La vignetta di Charlie Hebdo spiegata a mia madre

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3 Settembre 2016

Chi scrive ha passato 9 anni della propria esistenza in una stanza di tre metri per tre, sotto una nube di fumo passivo, a scrivere per un noto programma TV satirico italiano in onda dal 1988.

Visto che oggi si e’ fatto un gran parlare di satira, ho deciso di fare uso privatistico di un mezzo pubblico e approfittare degli Stati Generali per dialogare con mia madre su Charlie Hebdo e la famosa vignetta.

Mamma: “QUELLA VIGNETTA FA SCHIFO!”

Io: Giusto. Fa veramente schifo. E sai perché? Perche’ e’ la satira stessa a fare schifo.

Ti ricordi il più grande autore satirico italiano? No, non Maurizio Crozza. Dante Alighieri.

Ti ricordi, nell’Inferno, il trattamento riservato ai Simoniaci, incluso Papa Niccolo’ III,  con il viso immerso nello sterco e il sedere all’aria? E Maometto? Altro che Charlie, Dante lo raffiguro’ aperto in due da un taglio verticale lungo tutto il corpo, con le interiora a penzoloni, a spruzzare sangue e nutrirsi tramite “il tristo sacco che merda fa di quel che si trangugia“.

E gia’ che ci siamo, ricordi i grandi commediografi che la satira se la sono inventata, a cominciare da Aristofane? Non sto a raccontarti le zozzerie narrate ne “Le nuvole” perché non finiremmo più, ma credimi: e’ dall’inizio dei tempi che, per sua natura, nelle opere satiriche troviamo incesti, atti di coprofagia, bestemmie, vilipendi di cadavere e tanti altri atti schifosi e schifosissimi.

Il fatto che la vignetta di Charlie Hebdo ti abbia fatto schifo ci dice quindi una cosa: che si trattava di vera satira.

Mamma: MA CROZZA A ME FA RIDERE! QUESTO SCHIFO NO!

Io: Giusto anche questo. E sai perché? Perche’ Crozza non fa satira. Quando parla emiliano e dice che vuole smacchiare il giaguaro, Crozza sta facendo la parodia di Bersani. Capisci? Parodia, non satira. La parodia e’ fatta per far ridere, e’ la sua ragione sociale. La satira a volte fa ridere, a volte no.  La sua ragione sociale e’ indurre una riflessione. E’, insomma, una cosa diversa.

Al pari di Crozza, non fa satira neppure Fiorello o Ezio Greggio o Gene Gnocchi o uno a caso delle decine di comici che in anni recenti sono stati presentati come “comici satirici”. Se qualcuno li ha presentati come tali, e’ stato per effetto di un grande corto-circuito avvenuto in anni molto bizzarri, anni in cui anche uno come Enrico Bertolino – la cui battute hanno la stessa pericolosità del Danette Danone – veniva messo all’indice.

Giudicare la satira con il metro del “quanto mi fa ridere” e’ come giudicare un editoriale di un quotidiano con il metro del “quanto le natiche dell’editorialista sono sode”: non c’entra nulla.

Se tu preferisci farti una bella risata, e quindi alla satira preferisci la parodia, lo sberleffo, la faccetta, il doppio-senso, il cabaret tutto ciò e’ assolutamente normale: la satira e’ una nicchia che più nicchia non si può. Lo sa benissimo il conto in banca di chi la fa: infatti generalmente dopo un po’  la abbandona e passa a fare altro (Benigni, Grillo).

MA NON SI PUO’ FARE SATIRA SUI MORTI!

Piano un momento.

La satira, abbiamo visto, ha a che fare con lo schifo. Deve, per sua natura, suscitare una reazione forte, di pancia. Deve shoccare, nauseare. E come fa la satira a ottenere questo effetto? Attraverso la rappresentazione di immagini e simboli che una certa società, in un certo momento storico, ritiene sacri (altrimenti non ci sarebbe la reazione) che vengono usati, dal satirico, come mezzi per dire qualcosa su quella stessa società.

