Riccardo
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Pubblicato il 11/04/2017

in: Giornalismo e pubblicità. L'era del 'branded content'

La questione è scivolosa per i giornalisti? Bene, c'è un metodo semplicissimo e infallibile per non "scivolare": basta che si tengano lontani da simili aberrazioni e facciano semplicemente il loro mestiere, quello del giornalista. Auguro pesanti sanzioni dell'Ordine a tutti gli altri.

Pubblicato il 26/10/2016

in: È ora di legalizzare le marchette nei giornali (per il bene dei lettori)

Caro Michele, da giornalista a giornalista, devo dirti che tu, sotto la parvenza dell'ironia (ma lo è davvero?) auspichi la devastazione di quel poco che rimane della tua professione e della mia. Già ora, io ritengo che il disastro dell'editoria italiana, con molte testate chiuse e molte altre che agonizzano, sia dovuto solo in parte [...] al web che ha svuotato le edicole e alla crisi economica che ha fatto altrettanto con i portafogli. Il problema reale, che né gli editori né i giornalisti ammetteranno mai, è proprio la scarsa credibilità delle testate e dei molti che ci lavorano dentro, che ha portato i lettori a fare questo perverso (ma giusto) ragionamento: "Perché investire denaro per acquistare un'informazione inquinata quando posso averla gratis dal web?". L'idea che tu favorisci sigillerebbe con il marchio della disfatta la professione e sancirebbe la sua resa davanti alle leggi della pubblicità e del marketing, con il risultato di condannare definitivamente all'estinzione i giornalisti veri, le loro retribuzioni e le loro pensioni. Le marchette sanno farle tutti, i vero giornalismo no. Ma se si facesse di tutte le erbe un fascio, perché mai un editore dovrebbe pagare la giusta retribuzione a uno pseudo-giornalista marchettaro quando può servirsi, a tre euro al pezzo o anche meno, di un liceale-marchettaro certificato, senza morale e senza deontologia, che intende arrotondare la mancetta di papà scribacchiando qualcosa per far vendere qualcosa d'altro e guadagnarsi così lo stesso tesserino che porto in tasca io? Mi dispiace, ma non ci sto. Per prima cosa perché avendo in tasca proprio quel tesserino che mi sono conquistato senza far marchette a nessuno, intendo continuare a rispettare le regole che comporta. Secondo, anche se mi sento già con sei corde intorno al collo, non intendo fornire a nessuno gli strumenti per stringere la settima e ultima corda che mi strangolerebbe definitivamente. Se vuoi evitare i moralismi e le dita puntate, fai pure. Per quanto riguarda me, ho una morale e dieci dita. E intendo sia far valere la prima, sia puntare le seconde. Buon lavoro.

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