Le mire russe su Africa e Medioriente, per un nuovo ordine globale

23 Febbraio 2023

Ad un anno dall’inizio della guerra, chi la sta vincendo? Militarmente, Kiev è riuscita, grazie al sostegno occidentale, a resistere. Ma dal punto di vista commerciale e diplomatico, nonostante le sanzioni economiche decise da moltissimi paesi, le cose potrebbero essere diverse da ciò che sembrano. I viaggi del ministro degli esteri russo Sergey Lavrov in molti paesi africani e del Medio Oriente ne sono una prova inconfutabile ed estremamente preoccupante.

Focalizzati, come giustamente siamo, nel cercare di affrontare la catastrofe umanitaria ucraina e difendere, sul confine del Donbass, la sicurezza dell’intera Unione Europea, stiamo tralasciando di considerare i mutamenti che stanno avvenendo nel resto del mondo, senza che noi europei, obbligati a concentrare le nostre forze nel conflitto militare e quello commerciale (nel quale ci troviamo tra l’incudine russa ed i martelli americani e cinesi), siamo in grado non solo di reagire, ma nemmeno di acquisire consapevolezza della gravità della situazione.

I fatti. Il 2 marzo 2022 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in una riunione d’urgenza, chiede alla Russia di ritirare “immediatamente, completamente e senza condizioni” le sue forze militari dall’Ucraina: 141 dei 193 membri delle Nazioni Unite sostengono la risoluzione. Cina, India e Sudafrica sono tra i 35 paesi che si astengono, mentre Eritrea, Corea del Nord, Siria, Bielorussia e (ovviamente) Russia votano contro. La risoluzione non è vincolante, ha soltanto un peso politico e aumenta l’isolamento internazionale di Mosca. Ben più concreta è la corposa serie di sanzioni contro Mosca che paesi come l’Europa, gli Usa, i partner della Nato e, in un secondo momento, anche il Giappone, l’Australia e la Nuova Zelanda, mettono in atto di comune accordo.

È una lunga lista di provvedimenti che risponde ad una guerra militare con una guerra economica e che ha un duplice scopo: da un lato si tenta di indebolire la capacità del Cremlino di finanziare la guerra, dall’altro si impongono alti costi economici e sociali alla Russia, mirando a indebolire il fronte politico interno. Non è una novità: nel 2014, con l’indebita annessione della Crimea, l’Occidente prende di mira tutti coloro che hanno rapporti d’affari in o con la Crimea. La reazione di Mosca: il proseguo degli attacchi in Ucraina e l’abbattimento dell’aereo della Malaysian Airlines (17 luglio 2014) con un missile terra-aria lanciato dal Buk System[1] delle forze secessioniste russe, costato la vita di 298 civili[2] (è di pochi giorni fa la decisione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di procedere contro la Federazione Russa che ha sempre negato le responsabilità dell’abbattimento[3]).

20 febbraio 2023: Russia, Cina e Sudafrica iniziano le esercitazioni militari comuni[4]

Unione Europea e USA iniziano a prendere di mira le banche statali, ad imporre l’embargo sulle armi, a limitare le vendite di tecnologia e l’esportazione di attrezzature per l’industria petrolifera[5]. Il Consiglio Atlantico stima che, di conseguenza, la Russia abbia perso un potenziale investimento estero di 479 miliardi di dollari, pari a circa un terzo del PIL russo, e che il PIL si sia contratto dell’8%[6], anche se la stima è controversa: alcuni analisti sostengono che le perdite reali della Russia rimangono al di sotto dell’1% del PIL[7].

Questa volta le sanzioni sono più aggressive, partendo dal congelamento dei beni esteri della banca centrale russa, che ammontano a 630 miliardi di dollari di riserve in valuta estera[8]. La Banca di Russia viene sospesa dalla Bank of International Settlements[9], impedendo a chiunque di commerciare in rubli. Alcune delle principali istituzioni finanziarie russe vengono escluse dal sistema di scambi finanziari internazionali SWIFT, un sistema di comunicazione digitale necessario per i trasferimenti di denaro oltrefrontiera, causando i ritardi dei pagamenti da e per la Russia, in particolare nel settore dell’energia[10]. Vengono vietate le operazioni con le imprese statali, la prestazione di servizi di rating a qualsiasi persona o entità russa, e nuovi investimenti nel settore dell’energia.

