Creativi e innovatori, a Milano c’è un Pavilion tutto per voi
Ci sono architetti capaci di trasformare lo sguardo che una città rivolge a se stessa, plasmando il cambiamento e lasciando la loro impronta su un periodo storico. A cavallo tra l’800 e il ’900, Luca Beltrami diede a Milano un nuovo volto: gran parte degli edifici affacciati su Piazza della Scala, il restauro del Castello Sforzesco, la sede del Corriere della Sera. Nel 2015 c’è un altro architetto che sta plasmando il cambiamento. Il suo nome è Michele De Lucchi (foto in alto), 64 anni: alla sua immaginazione si devono tre dei padiglioni di Expo, il nuovo Mercato del Duomo di Autogrill, il nuovo allestimento museografico della Pietà Rondanini nell’Ospedale Spagnolo del Castello Sforzesco.
Ma il progetto più ambizioso di De Lucchi sta nascendo fra i nuovi palazzi di Porta Nuova, racchiuso tra la Torre Unicredit e le cime del Bosco Verticale: l’UniCredit Pavilion diventerà tra pochi mesi uno dei punti di riferimento della “nuova” Milano, quella che i milanesi hanno appena incominciato a scoprire.
UniCredit Pavilion (rendering dall'alto)
Sorretto da imponenti travi curve in legno, che formano una sorta di scheletro naturale, De Lucchi ha immaginato il Pavilion come un seme: «I semi hanno una pelle che li ricopre e protegge un cuore vivo, vitale, fertile. C’è dentro l’essenza della vita e la magia di quelle materie che si trasformano e rigenerano quello dalle quali sono state generate», spiega l’architetto.
Da questo seme, spunteranno diversi germogli. Le parole chiave del progetto sono polifunzionalità e flessibilità: il Pavilion ospiterà infatti un auditorium da 700 posti a sedere; spazi per esposizioni, eventi, conferenze, performance; un percorso espositivo da 90 metri chiamato Passerella dell’Arte, che si snoderà sospesa sull’Auditorio; una zona “Lounge” da 570 posti sul tetto dell’edificio; e persino un asilo nido che accoglierà 50 bambini.
«Il Pavilion è nato con una vocazione polifunzionale perché vuole essere un investimento per la comunità», racconta Serena Massimi, Head of UniCredit Pavilion Development and Management. «Si posiziona in una zona, quella che unisce Porta Nuova a Corso Como, ad alta densità di attività ed eventi. Noi vogliamo entrare in relazione con l’area circostante e costruire un network con le realtà già esistenti».
Per come l’ha disegnata De Lucchi, la struttura del Pavilion unisce linguaggi diversi. Sarà un palco per musica, spettacoli, mostre e conferenze, ospiterà eventi e meeting, accoglierà i milanesi in una sorta di interscambio continuo con l’ambiente esterno. Anche per questa ragione, l’architetto ha dotato il Pavilion di due maxi schermi posizionati come due ali, affacciate rispettivamente verso piazza Gae Aulenti e verso il parco dei Giardini di Porta Nuova che sarà ultimato dopo la fine di Expo.
I portelloni laterali che innalzano i maxi schermi sono stati progettati ispirandosi alla tecnologia di quelli delle navi e degli aerei. Tutto il progetto, in realtà, è una grande sfida dal punto di vista ingegneristico e tecnologico: «La maggior parte delle componenti del Pavilion hanno richiesto un lavoro notevole di progettazione e ingegnerizzazione, rendendo difficoltoso il processo costruttivo. Per alcune componenti, addirittura, il costruttore ha effettuato dei test iniziali dentro al CNR», chiarisce la responsabile del progetto.
Lavori in corso per UniCredit Pavilion. L’edificio sarà pronto a luglio
De Lucchi vede nel Pavilion «la forza emozionale di un monumento», descrivendolo come «un simbolo tra la natura del parco e gli uomini dei grattacieli». In effetti, i contrasti con le architetture dei palazzi adiacenti sono intensi, rendendo questo edificio ligneo dalle forme arrotondate una grande goccia, in grado di posarsi con leggerezza fra tutti quegli “spigoli” dei grattacieli circostanti.
L’edificio sarà inaugurato a luglio e da lì il seme inizierà a germogliare, seguendo un percorso dalla vocazione ben precisa: valorizzare il talento e dargli un palcoscenico metropolitano. «Il Pavilion vuole diventare un incubatore per i giovani e il merito, renderemo lo spazio disponibile per eventi e attività a creativi ed artisti che non trovano strutture e spazi disponibili nell’attuale offerta di spazi pubblici metropolitani», aggiunge Massimi. Con la Filarmonica della Scala si sta per esempio lavorando per ospitare nel Pavilion alcune performance dei loro borsisti più talentuosi. Nel campo del business, si pensa invece ad attività legate alle start up. Nell’uno e nell’altro caso, si vuole offrire un ambiente favorevole per far germogliare nuove idee e nuove visioni e veicolarle nel tessuto metropolitano.
Se Beltrami e le sue architetture sono diventate famose per la capacità di creare connessione con l’ecosistema urbano, e se altri spazi a Milano hanno la funzione meritoria di conservare e far memoria del passato, l’Unicredit Pavilion ha l’ambizione di diventare il padiglione permanente di una Milano che cambia, un luogo-simbolo dove fare affluire nuove energie e nuovi talenti e ritrasmetterli alla città e all’Europa.
L’UniCredit Pavilion, progettato da Michele De Lucchi (rendering notturno)
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