USA 2016, il terzo dibattito democratico

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20 Dicembre 2015

Goffstown (New Hampshire). Si è concluso da poche ore il terzo dibattito televisivo tra i tre candidati alla nomination democratica. Un dibattito un po’ moscio, dai toni abbastanza soft, probabilmente per cercare di dare al partito l’immagine di una compattezza che stenta a trovare, soprattutto a seguito della recentissima vicenda dei big data, che ha visto protagonisti di un durissimo scontro Bernie Sanders e Hillary Clinton.

E proprio da qui è partito l’arzillo Bernie: ha chiesto pubblicamente scusa all’ex segretario di Stato e a tutti i propri sostenitori, riconoscendo di aver commesso un’effrazione. Una dichiarazione di colpa in contraddizione con l’atteggiamento del proprio staff, fino ad oggi assolutamente restio ad avanzare richieste di perdono. La Clinton ha accettato le scuse con una certa aria di sufficienza, affermando che gli americani siano interessati ad altro, rispetto a queste polemiche.

Il dibattito è poi entrato nel vivo soprattutto sulle problematiche di politica estera. Sanders ha riconosciuto la necessità di debellare lo Stato Islamico, mostrando tuttavia al contempo un atteggiamento particolarmente cauto e lontano da ogni retorica interventista e anti-dittatoriale. Ha sostenuto che la rimozione forzata di Assad possa creare un pericoloso vuoto di potere in Siria e ne ha approfittato per rinfacciare a Hillary il supporto da lei fornito alla guerra in Iraq, quando era senatrice nel 2002.

L’ex first lady ha replicato duramente, ricordando come il senatore del Vermont sostenne l’intervento armato in Libia per abbattere Gheddafi. Sennonché, passando poi a parlare della strategia contro l’ISIS, Hillary ha eseguito l’ennesima piroetta. Se difatti nei dibattiti precedenti aveva accusato ripetutamente Barack Obama di eccessiva debolezza sulla questione, stavolta ha invece elogiato il presidente, asserendo che abbia finalmente trovato una strategia.

In tutto questo è emersa poi la questione musulmana. L’ex segretario di Stato ha attaccato direttamente Donald Trump, affermando che le sue sparate radicalmente anti-islamiche rappresenterebbero il miglior aiuto per il Califfato a reclutare nuove forze. Addirittura ha citato positivamente l’ex presidente, George Walker Bush, che nel corso della sua amministrazione, ha sempre rifiutato di assumere un atteggiamento aggressivo verso la totalità dell’Islam (anche in nome di preziose alleanze geopolitiche).

Nello scontro tra Sanders e Hillary ha provato ad inserirsi il governatore del Maryland, Martin O’Malley: come al solito, con non eccessivo successo. Ha cercato di attaccare i rivali, inchiodandoli alle loro contraddizioni sul gun control, ma è stato prontamente messo a tacere da entrambi. Ha poi tentato di evidenziare la sua giovane età, rispetto ai contender ma non è che abbia riscosso chissà quale appoggio.

Nuovamente poi il consueto battibecco su Wall Street. Con la Clinton che ha sostenuto di voler essere il presidente di tutti (finanzieri compresi) e Sanders che al contrario ha ribadito assoluta intransigenza contro le big corporation: manifestando un settarismo idealistico che finirà probabilmente col favorire la sua principale avversaria. Che – nonostante le spesso non eccellenti performance televisive – sembra proseguire indisturbata la propria marcia trionfale verso la nomination. La principessa del popolo che oggi si atteggia a principessa Leila: a lei difatti è stata lasciata la chiusura del dibattito con l’augurio “la forza sia con voi“. Molto pop, non c’è che dire. Ma come sanno gli appassionati di Star Wars, la forza ha anche un lato oscuro…

TAG: Bernie Sanders, Hillary Clinton, Martin O'Malley
CAT: America

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