Se in una societa’ a essere considerato Sacro e’ il Clero, ecco che la rappresentazione del satirico avrà a che fare con i Papi (Dante Alighieri). Se Sacra e’ l’immagine del profeta, ecco le vignette a carattere religioso.

Da noi, che di sacro abbiamo pochissimo, la satira spesso si serve di bare e altre disgrazie. Attenzione pero’: l’obiettivo della satira, come detto, non sono certo le rappresentazioni.

Se si mostra Maometto su una nuvola che rivolto verso il basso dice “Insomma, basta! Abbiamo finito le vergini!” l’obiettivo non e’ certo lui e tantomeno l’Islam, quanto i kamikaze e la loro folle cultura.

Allo stesso modo, mostrando l’immagine delle bare di ritorno dall’Iraq o le macerie del Terremoto o…

I BAMBINI! L’ANNO SCORSO SE LA SONO PRESA CON I BAMBINI MORTI!!

…ecco, appunto, il bambino siriano morto in riva al mare. Ho visto che oggi le tue amiche lo hanno citato in lungo e in largo. Pero’ si sono dimenticate che quella vignetta non mostrava solo il bambino, ma – in lontananza – anche un cartellone di Ronald Mc Donald che  pubblicizza l’Happy Meal.

Quella vignetta, in una sola immagine (che faceva “schifo” e si serviva di una rappresentazione “sacra”) mostrava il paradosso dei migranti che muoiono nel tentativo di raggiungere una Terra Promessa, dove la Terra Promessa altro non e’ che quel delirio di centri commerciali e fast-food, di sogni infranti e economie depresse, di pubblicita’ e consumismo sfrenato che e’ oggi l’Occidente – dove l’infanzia, per giunta, e’ ridotta a segmento di mercato da conquistare a suon di offerte tipo Happy Meal.

Se la vignetta sia riuscita o no e’ un altro discorso. Qui e’ bene che tu capisca che il senso non era ridere di un bambino morto, ma riflettere (di nuovo: riflettere e non ridere, perché si tratta di satira) attraverso quella morsa allo stomaco sul dramma di milioni e milioni di persone che si trovano nella stessa situazione di quel bambino, per le quali il nostro Inferno appare loro come il Paradiso.

Quindi, secondo te, era più offensivo Charlie Hebdo, o i tanti giornali e giornalisti subdoli che hanno usato quella foto per fare click-baiting e avere più visite, in modo da guadagnare più soldi dalla pubblicità incorporata nell’articolo (pubblicità’, vedi, proprio come il Mc Donald della vignetta) ?

Allo stesso modo, la vignetta di oggi non vuole fare ridere delle persone schiacciate sotto le macerie. Vuole usare quell’immagine per far riflettere (di nuovo: riflettere, non ridere, e’ bene ripeterlo fino allo sfinimento) sul fatto che in tutti i Paesi sviluppati ad eccezione dell’Italia un terremoto di 6.2 non ti uccide.

E se in Italia ti uccide e’ perché, a causa della mentalità italiana – rappresentata con uno degli elementi più italiani di tutti, ovvero il cibo – da noi, come diceva Flaiano, tutto e’ grave eppure nulla viene affrontato seriamente, tanto meno la prevenzione sismica.

Quando ci offrono 80 euro in più in busta paga, o ieri 1000 euro in più per ogni bebe’, invece di mandarli a fare in culo e dir loro di occuparsi di cose serie – come la messa in sicurezza degli edifici – corriamo in massa a dargli il nostro voto.

Quando vediamo le immagini di terremotati di 20, 30 anni fa che ancora vivono nei container invece di indignarci cambiamo canale (e infatti nel famoso programma satirico di cui sopra quando ci si occupava di terremotati i servizi andavano in onda al sabato, quando l’ascolto non conta, perché a metterli in settimana si andava incontro a terribili debacle in termini di audience).

