Forti venti di guerra sul nucleare iraniano: la parola passa a Xi Jinping!

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30 Dicembre 2023

Il 15 Novembre 2023, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) ha annunciato che l’Iran disponeva di 128,3 Kg di combustibile nucleare al 60%, al di sotto del 90% necessario per la costruzione di un’arma nucleare, ma ben al di sopra del 3,67% massimo imposto dall’accordo del 2015, che gli Stati Uniti hanno abbandonato unilateralmente tre anni dopo.

Il 26 Dicembre 2923 l’AIEA ha annunciato che l’Iran, invertendo la tendenza al ribasso degli ultimi mesi, ha triplicato la sua produzione di uranio arricchito al 60%, vicino al livello necessario per un’arma nucleare, portandola a nove chilogrammi al mese nelle ultime settimane: una notizia che l’agenzia ONU ha diffuso con un comunicato nel quale si legge che “Questo rappresenta un aumento rispetto ai circa tre chilogrammi prodotti al mese da giugno, e un ritorno a un tasso mensile di nove chilogrammi durante la prima metà del 2023[1]”,

Gli Stati Uniti a tale proposito non hanno fatto attendere una loro dichiarazione con la quale si sono detti “fortemente preoccupati” per il rapporto dell’AIEA sull’aumento della produzione di uranio altamente arricchito da parte dell’Iran in quanto, come è stato espresso da un portavoce ufficiale dell’establishment USA, l’escalation nucleare dell’Iran è ancora più preoccupante in un momento in cui i rappresentanti appoggiati dall’Iran continuano le loro attività pericolose e destabilizzanti nella regione, compreso il recente attacco mortale di droni e altri tentativi di attacchi in Iraq e Siria e gli attacchi Houthi contro navi mercantili –e non solo mercantili– nel Mar Rosso: una serie di accuse respinte con decisione da Teheran[2].

A tale proposito l’inviato iraniano delle Nazioni Unite, Amir Saeid Iravani ha detto che il suo Paese non è stato coinvolto in alcuna azione o attacco contro le forze militari statunitensi ed in una lettera indirizzata al segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, l’inviato iraniano ha chiarito che l’Iran non ha preso parte ad alcun atto o attacco contro chi che sia e men che mai contro le forze militari statunitensi nella regione: “L’Iran considera queste accuse infondate come un tentativo deliberato da parte degli Stati Uniti, lo Stato occupante, di giustificare e depenalizzare i suoi persistenti atti criminali di aggressione e gravi violazioni del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite all’interno della Repubblica araba siriana e della regione”[3].

Nello specifico dei rilievi fatti per ciò che concerne l’attività relativa al comparto nucleare iraniano,  si è avuta la reazione di Mohammad Eslami, il responsabile delle attività relative al progetto energetico atomico iraniano, che ha affermato che non vi era in realtà nulla di nuovo e che tutto procede secondo le regole[4].

Il 28 Dicembre 2023 il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha diramato, per tramite dell’Ufficio del suo Portavoce, un importante documento, una dichiarazione congiunta,  rilasciata dai Governi di Stati Uniti d’America, Francia, Germania e Regno Unito nel quale, con riferimento al rapporto dell’AIEA del 26 Dicembre 2023 riguardante lo stato attuale di sviluppo del programma nucleare iraniano, nella quale testualmente si legge[5]:

“Il rapporto dell’AIEA  del 26 dicembre 2023 evidenzia che l’Iran ha aumentato il tasso di produzione di uranio arricchito fino al 60% a Natanz e Fordow ai livelli osservati tra gennaio e giugno 2023. Questi risultati rappresentano un passo indietro da parte dell’Iran e porteranno l’Iran a triplicare il suo tasso di produzione mensile di uranio arricchito fino al 60%.

Condanniamo questa azione, che si aggiunge alla continua escalation del programma nucleare iraniano. La produzione di uranio ad alto arricchimento da parte dell’Iran non ha alcuna giustificazione civile credibile e la produzione segnalata presso l’impianto di arricchimento del combustibile di Fordow e l’impianto pilota di arricchimento del combustibile comporta ulteriori rischi significativi legati alla proliferazione. Prendiamo inoltre atto della decisione dell’Iran di tornare alla stessa configurazione a cascata scoperta dall’AIEA a Fordow all’inizio di quest’anno. Il ritardo dell’Iran nel dichiarare questo cambiamento nel gennaio 2023 pone seri dubbi sulla volontà dell’Iran di cooperare con l’AIEA in piena trasparenza.

Queste decisioni dimostrano la mancanza di buona volontà dell’Iran verso la de-escalation e rappresentano un comportamento sconsiderato in un contesto regionale teso.
Esortiamo l’Iran a invertire immediatamente questi passi e a de-escalation il suo programma nucleare. L’Iran deve cooperare pienamente con l’AIEA per consentirle di fornire garanzie sul fatto che il suo programma nucleare è esclusivamente pacifico e di designare nuovamente gli ispettori sospesi nel settembre 2023.

Rimaniamo impegnati in una soluzione diplomatica e riaffermiamo la nostra determinazione che l’Iran non dovrà mai sviluppare un’arma nucleare.”

