Che Milano sarebbe senza Macao

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23 Aprile 2017

Se Macao non ci fosse, ricorderei il 5 maggio unicamente con grande dolore.

Tutta colpa di quel pomeriggio del 2002, della festa pronta e dell’amore per l’Inter. Percossi e attoniti, usurpando un cinque maggio più colto.

Il primo merito di Macao, quindi, è aver restituito dignità a quella data, 10 anni dopo, illuminando la Torre Galfa. Solo 32 piani illuminati di blu hanno potuto competere col ricordo delle lacrime di Ronaldo.

Ci avete fatti sognare.

Improvvisamente, abbiamo alzato tutti lo sguardo.

Sono passata sotto quel grattacielo tutti i giorni in autobus, per anni. Ho aspettato la luce blu di Macao per accorgermi che fosse abbandonato, per sapere che lo era da 15 anni.

Se geniale è la percezione dell’ovvio che nessun altro vede, altrettanto è la capacità di renderlo visibile a tutti.

E così, con una luce blu e la forza dell’immaginario che solo l’arte esprime, Macao ha imposto nell’agenda politica cittadina temi sui quali si lavorava da anni: recupero di edifici abbandonati, spazi e opportunità per l’arte e la cultura, partecipazione e pratiche dal basso.

Un Assessore è andato in visita dagli occupanti, un Sindaco ha raggiunto un presidio non autorizzato. Soprattutto, 4 settimane dopo si è attivato un percorso che la città aspettava da 23 anni. Non so come si possano definire quei tre giorni di follia in cui si sono aperte le porte dell’ex Ansaldo. So che, in quel caos generativo, in quell’ordine molto autoregolato, si sono inventate e poste le basi di quel che oggi è BASE Milano.

Lo spazio tra quel giugno 2012 e l’oggi 2017 si misura in altre due (o tre?) occupazioni di Macao, due bandi per l’ex Ansaldo, inaugurazioni, feste, artisti, eventi, pensieri, idee, economie, sudore, rischi, intuizioni, errori, gruppi, alleanze, fatica e felicità. In viale Molise e in via Bergognone.

Da quel maggio a oggi è cambiata la città. La riattivazione di spazi in disuso è stata (ed è ancora) una delle leve di trasformazione di Milano, agita con sapienza e determinazione dall’Amministrazione.

Il paradosso è che Macao non ha abitato nessuno dei 312 spazi riattivati dal Comune. Eppure, in qualche modo, quei 312 sono anche figli dell’accelerata che il 5 maggio ha impresso.

Oggi Macao rilancia la sfida. Ne ammiro l’ambizione e non ho alcuna invidia per chi ha avuto e avrà voglia di addentrarsi nell’analisi degli strumenti amministrativi per dare una risposta.

Sogno, determinazione e strumenti sono gli ingredienti necessari all’innovazione. La combinazione dei tre elementi non è mai semplice e le reazioni chimiche portano risultati imprevedibili (altrimenti che innovazione sarebbe?).

“Sarà la storia a dire se abbiamo fatto una cazzata”, un po’ pomposamente, gridava qualcuno dal megafono durante l’occupazione. Io dico che non l’avete fatta.

Grazie. E buon vento, ovunque vi porti.

 

(Valentina La Terza, @valelaterza)

TAG: #milano, Cultura, innovazione, Macao, milanoin
CAT: Arte, Milano

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