Quando accadono tragedie come queste siamo pronti a mobilitarci e a dare prove di coraggio e solidarietà straordinarie, ma quando si passa all’ordinario torniamo quelli di sempre, una scrollatina di spalle, un “e che vuoi farci, siamo in Italia!” e continuiamo ad auto-assolverci, facendo finta di non vedere, facendo finta di non sapere, quando invece vediamo e sappiamo benissimo, si tratti di evasione fiscale o  mafia o messa in sicurezza degli edifici…

Questo voleva dire Charlie Hebdo: che quei morti non sono morti di terremoto. Sono morti di Italia.

NON ME NE FREGA NIENTE! QUELLA ROBA VA PROIBITA!

Di nuovo: che tu dica questo non solo e’ giusto ma e’ pure naturale: del resto volevano proibire anche Aristofane e Dante. Proprio perché deve provocare reazioni forti, proprio perché palpeggia la societa’ nei suoi elementi sacri, e’ doveroso che essa si ribelli alla satira e ne chieda la testa. La richiesta di censura, per la satira, e’ come il Viagra. Sono le risatine forzate, i sorrisini a favore di camera dei politici da Floris quando Crozza li imita ad ammosciare l’autore satirico: non certo la minaccia di censura, che e’ cio’ per cui il satirico vive e per cui – come si e’ visto il 7 gennaio 2015 – e’ disposto a morire.

Ed e’ qui l’importanza decisiva che la satira gioca in una società: come una cartina di tornasole, la satira ne misura la liberta’ di espressione – di cui ci beamo quanto ci rapportiamo a modelli di società alternative alla nostra – che altrimenti sarebbe impossibile da determinare.  Come fare, infatti, a capire quanto una società sia libera se le opinioni espresse sono tutte, più o meno, aderenti all’ideologia ovvero rispettose del Sacro?

E’ proprio attraverso l’aggressione del Sacro che la satira si carica su di se’ il compito – ingrato, viste le denunce, i licenziamenti, e da qualche anno pure gli attentati terroristici – di testare quotidianamente il valore fondante di ogni democrazia.

Darei la vita per difendere la tua liberta’ di espressione, ma ti staccherei la testa per le idiozie che stai dicendo” diceva Voltaire (più o meno). La satira mette la società davanti a una sfida costante, ci obbliga ogni giorno a confrontarci con noi stessi, divide i fautori della società aperta da quelli della società chiusa, ci aiuta a capire chi dobbiamo eliminare dagli amici di Facebook.

Se una societa’ ha la forza di sopravvivere al disgusto provocato dalla satira, allora e’ una società libera. Ed e’ per quello che, un anno e mezzo fa, si gridava Je Suis Charlie. Non certo perché eravamo tutti diventati fans di una rivista che esiste da decenni ed era pure in crisi di vendite.

Ma perché è grazie anche a quella rivista se noi oggi possiamo definirci liberi. Chissà ancora per quanto.

 

Buongiorno,
Fanny Gaëlle Gentet ci ha spiegato il lavoro che avete provato a fare per spiegare cos’è una parodia e che cos’è la satira.

Prima di tutto grazie mille. Inutile spiegarvi cha abbiamo ricevuto migliaia di messaggi dal tono offensivo, minaccioso, e che ci auguravano la morte. È stato impossibile rispondere a tutto il mondo e soprattutto dialogare con tutti.

Spero che voi siate riusciti a farvi ascoltare e far comprendere che sono possibili dei colloqui costruttivi.

Coco, Foolz e io stessa saremo in Italia ai primi di ottobre, sperando che riusciremo a spiegare con calma quello che facciamo ogni settimana.