Gli Stati Uniti vietano le importazioni di petrolio e gas russo[11] e il Regno Unito dichiara di rinunciare al petrolio russo dal 2023[12]. La UE, che dipende per il 25% dal petrolio russo e per il 40% dal suo gas, afferma di rendersi indipendente da Mosca entro il 2030[13]. La Germania, da parte sua, blocca l’attivazione del Nord Stream 2, il gasdotto costruito per portare il gas russo in Germania, e da lì nel resto dell’Europa[14]. Viene vietata la vendita dei beni di lusso, tra cui auto, aerei e imbarcazioni, i prodotti dell’alta moda e le opere d’arte[15]; vengono vietate le esportazioni di beni destinati alle aziende russe, specie in ambito militare, computer, prodotti chimici, nucleari ed elettronici[16]. Tutti i voli delle compagnie aeree russe vengono banditi dallo spazio aereo di USA, Regno Unito, UE e Canada[17], il Regno Unito vieta ai russi il noleggio ed il volo dei jet privati[18].

Inizia una corsa contro il tempo: oligarchi e partners del regime russo devono far sparire i propri patrimoni prima che vengano congelati[19]. Le sanzioni colpiscono 386 membri del parlamento russo[20], così come i beni appartenenti al presidente russo Vladimir Putin e al suo ministro degli esteri Sergey Lavrov, congelati negli Stati Uniti, nell’UE, nel Regno Unito e in Canada[21]. Ma non basta.

Il 15 febbraio 2023 Ursula Von der Leyen comunica un nuovo pacchetto di sanzioni verso Mosca: divieti di esportazione per un valore superiore a 11 miliardi di euro attraverso blocchi di fornitura di elettronica, veicoli speciali, pezzi di ricambio, motori a reazione, materiali per l’edilizia come antenne o gru; il blocco viene esteso a sette entità iraniane e ad altri Paesi terzi che durante la guerra forniscono droni Shahed ed altro materiale bellico[22]. Il nuovo pacchetto prevede anche azioni mirate a colpire la macchina della propaganda, rendendo pubblici elenchi di propagandisti russi, di comandanti militari, politici ed oligarchi, contro cui si procede con il blocco dei loro beni[23].

Una potenza anticoloniale

16 luglio 2022: Lavrov con il presidente dell’Uganda Yoweri Museveni ad Entebbe[24]

Il presupposto è chiaro e semplice: “La Russia è stata tra le poche potenze mondiali senza colonie in Africa, e non ha partecipato alla tratta degli schiavi nel corso della sua storia. La Russia ha aiutato, in ogni modo possibile, i popoli del continente africano a raggiungere la loro libertà e sovranità”: questo è il messaggio che l’ambasciata russa in Sudafrica pubblica in occasione dell’Abolition of Slavery Day del 2 dicembre 2022[25].

È un’aggressiva operazione di marketing che scatta nel luglio del 2022, in grande fretta: l’Ucraina è uno dei principali esportatori al mondo di grano, ed il blocco delle esportazioni provocato dalla guerra (in parte perché i porti ucraini sono stati minati, in parte a causa dei sequestri operati dall’esercito russo), genera una grave crisi alimentare, soprattutto in Africa ed in Medio Oriente. Di fronte al conflitto, molti Paesi africani hanno una posizione neutrale: durante il voto della risoluzione delle Nazioni Unite che condanna la Russia per la sua “aggressione” e chiede il ritiro dall’Ucraina, 17 nazioni africane si astengono, l’Etiopia e il Camerun si ritirano, mentre Mauritania, Kenya, Lesotho e isole Mauritius passano dall’astenersi al voto favorevole[26].

Per l’Africa mantenere buoni gli storici rapporti con Stati Uniti, Europa e Russia è un imperativo; la crisi alimentare rischia di compromettere le relazioni in una fase di profonda trasformazione degli equilibri commerciali. Se l’Africa ha bisogno della Russia, mai come ora la Russia, isolata dall’Occidente, ha bisogno di un partner commerciale così strategico. Steven Gruzd, a capo del programma Russia-Africa presso l’Istituto sudafricano per gli affari internazionali, spiega così la strategia di Mosca: “È una guerra di propaganda […] abbiamo visto dalla parte ucraina con quale successo il presidente Zelensky ha usato i social media […] Dà messaggi quotidiani, parla ai parlamenti e al Congresso degli Stati Uniti e ai gruppi di tutto il mondo. Praticamente, lo si vede in prima linea e la Russia sta preparando una controffensiva”[27].