Il testo, che nonostante i toni diplomatici, si conclude con una palese minaccia rivolta a Teheran in quanto difficilmente può essere letta diversamente la frase finale del comunicato, rende perfettamente conto, confermandole alla luce del citato rapporto dell’AIEA, le ragioni che hanno sin qui fatto sì che il governo iraniano mantenesse un profilo tutto sommato basso per tutto quanto sta avvenendo in Medioriente dove si è di fatto adoperato affinché gli Hezbollah basati in Libano non cadessero nella trappola predisposta da un Governo Israeliano ben intenzionato a provocare, a motivo del perseguimento della propria sicurezza, il casus belli necessario giustificativo di un allargamento al Libano del proprio attacco contro le milizie palestinesi, ragioni che possiamo sinteticamente riassumere evidenziando due ben precise esigenze delle quali:

1)    la prima riguarda il palese proposito di non attirare l’attenzione su di sé e sul proprio programma nucleare ufficialmente pacifico, ma palesemente finalizzato al raggiungimento delle condizioni necessarie per giungere quanto prima a dotarsi di un’arma nucleare idonea a supportare le proprie mire sulla regione

2)    la seconda discendente dalla opportunità, che di fatto le è stata data con l’ammissione tra i BRICS, di portare avanti la propria azione di contrasto degli Stati Uniti uniformando la propria strategia a quella diplomatico–monetaria promossa dalla Repubblica Popolare Cinese

A questo punto la parola passa non solo a Teheran, ma pure a Pechino che dovrà sicuramente esprimersi e prendere posizione, una posizione non facile da assumere in quanto una eventuale opzione militare passerebbe per Tel Aviv, da sempre bene intenzionata a colpire i siti nucleari iraniani, ma sino ad ora trattenuta dagli Stati Uniti dal passare ai fatti.

Una Tel Aviv con cui Pechino ha tutte le intenzioni di intrattenere ottimi rapporti, promuovendone pure la pacifica collaborazione con i Paesi arabi chiave del Medioriente (l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti) essendo Israele il nodo cruciale di passaggio della via alternativa a quella Nuova via della Seta il cui progetto è saltato nel momento stesso in cui Kyiv ha preso a gravitare nell’orbita statunitense fino al punto di trovarsi coinvolta nella guerra ancora in corso con la Federazione Russa: una guerra che ha deprivato Xi Jinping del nodo cruciale ucraino del progetto iniziale.

La situazione che la dichiarazione congiunta ha determinato è particolarmente calda e le possibili opzioni tattiche di Pechino non sono di fatto molte e tutte alquanto foriere di spiacevoli conseguenze per il Dragone che, per la prima volta, si trova in una posizione decisamente difficile.

Ed infatti qualora Pechino si schierasse con Teheran non potrebbe non inimicarsi non solo il Governo Israeliano (che oltretutto sta portando avanti una campagna militare che ha come fine ultimo la rimozione di uno dei fattori di instabilità del Medioriente che più sono potenzialmente di intralcio ai suoi strategici di Xi Jinping, così come a quelli dell’Arabia Saudita e degli UAE), ma pure i Governi dei due Paesi arabi testè citati che non potrebbero non sentirsi minacciati da una evoluzione in senso bellico del progetto nucleare iraniano appoggiata dalla Cina.

Al tempo stesso non schierarsi con Teheran, ovvero mantenere una posizione neutrale, molto probabilmente provocherebbe una reazione negativa del Governo iraniano tale da farla tornare ad essere il “cane sciolto” che è stata sin qui, con tutto quello che questo comporterebbe in quanto la cosa non potrebbe non essere letta –comportando un danno di immagine non di poco conto per l’establishment cinese– come un vero e proprio “via libera” dato ad una eventuale azione militare Occidentale guidata dagli Stati Uniti.

L’unico aspetto prudenziale che emerge dalla dichiarazione del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti è l’assenza tra i firmatari del Governo Israeliano, mentre di sapore ben diverso appaiono tanto la presenza di quello francese che di quello tedesco che, lo ricordiamo, sono non a caso  i Governi dei Paesi le cui ambizioni strategiche in Europa (ambizioni che avevano condotto nel Gennaio 2019 alla firma del Trattato di Aquisgrana) sono risultate le vittime più illustri della strategia sanzionatoria promossa da Washington contro Mosca: una presenza che suona come una sorta di investitura ufficiale a primi vassalli della nuova Europa nata per volontà della Casa Bianca.

In questo senso la mancata presenza del Governo italiano tra i firmatari non può non leggersi come un ripristino dei vecchi equilibri europei che vedono il Belpaese nella consueta posizione subalterna, nonostante tutti gli abbracci ed i sorrisi elargiti a più riprese da Biden alla Premier Meloni.
Sullo sfondo di tutto quanto detto vi è l’azione in corso degli Houti yemeniti nel Mar Rosso, una azione che merita una lettura più approfondita di quella sin qui fatta in chiave meramente economica dalla maggior parte degli osservatori internazionali, una azione che troppo semplicisticamente si è voluta legare alla politica estera iraniana pro–palestinese.
 

[1] https://www.newsweek.com/iran-nuclear-escalation-worries-united-states-1855734
[2] https://english.aawsat.com/world/4711281-iran-rejects-accusations-involvement-attacks-us-forces-commercial-ships-red-sea
[3] https://english.aawsat.com/world/4711281-iran-rejects-accusations-involvement-attacks-us-forces-commercial-ships-red-sea
[4] https://english.aawsat.com/world/4711281-iran-rejects-accusations-involvement-attacks-us-forces-commercial-ships-red-sea
[5] https://www.state.gov/joint-statement-on-the-latest-iranian-nuclear-steps-reported-by-the-iaea/#:~:text=We%20urge%20Iran%20to%20immediately,inspectors%20suspended%20in%20September%202023.

TAG: AIEA, Cina, iran, nucleare, terrorismo
CAT: Geopolitica

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