Grazie, bravi
Marika

Marika Bret
Direttore Risorse Umane per Charlie Hebdo

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CAT: relazioni

42 Commenti

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  1. alfio.squillaci 8 anni fa

    Un bel pezzo. Mi ha chiarito molte cose in testa. Grazie

    Rispondi 3 1
  2. sandro-moro 8 anni fa

    Apprezzo anch’io, soprattutto perché è una riflessione che non si accoda al mainstream, stupisce e dà da riflettere. Satira è offesa, stride, rileva rispetto al medio-piatto dell’ “umorismo semplice”. Avrei da ridire, però, su un punto (laterale al ragionamento) che invece non condivido pienamente: “i morti del terremoto li ha fatti l’uomo, non la natura”. Al netto (e la “tara” pesa moltissimo) di ruberie, malversazioni e anche solo cialtronate, su cui deve indagare la magistratura e si dovrebbero fare vera prevenzione e repressione, l’idea che potremmo sempre e comunque sfuggire all’ Amara Consolatrice sol che ci attrezzassimo concorre – secondo me – all’allucinazione “consumistica” (per brevità). Che solo in Italia si muoia per un terremoto 6.2 non dipende solo dalla mancata prevenzione antisismica, che va fatta ma cui non si possono affidare illusioni miracolistiche.

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  3. mattia-gentilini 8 anni fa

    Ferma restando la libertà d’espressione, sacra e inviolabile, secondo me l’accenno al “potere” – ossia al costruire male le case che quindi crollano dove in altri posti con la stessa magnitudo non crollerebbero – era un po’ troppo velato, non di immediata comprensione. Per fare un parallelo, era invece ben evidente in una vignetta di Vauro sull’Aquila, lì la frase era “aumento di cubatura… Dei cimiteri!” a mettere alla berlina l’allegra speculazione edilizia del governo Berlusconi. Qui il riferimento è così velato che è facile vedere solo il dileggio della vittima, per giunta fatto da stranieri con gli stereotipi dell’italiano medio. Una satira che ride della vittima e non sta dalla sua parte non è satira, lo dice Luttazzi che non è certo un bigotto. Se il riferimento al potere fosse stato più evidente, forse non ci sarebbe stato bisogno di fare una seconda vignetta esplicativa.

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    1. zenone-cipriota 8 anni fa

      Non lo vedo come riferimento al potere ma all’italianità. Al cibo italiano come insieme degli italiani, incapaci di esprimere un governo del processo che sia adeguato. Siamo io e te, i politici sono solo la nostra espressione. Pizza e mandolino, spaghetti e maccheroni… pasta all’amatriciana è il popolo non la politica.

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      1. mattia-gentilini 8 anni fa

        Luttazzi spiega molto di meglio di me quello che ho pensato anch’io: https://danieleluttazzi.wordpress.com/2016/09/05/sulla-vignettaccia-di-charlie-hebdo-domande-e-risposte/

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  4. tony-fuina 8 anni fa

    Un articolo molto interessante. Tutto questo offendersi, indignarsi e augurare la morte ai francesci non ha solo confermato che gli italiani non capiscano niente di satira, ma ha anche confermato l’ipocrisia da parte degli stessi. Un anno fa erano tutti per la libertà d’espressione, oggi sono tutti offesi e insultano i francesi. Bah

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  5. mariuccia-preziuso 8 anni fa

    Il discorso fa solo un paio di grinze: la prima è che non vi è accenno (osservazione che ho fatto anche ad altri che sostengono le sue, peraltro condivisibili, tesi) a come si siano comportati i vignettisti di Charlie a proposito di Nizza, ad esempio…
    Sarebbe stato utile per tutti noi, che ovviamente non siamo abbonati a Charlie, un riferimento anche a quella situazione.
    La seconda è già stata fatta in un commento precedente: da geologo posso dirle senza ombra di dubbio, che un terremoto 6.2 può far danni anche alle abitazioni meglio adeguate agli eventi sismici.
    Concludo osservando che i centri storici medievali d’Italia non sono stati costruiti dalla mafia…chissà se Notre Dame è stata ristrutturata secondo criteri antisismici…
    Certe “semplificazioni” sono stupide: se per capire la satira occorre essere intelligenti ed avere una cultura superiore alla media, analoghe qualità occorrono anche per farla, la satira!