Nel luglio 2022, il Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov organizza un serrato tour in Africa. In agenda ha degli appuntamenti con i leaders politici in Egitto, Congo, Etiopia, e Uganda. Il 24 luglio incontra al Cairo il segretario generale della Lega araba Ahmed Aboul Gheit, il presidente egiziano Abdel Fattah el-Sissi e il ministro degli Esteri Sameh Shoukry[28]: li rassicura che la Russia è impegnata a rispettare i propri obblighi di esportazione di grano previsti dall’accordo da poco firmato con Kiev[29].

25 luglio 2022: Lavrov abbraccia il ministro degli esteri congolese Jean-Claude Gakosso[30]

L’occasione è ghiotta per negoziare un accordo di libero scambio con l’Unione Economica Eurasiatica (EAEU)[31] e lo sviluppo di una zona franca a Port Said, alle porte del Canale di Suez[32]. L’Egitto è un partner chiave per Mosca, gli scambi commerciali hanno un volume di circa 5 miliardi di dollari l’anno e la sua partecipazione come principale partner straniero al Forum economico internazionale di San Pietroburgo (SPIEF) ne è la conferma[33]. Un accordo commerciale attraverso l’EAEU consentirebbe all’Egitto di commerciare più facilmente con le nazioni islamiche del Kazakistan e Kirghizistan tramite il corridoio internazionale di trasporto nord-sud (INSTC), attraverso l’Iran[34].

Il tour africano di Lavrov prosegue toccando in rapida successione Congo, Uganda e Etiopia, incontri nei quali promette fedeltà e accordi commerciali, denigrando l’operato delle Nazioni Unite (con loro “avremo un mondo dove domina il più forte”[35]) e senza rinunciare a stoccate circa l’inaffidabilità della valuta americana nel sostenere l’economia mondiale[36].

Sono provocazioni efficaci: poche ore dopo la partenza di Lavrov dall’Uganda, Washington annuncia la visita a Kampala la settimana successiva dell’ambasciatore degli Stati Uniti presso l’ONU, Linda Thomas-Greenfield[37]. Alle critiche sull’atteggiamento amichevole nei confronti di Mosca, il presidente ugandese Museveni risponde: “Sono stati con noi negli ultimi 100 anni, come possiamo essere automaticamente contro di loro? Come possiamo essere contro qualcuno che non ci ha mai fatto del male, che invece ci ha aiutato? Non crediamo nell’idea di essere nemici del nemico di qualcuno”[38].

La collaborazione militare con il Sudafrica e l’Eritrea

23 gennaio 2023: Sergey Lavrov in Sudafrica incontra Naledi Pandor[39]

Il 23 gennaio 2023 Lavrov incontra a Pretoria il suo omologo Naledi Pandor. Il copione è lo stesso: promettere vicinanza, sostegno, e presentare un volto umano ed innocente in merito al conflitto ucraino, incolpando l’Occidente di tutto, anche dell’impennata dei prezzi alimentari[40]. Ma c’è di più: la visita di Lavrov arriva pochi giorni dopo l’annuncio delle forze armate sudafricane di voler tenere una esercitazione militare congiunta denominata Operazione Mosi II (Fumo) con la marina russa e cinese, da svolgere al largo della costa orientale del Sudafrica dal 17 al 26 febbraio – anniversario dell’invasione in Ucraina – con le navi da guerra che giungono attraverso l’Oceano Indiano: nei primi di gennaio la fregata Gorshkov, equipaggiata con i temutissimi missili ipersonici Zircon, parte alla volta dell’Oceano Atlantico e Indiano per approdare nel punto di supporto logistico a Tartus (Siria), per poi prendere parte all’esercitazione[41].

Il partito d’opposizione Democratic Alliance (a dominanza anglosassone) critica aspramente la decisione affermando che, in questo modo, la ANC smentisce la sua posizione neutrale sulla guerra in Ucraina, schierandosi apertamente con Mosca. L’ambasciatore dell’Ucraina in Sudafrica, Liubov Abravitova, dichiara di non capire perché condurre esercitazioni con “un esercito di stupratori e omicidi.”[42], mentre, a Pretoria, i membri della comunità ucraina in Sudafrica protestano contro la visita sventolando cartelli con la scritta “Vai a casa Lavrov” e “Smettila con le bugie! Ferma la guerra”[43].

Le esercitazioni destano grande preoccupazione anche in Occidente, che però vuole evitare di incrinare i delicati rapporti con il governo sudafricano, ed anche i diplomatici in subbuglio vengono richiamati all’ordine[44]: il ministro degli Esteri dell’Unione Europea, Josep Borrell, dopo il recente colloquio con Naledi Pandor, ha scritto che “la UE non chiede al Sudafrica di schierarsi tra la Russia e l’Occidente ma, in questo contesto, lo svolgimento di esercitazioni militari navali con Russia e Cina nell’anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina è a dir poco motivo di grave preoccupazione”. Un’osservazione prudente, ma sufficiente a provocare una dura reazione di Pretoria[45].

