di quella in cui già viviamo il passo è molto breve.

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