Buongiorno tristezza. Claudio Villa vs Quartetto Cetra

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14 Luglio 2022

La melodia è una questione puramente italiana: lo sappiamo bene, lo abbiamo sempre saputo. Il fatto che ci appartenga – che ci catturi prima di ogni altra cosa, ogni volta che ascoltiamo una canzone – ha a che fare con il nostro DNA culturale. E poi c’è il melodramma – anche quello – e la tragedia, lo struggimento amoroso e il respiro profondo della malinconia. Almeno alle origini della nostra canzone, era così. Ma è rimasto tanto di questo scenario anche nel panorama contemporaneo.

Facciamo però un salto indietro: Buongiorno tristezza, canta Claudio Villa, è il 1955. Melismi a profusione, sentimento impazzito, storia strappalacrime, melodia oscillante, un beguine appassionato e passionale. Si plana, con questo brano, sul terreno scosceso della melodia all’italiana, sulla vita intesa come connubio di sensazioni che rendono splendida e piena l’esistenza, nell’istante in cui si sormontano e si confondono: “Buongiorno tristezza / Amica della mia malinconia”. Logico è che questa canzone sia solo un esempio e potremmo trovarne molte altre. Logico è altrettanto il fatto che questo esempio ci aiuti a comprendere che quel momento storico (la metà degli anni Cinquanta dello scorso secolo) potrebbe essere indicativo di una tendenza, ma potrebbe essere anche solo un tassello che è perfettamente identico ad altri presenti nel corso della storia della canzone italiana. Poi però ci sono le interferenze, i momenti di disturbo, che possono durare molto o molto poco; che possono essere in mano a un singolo autore, a un gruppo di autori o a una precisa inclinazione stilistica o di genere.

Negli anni Cinquanta si trovano alcuni momenti di questo tipo: uno di questi si chiama Quartetto Cetra. Formatisi nel 1940, hanno avuto una storia fatta di evoluzioni interne e di ribaltamenti, di leggeri cambi di rotta e di soffusa follia. Tuttavia erano un gruppo che ha permesso alla melodia all’italiana di modificare la sua essenza, di capirsi meglio e comprendersi a tal punto da riconoscere le reali potenzialità del suo poter essere anche meno radicale e più malleabile. Della metà degli anni Cinquanta parliamo, ma questi gagliardi combattenti del bel canto già avevano lanciato svariate bombe pure nel decennio precedente: una versione incredibile di Crapa pelada del 1945 e una Nella vecchia fattoria del 1949, brano che venne firmato per il testo in italiano da Tata Giacobetti e per la musica da Gorni Kramer e Virgilio Savona, ripreso dal classico Old McDonald Had a Farm. Così, solo per citarne un paio.

Ma torniamo agli anni Cinquanta. Mentre il Claudione nazionale cantava con acuti e svolazzi vari, i nostri esplodevano con portate gustosissime come In un palco della Scala (1952), finto valzer confuso e fuso con altri svariati generi (già postmoderno) che spreme il sorriso e recita follemente con la battuta pronta, rimandando indietro l’orologio alla fine dell’Ottocento; un delicatissimo doo-wop come Un disco dei Platters (1957), dove l’ironia e la miscela delle voci la fanno da padrona, con controcanti e armonizzazioni che profumano di rivoluzione – seppur molto soffusa – e intensità emotiva; una specie di marcetta come Che centrattacco (1959) che evidenzia ancora una volta le doti spettacolari (nel senso di improntate a fare spettacolo) del quartetto. Sono pochissimi esempi, i brani sono molti altri (spesso le firme sono quelle di Giacobetti e Savona), ma servono a far capire che le forme sono nuove, gli arrangiamenti curatissimi e lo slancio vitale è tantissimo e fondamentalmente in buona parte inedito.

E qui qualcuno potrebbe obiettare: ma la rivoluzione della seconda metà degli anni Cinquanta è stata anche di figure come Modugno e Buscaglione! Verissimo, ma quella è un’altra storia e la racconteremo quando ci sarà bisogno di più sostanza e meno leggerezza. Una leggerezza unica che si fa talmente densa da farci ben comprendere che la forma spesso vale quanto il contenuto. E ricordiamoci: con un quartetto vale sempre quattro volte tanto.

 

Playlist:

Old McDonald Had a Farm – The King Cole Trio

Buongiorno tristezza – Claudio Villa

Crapa pelada; Nella vecchia fattoria; In un palco della Scala; Un disco dei Platters; Che centrattacco – Quartetto Cetra

TAG: 1950, Claudio Villa, critica musicale, musica italiana, quartetto cetra, Sanremo
CAT: costumi sociali, Musica, Teatro

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