Il Sudafrica è uno storico alleato della Russia. I loro rapporti risalgono a più di cento anni fa. Nel 1896 Mosca intesse relazioni diplomatiche con l’Abissinia (Etiopia) e la Repubblica Sudafricana (Transvaal), inviando medici ed ufficiali istruttori a fianco dell’esercito del Negus Menelik e appoggiando con centinaia di volontari i boeri nella guerra contro gli inglesi[46]. In tempi più recenti, i sovietici sostengono il Partito Comunista Sudafricano che, in coalizione con la ANC, lotta per porre fine all’apartheid, persino dopo la proibizione della costituzione di partiti comunisti in Sudafrica[47].

Successivamente, Sudafrica e Russia formano assieme a Cina, India e Brasile l’alleanza economica “BRICS”, che ha due principali obiettivi: competere sulla scena mondiale con gli Stati Uniti e le altre potenze economiche occidentali; rivendicare una leadership condivisa dalla Comunità internazionale. I paesi del BRICS comprendono oggi oltre il 42% della popolazione mondiale, il 25% della totale estensione della Terra, il 20% del PIL mondiale, e circa il 16% del commercio internazionale; il primo incontro informale tra i quattro paesi, promosso proprio dal ministro degli esteri russo Lavrov, avviene nel settembre 2006 a New York, a margine dell’Assemblea generale dell’ONU[48].

26 gennaio 2023: Sergey Lavrov a colloquio con il presidente dell’Eritrea Isaias Afwerki[49]

Ma c’è anche una questione politica interna che spinge il Sudafrica nelle braccia di Madre Russia, e questa riguarda le pessime condizioni in cui versa il partito di governo, la ANC, un partito imploso da quando il presidente Cyril Ramaphosa, che aveva basato la sua campagna elettorale sulla lotta contro la corruzione, è stato colto sul fatto nel violare le leggi fiscali. La base del partito, che si finanzia principalmente con la corruzione, ha creato una crisi profondissima, risolta con un accordo tra tutte le fazioni interne alla ANC – e, quindi, anche quelle dei predecessori di Ramaphosa, come Jacob Zuma e Tokyo Sexwale, che erano stati costretti alle dimissioni proprio in seguito a scandali penali[50].

Il 26 gennaio, dopo aver visitato anche l’Angola e il Regno di eSwatini (ex Swaziland), Lavrov approda in Eritrea, uno dei cinque Stati che, insieme a Russia, Bielorussia, Siria e Corea del Nord, nel marzo 2022 vota contro la risoluzione delle Nazioni Unite che condanna l’invasione dell’Ucraina. L’Eritrea è uno dei Paesi più repressivi al mondo: uno Stato monopartitico e una società militarizzata, una Costituzione mai attuata e governato dal dittatore Isaias Afwerki sin dal 1993, anno dell’indipendenza: Isaias detiene il potere assoluto, non indice elezioni politiche, controlla magistratura e un esercito dedito a torture, uccisioni e arresti arbitrari, è accusato dalle Nazioni Unite di atroci quanto sistematiche violazioni dei diritti umani[51] e di crimini contro l’umanità[52].

Il ministro degli Esteri Osman Saleh, incontrando la delegazione russa, dichiara di considerare la crisi ucraina come frutto di una “sconsiderata politica di egemonia e contenimento” condotta per decenni dagli Stati Uniti e che “l’Ucraina è sia il pretesto che la vittima di questa politica”[53]. Lavrov non poteva attendersi una accoglienza migliore, e ringrazia: “Siamo grati agli amici eritrei per il loro costante sostegno alle iniziative russe nelle Nazioni Unite […] Notiamo la posizione di principio ed equilibrata di Asmara sulle questioni riguardanti gli eventi in Ucraina e dintorni”[54]. Un vero idillio.

Durante l’incontro vengono affrontati temi di cooperazione economica, in particolare nei settori dell’energia, dell’estrazione mineraria, della tecnologia dell’informazione, dell’istruzione e della salute; viene rivelato anche uno studio congiunto sulle possibilità di sfruttare le potenzialità logistiche e le possibilità di transito nel porto di Massaua ed anche del suo aeroporto[55]: l’Eritrea è un Paese strategico per la sua posizione geopolitica, poiché si trova nel Corno d’Africa, affacciata sul Mar Rosso, nel centro di rotte navali di rilevanza mondiale.