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    1. zenone-cipriota 8 anni fa

      Sì parla di rischio, notre dame che rischio ha? Ha bisogno di migliorare? Norcia contro Amatrice: 50 km sono molti? Cambia il rischio? Quanti crolli? Quali ristrutturazioni? Cambia la regione? Cambia la provincia? Cambia la storia? Buoni era cattivi esempi esistono anche da noi. Popoli più o meno proni, malaffare più o meno radicato, onestà più o meno sentita come valore.

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      1. mariuccia-preziuso 8 anni fa

        Gentile signore, io sono geologo. Non mi faccia osservazioni inutili sul perché Amatrice sì e Norcia no! Le condizioni geologiche di sito sono ben diverse e possono esserlo anche nello stesso paese ben diverse, a prescindere dal fatto che alcuni edifici di Norcia sono stati messi in sicurezza dopo il terremoto di Umbria e Marche, ma ALCUNI.
        Quantoalla messa in sicurezza di Notre Dame, era evidentemente un paradosso: se vuole le cambio destinazione geografica e le cito la Savoia e i Pirenei, che, invece sono zone geologicamente attive. È meglio così?

        Rispondi 1 1
    2. zenone-cipriota 8 anni fa

      Sì parla di rischio, notre dame che rischio ha? Ha bisogno di migliorare? Norcia contro Amatrice: 50 km sono molti? Cambia il rischio? Quanti crolli? Quali ristrutturazioni? Cambia la regione? Cambia la provincia? Cambia la storia? Buoni era cattivi esempi esistono anche da noi. Popoli più o meno proni, malaffare più o meno radicato, onestà più o meno sentita come valore.

      Rispondi 0 3
  6. marcoravenna 8 anni fa

    Grazie del bell’ intervento. Mi sembra che in estrema sintesi le reazioni siano state più sul tema cruenti che non sulla dimensione della satira che ancora una volta in Italia non è decodificata come tale. E quindi non è un linguaggio praticato né compreso.

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  7. stefano-gasperetti 8 anni fa

    Molto interessante e molto istruttivo, Su molte cose c’ero arrivato… su altre no, grazie.
    Anche se tuttavia non mi è piaciuta la battuta del giornale “”Circa 300 morti in un terremoto in Italia. Ancora non si sa se il sisma abbia gridato ‘Allah akbar’ prima di tremare” che contornava l’immagine incriminata (e non è che la seguente immagine con la frase “”Italiani…non è Charlie Hebdo che costruisce le vostre case, è la mafia!” sarà satira, se poi che facciamo se qualcuno si offende?
    Credo che queste siano discussioni sulla lana caprina.

    Posso fare una piccola precisazione?
    Voltaire non ha mai detto la frase”Disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo”
    Evelyn Beatrice Hall (1868 – 1956) è stata una scrittrice britannica che ha scritto sotto lo pseudonimo di S.G. Tallentyre (o Stephen G. Tallentyre). Conosciuta soprattutto per la sua biografia su Voltaire, Gli amici di Voltaire, completata nel 1906. Fu lei a scrivere la frase, spesso erroneamente attribuita a Voltaire, «I disapprove of what you say, but I will defend to the death your right to say it» («Disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo»), come una illustrazione del pensiero di Voltaire. Tale frase è nota anche nella leggera variante, «Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu possa dirlo».

    Grazie, per la spiegazione :)

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  8. alessandro-littera 8 anni fa

    Pezzo fantastico, complimenti.

    Rispondi 0 2
  9. alessandro-littera 8 anni fa

    Pezzo fantastico, complimenti.

    Rispondi 0 2
  10. alessandro-littera 8 anni fa

    Pezzo fantastico, complimenti.

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