Riconquistare l’Iraq

5 febbraio 2023: Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov sbarca a Bagdad

La visita di Lavrov a Baghdad ha un valore altamente simbolico: l’Iraq è un luogo dove enormi interessi strategici storicamente si intrecciano e confliggono grazie all’ingombrante presenza militare e commerciale degli USA. Tra l’altro, dopo l’insediamento dell’ultimo governo, i rapporti tra Washington e Baghdad sembrano migliorare, rafforzati da numerosi recenti incontri diplomatici[56]. Ma l’Iraq è anche un territorio col quale la Russia ha rapporti da decenni: Mosca è un partner chiave durante il regime di Saddam Hussein, anche se dal 2003 la sua influenza economica e il suo privilegio è in decadenza.

È quindi tempo di rilancio: durante la visita Lavrov incontra il presidente Abdul Latif Rashid, il primo ministro Muhammad Shia al-Sudani, il presidente del parlamento Muhammad Halbousi e il ministro degli esteri Fuad Hussein. La discussione si incentra sulla cooperazione energetica tra i due paesi, sui metodi per aggirare le sanzioni statunitensi contro Iraq e Russia e sulla cooperazione in materia di sicurezza. La questione energetica per la Russia è rilevante: i suoi due giganti petroliferi Lukoil e Gazprom, contano più di dieci miliardi di dollari di investimenti e recentemente, a causa delle sanzioni, hanno serie difficoltà a ricevere i pagamenti[57].

Durante il viaggio del Primo Ministro iracheno Mohammed Shia’ Sabbar Al- Sudani a Berlino, il 12 gennaio 2023, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha sondato la possibilità di importare gas dal nord dell’Iraq alla Germania, al fine di sostituire il gas russo[58]. Brett McGurk, coordinatore della Casa Bianca per il Medio Oriente e il Nord Africa, e Amos Hochstein, coordinatore statunitense per le infrastrutture globali e la sicurezza energetica, approdano in Iraq per promuovere il progetto di trasferimento gas curdo in Europa[59]. Sono piani che preoccupano seriamente Mosca e, per arginare la perdita di enormi fette di mercato, Lavrov cerca di spingere Baghdad ad utilizzare il gas internamente o di trasferirlo in Siria e Turchia, piuttosto che in Europa[60].

Ma l’impegno promesso da Lavrov va oltre le questioni commerciali. Anche la sicurezza è al centro degli accordi con Sudani: l’Iraq è membro della coalizione RSII, detta anche 4+1, un accordo per la condivisione di informazioni tra oppositori dello Stato Islamico che comprende anche Russia, Siria, Iran e Hezbollah libanese, e che svolge un ruolo cruciale per la sua posizione strategica tra Iran e Siria[61]. I due funzionari concordano di intensificare la cooperazione per combattere il terrorismo e l’estremismo anche con la fornitura di equipaggiamenti militari; l’esercito iracheno utilizza già carri armati russi, aeroplani Sukhoi e cannoni russi, e l’ex ministro della Difesa iracheno Juma Inad, a Mosca, discute l’acquisto di attrezzature militari e avvia nuovi accordi per armature, droni e sistemi missilistici di difesa aerea S400[62].

Qualora l’accordo dovesse funzionare, questo cambia l’intero scenario mediorientale, perché gli Stati Uniti e l’Occidente sono attualmente nelle mani dell’alleanza tra Israele, Arabia Saudita, Egitto ed Emirati Arabi Uniti[63], il ché sta producendo il genocidio palestinese, sta permettendo a Gerusalemme di bombardare indisturbata Damasco e Beirut, e costringe tutti i paesi della regione di cercare in fretta, e disperatamente, nuovi alleati e nuovi protettori.

Il Mali sfiducia l’Occidente

Mercenari russi appartenenti a Sewa Security Services, una società di Evgheni Prigozhin[64]: presenti in diverse centinaia nel Sahel, sono accusati di crimini di guerra e sistematiche violazione dei diritti umani[65]

Il Mali è una terra martoriata dai gruppi armati jihadisti, che nel 2022 hanno ucciso il triplo delle persone che nel 2021[66], e dal continuo susseguirsi di colpi di Stato ad opera di élite militari[67], che non fanno che aggravare una situazione già disperata e dall’emergenza umanitaria, visto che gli sfollati interni sono quasi mezzo milione[68], 8,8 milioni di persone necessitano di assistenza umanitaria (+ 17% dall’inizio del 2022), e due milioni di bambini sotto i cinque anni sono colpiti da malnutrizione acuta[69].

L’Occidente, dopo nove anni di operazioni militari nel tentativo di stabilizzare la regione, getta la spugna: il 17 febbraio 2022 la Francia, i suoi alleati europei ed il Canada annunciano il ritiro delle truppe nell’operazione Barkhane e nella Task Force Takuba (2400 soldati francesi e 900 soldati degli Stati alleati)[70]. Le relazioni peggiorano con l’avvento della giunta militare al potere a seguito del golpe nell’agosto del 2020. Gli scarsi risultati ottenuti dalla missione nel contrasto al terrorismo alimenta l’avversione contro l’Occidente, sia nella popolazione che nell’entourage politico. Il ritiro della Forza di Pace viene vissuta dai maliani come un tradimento, la Francia viene accusata di armare i combattenti islamisti, compiere atti di spionaggio e di essere responsabile dell’estensione della jihad, in precedenza localizzata solo nella regione settentrionale del paese[71], in tutto il paese.

I numerosi colpi di Stato nel Sahel incontrano sempre di più il favore di una popolazione che vede i precedenti governi democratici filofrancesi inadeguati a contrastare la minaccia jihadista. La crescente insoddisfazione verso le forze occidentali stende il tappeto rosso ad altre potenze, come la Cina[72] e la Russia: porte aperte ad un partner che non esercita pressioni sulle questioni interne del Mali, che non chiede elezioni regolari e difesa dei diritti umani, che non ha alcuna intenzione di interferire con la politica interna, tutte attività considerate come “neocoloniali” e “destabilizzanti”[73]. Verso la fine del 2022 anche la missione di pace MINUSMA, istituita nel 2013, è in grave difficoltà[74]: le ostilità del Governo nei confronti delle truppe delle Nazioni Unite sono sempre più pressanti, fino a sfociare, nel febbraio del 2023, nell’espulsione di Guillaume Ngefa Atonodok Andali, capo della sezione per i diritti umani[75].

Il 7 febbraio del 2023 Lavrov viene ricevuto dal ministro degli Esteri Abdoulaye Diop. Da quando il Presidente Assimi Goita è al potere, il sostegno della Russia è accolto con entusiasmo. Lavrov, in una conferenza stampa, rivela che “l’anno scorso abbiamo inviato una grande partita di tecnologia aeronautica russa, grazie alla quale l’esercito del Mali è stato recentemente in grado di condurre con successo operazioni contro i terroristi”, aggiungendo che “una seconda partita di tecnologia aeronautica per questi scopi è stata consegnata proprio di recente, il 19 gennaio”[76].

Lavrov intende precisamente: Mosca ha inviato aerei da combattimento Sukhoi ed elicotteri da ricognizione e da combattimento[77]. La Russia sbarca in Mali anche diverse centinaia di soldati identificati ufficialmente come “istruttori” – che si aggiungono a quelli già esistenti – ma che sono in realtà paramilitari del gruppo Wagner di Yevgeny Prigozhin[78]. Secondo un rapporto del Combating Terrorism Center, nell’area sono dispiegati oltre 1000 mercenari e il gruppo Wagner riceve quasi 11 milioni di dollari al mese per fornire sicurezza e addestramento[79].

7 febbraio 2023: Sergey Lavrov e Abdoulaye Diop durante una conferenza stampa a Bamako[80]

Eppure, malgrado l’appoggio russo, stando alle informazioni di osservatori, diplomatici, analisti e gruppi per i diritti umani, la sicurezza interna del Paese va verso un progressivo quanto drammatico deterioramento[81] e gli estremisti legati ad al-Qaida e al gruppo dello Stato Islamico diventano più forti[82]. Assimi Goita nega tutto: “Il successo militare che abbiamo ottenuto negli ultimi due anni supera qualsiasi cosa sia stata fatta nei decenni passati. Le nostre armi sono l’orgoglio dell’intera nazione” e, secondo lui, le affermazioni dei pacifisti sono solo “notizie false”[83].

Il Royal United Services Institute non crede affatto che le truppe Wagner possano fornire un apporto significativo nella lotta al terrorismo: per via della loro limitata conoscenza del territorio, dei rapporti tesi con ufficiali di basso rango dell’esercito locale e per via della loro rigida struttura di comando e controllo. Secondo l’istituto la Russia e le forze del Gruppo Wagner sono molto più brave nel rafforzare la presa di regimi autoritari al potere[84]. Uccisioni, arresti arbitrari e torture perpetrate dai “soldati bianchi” nei confronti di civili sono frequentemente denunciate, anonimamente, per paura di ritorsioni; il sottosegretario di Stato americano Victoria Nuland afferma che è lo stesso Gruppo Wagner ad incoraggiare la giunta nel negare alle forze di pace l’accesso alle aree in cui hanno il mandato di indagare sugli abusi[85].

Le preoccupazioni occidentali per l’accelerazione dei rapporti tra Russia e Mali, vengono duramente respinte dallo stesso Abdoulaye Diop che dichiara di “non aver bisogno di giustificare a nessuno la collaborazione con la Russia per il rafforzamento dell’esercito e per importare petrolio e grano”[86]. In realtà c’è l’enorme rischio che il Mali si stia ficcando in un pericoloso cul-de-sac: dopo aver voltato definitivamente le spalle all’Occidente ed essersi legato ad un partner poco trasparente, il rischio di ritrovarsi in condizioni di occupazione militare straniera è alto. Avendo preso il potere con la forza e non con il consenso, i leader della giunta sanno di avere il sostegno popolare, legandosi ai russi, ma il rischio di un isolamento internazionale è una possibilità con cui potrebbero a breve dover fare i conti.

L’Africa, l’arena degli squilibri mondiali

La Russia, esclusa dal circuito internazionale SWIFT, prepara la propria controffensiva[87]

L’Europa e gli Stati Uniti, impegnati da decenni per trasformare gli Stati disegnati dal colonialismo in partners dipendenti, stabili e democratici (un approccio sempre più considerato con disprezzo “post-coloniale”), ora sono costretti a confrontarsi con un contendente che opera con regole diverse: la Russia, che non a caso stringe relazioni con i Paesi più instabili e dominati da despoti, che cerca di guadagnare influenza scegliendo strade offrendo sicurezza, senza porre troppe domande o chiedere condizioni, che conquista la simpatia degli autocrati schierandosi con loro.

Alla luce del recente conflitto in Ucraina, il ruolo di Mosca in Africa assume un significato diverso: non è solo la ricerca di una fonte redditizia di minerali, ma un campo di battaglia in cui indebolire l’Occidente. In una conferenza stampa del 18 gennaio 2023, Lavrov dichiara che la sua nazione ospiterà un secondo vertice Russia-Africa a San Pietroburgo, dal 23 luglio, lasciando intendere che la Russia potrebbe utilizzare il vertice per firmare accordi con i leader africani che consentano loro di aggirare le sanzioni statunitensi imposte sulla guerra in Ucraina, compresa l’introduzione di un nuovo sistema commerciale non più calcolato in dollari: “Ci saranno nuovi strumenti di cooperazione commerciale e di investimento, catene logistiche e accordi di pagamento. Il passaggio alle transazioni nelle valute nazionali è in corso”[88].

Quest’ultima frase nasconde una grande rivoluzione: a causa dell’esclusione dal circuito globale SWIFT, Mosca rilancia il sistema SPFS (Financial Message Transmission System, in vigore dal 2014[89]) al quale aderiscono già più di 400 banche, la maggior parte delle quali russe o delle ex repubbliche sovietiche, ma anche alcune banche di Germania, Svizzera, Francia, Giappone, Svezia, Turchia e Cuba[90]. Nel gennaio 2023 anche l’Iran, tagliata fuori dal circuito SWIFT a seguito delle ondate di sanzioni statunitensi del 2018, si unisce al sistema SPFS, collegando il proprio sistema SEPAM[91].

Conscia del fatto che l’invasione dell’Ucraina avrebbe portato con sé rigide sanzioni economiche, la Russia non è impreparata, avendo già pronto un sistema transfrontaliero di pagamenti. Sin dalle prime settimane della guerra russo-ucraina, la Banca di Russia e la Banca Popolare Cinese lavorano per stabilire una linea di comunicazione finanziaria per aggirare lo SWIFT. Il sistema di pagamento interbancario cinese transfrontaliero (CIPS), fondato nel 2015, è già usato da 23 istituti bancari russi, tra cui Credit Bank of Moscow, Asian-Pacific Bank, TransCapitalBank, Solidarity Bank, Ak Bars Bank, Absolut Bank e Bank Saint Petersburg, mentre Rosbank, Gazprombank e Alfa-Bank si stanno preparando per un collegamento completo al CIPS[92].

L’obiettivo è quello di stabilire una “mega-piattaforma orientale”, collegando l’SPFS della Russia con il CIPS della Cina: il 16 marzo 2022 Anatoly Aksakov, Presidente del Comitato per i mercati finanziari della Duma, afferma: “La Banca di Russia e la Banca popolare Cinese stanno lavorando per collegare i sistemi russi e cinesi per il trasferimento di messaggi finanziari, bypassando il sistema internazionale per il trasferimento di pagamenti interbancari SWIFT”[93].

Se tutto ciò funziona, è inutile continuare ad usare sanzioni che nessuno è più chiamato a rispettare e nessuno può più controllare. Per ora, l’invito russo ad aderire ad SPFS è allargato a tutti i paesi appartenenti all’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), che comprende otto Stati: oltre a Cina e Russia, India, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Pakistan e Uzbekistan[94]. Ma il viaggio di Lavrov in Africa prepara l’estensione del sistema all’intero continente africano, il che permetterebbe alle nazioni indebitate con l’Occidente di poter rinunciare ad estinguere il debito.

Il vertice Russia-Africa del 23 luglio, annunciato da Lavrov, si presenta quindi come apripista per lo sbarco del sistema SPFS anche in Sudafrica, annuncio che segue di pochi giorni quello del Presidente Vladimir Putin, con il quale invita i Paesi del BRICS (Brasile, India, Cina e Sudafrica appunto) a connettersi al proprio circuito[95]. Le sanzioni nate per indebolire il Cremlino mostrano un importante rovescio della medaglia: l’espansione di un universo parallelo a quello del dollaro.

Abile da sempre nell’occupare spazi lasciati scoperti e sfruttando le vulnerabilità dell’Occidente, come in Medio Oriente (consolidando il regime di Bashar al-Assad in Siria), in Nord Africa con la Libia o in America Latina (garantendo supporto a regimi ostili a Washington come quelli venezuelano e nicaraguense), la Russia si accinge a disegnare un nuovo ordine mondiale: in questo quadro, purtroppo, l’invasione dell’Ucraina non è che una mossa in un’immensa scacchiera, e nulla più di un evento collaterale di una strategia globale (attualmente) vincente.

 

 

 

[1] https://www.military-today.com/missiles/buk.htm
[2] https://www.britannica.com/event/Malaysia-Airlines-flight-17
[3] https://www.dw.com/en/mh17-case-against-russia-is-admissible-european-court-rules/a-64511609
[4] https://currentaffairs.adda247.com/russia-china-and-south-africa-starts-joint-military-exercise/
[5] https://www.theguardian.com/world/2014/jul/29/economic-sanctions-russia-eu-governments
[6] https://www.atlanticcouncil.org/in-depth-research-reports/report/the-impact-of-western-sanctions-on-russia/#h-the-dominant-western-response-to-putin-s-aggression-was-sanctions
[7] https://www.aljazeera.com/news/2021/5/21/the-devastating-human-economic-costs-of-crimeas-annexation
[8] https://www.nbcnews.com/data-graphics/russian-bank-foreign-reserve-billions-frozen-sanctions-n1292153
[9] https://www.wsj.com/livecoverage/russia-ukraine-latest-news-2022-03-11/card/russia-suspended-from-bank-for-international-settlements-gEiXwjyiIlkp9jSTV7sU#:~:text=The%20Bank%20for%20International%20Settlements,Basel%2C%20Switzerland%2Dbased%20institution.
[10] https://www.offshore-technology.com/news/swift-ban-russia-energy/
[11] https://www.whitehouse.gov/briefing-room/statements-releases/2022/03/08/fact-sheet-united-states-bans-imports-of-russian-oil-liquefied-natural-gas-and-coal/#:~:text=Today%2C%20President%20Biden%20will%20sign,his%20needless%20war%20of%20choice.
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[14] https://www.theguardian.com/world/2022/feb/22/germany-halts-nord-stream-2-approval-over-russian-recognition-of-ukraine-republics
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[19] https://www.glistatigenerali.com/imprenditori_russia/quando-gli-oligarchi-prendono-il-largo/?fbclid=IwAR02Sve-zinXWn8WUXSfvBIpBu5fTyjbUHVrzsqOcb1a_7wvSm7zdmVXPQ8
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[21] https://www.theguardian.com/world/2022/feb/25/eu-to-announce-sanctions-targeting-vladimir-putin-and-sergei-lavrov
[22] https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/statement_23_907
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[63] THE NEW COLD WAR | IBI World Italia
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[89] https://ibiworld.eu/2023/01/26/haftar-la-spia-che-venne-dal-freddo/
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