Corona è libero, ma non dipingetelo come martire

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20 Giugno 2015

Esattamente 32 anni fa veniva arrestato Enzo Tortora, uomo la cui vicenda giudiziaria deve fungere da monito per chi ha una responsabilità nel campo della giustizia e che ancora oggi rappresenta un inquietante precedente per il sistema giudiziario italiano: non si può dire la stessa cosa, però, per il caso di Fabrizio Corona.

Corona, 40 anni ed una fedina penale lunga più di un chilometro, ha potuto ufficialmente lasciare il carcere di Opera per sottoporsi ad un programma di recupero presso la comunità Exodus di don Antonio Mazzi, al fine di superare lo stato di depressione, psicosi e ansia in cui versa l’ex re dei paparazzi, secondo quanto dichiarato in udienza a porte chiuse dai suoi legali Ivano Chiesa ed Antonella Calcaterra.

Subito dopo la notizia della sua scarcerazione, sul web non si sono sprecate le prese di posizione a favore di Corona e su Facebook già da tempo si contano numerose pagine, quali “Fabrizio Corona Libero” o “Grazia per Fabrizio Corona”, che prendendo a cuore la vicenda giudiziaria in questione, criticano aspramente il trattamento che il sistema giudiziario ha tributato a Corona in questi anni. Ma non solo, anche giornalisti, intellettuali ed artisti hanno fatto sentire la propria vicinanza al personaggio,tanto che  persino Adriano Celentano nell’ottobre del 2014 scrisse al Presidente della Repubblica per chiedere la concessione della grazia per Corona.

Ma si può sul serio parlare di Fabrizio Corona come un martire? Sinceramente non pare plausibile, considerando la lunga serie di vicende processuali che ha inanellato.

Il primo arresto di Corona risale al 12 marzo 2007, nell’ambito dell’inchiesta di “Vallettopoli” della Procura di Potenza guidata dal pm Henry John Woodcock, per le accuse di estorsione, associazione a delinquere e sfruttamento della prostituzione: egli restò in carcere fino al 29 maggio 2007, ed in seguito sarà assolto nel 2010 in seguito alla chiusura dell’inchiesta suddetta.

Il 5 marzo del 2008 Corona patteggia una pena di 1 anno e 6 mesi di reclusione dal Tribunale di Orvieto per detenzione e spendita di banconote false, mentre il 12 ottobre del 2009 arriva un’altra condanna per detenzione e spendita di banconote false, con l’aggiunta dei reati di detenzione e ricettazione di una pistola, a 4 mesi di carcere e 300 Euro di multa. Tale condanna va in continuazione con la pena precedentemente patteggiata ad Orvieto.

Nel 2009 arriva poi la condanna relativa al processo che lo vede accusato di estorsione e tentata estorsione per presunti fotoricatti ai danni di alcuni noti personaggi, come Lapo Elkann, Adriano e Francesco Coco. Il 10 dicembre di quello stesso anno Corona viene condannato a 3 anni ed otto mesi di reclusione dalla quinta sezione penale del tribunale di Milano, pena poi ridotta ad 1 anno e 5 mesi in appello e confermata poi  dalla Corte di Cassazione.

Durante la permanenza in carcere per l’inchiesta Vallettopoli, Corona,corrompendo con 4.000 Euro un agente della Polizia Penitenziaria, si fece consegnare dal suo avvocato una macchina fotografica usa e getta con cui realizzò un servizio fotografico da San Vittore, pubblicato poi su alcune riviste di gossip. Per questa vicenda viene condannato, in data 8 marzo 2010, per corruzione ad 1 anno e 8 mesi usufruendo del rito abbreviato. La pena sarà poi ridotta in appello e confermata dalla Cassazione  ad 1 anno 2 mesi e 5 giorni.

In un altro procedimento penale, il 12 marzo 2010 Corona viene condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione in primo grado dal Tribunale di Torino per aver ricattato l’ex calciatore della Juventus David Trezeguet. Il 16 Gennaio 2012 la Corte d’Appello di Torino aumenta la condanna a 5 anni, per estorsione aggravata e trattamento illecito di dati personali., confermata poi il 18 gennaio 2013 dalla Cassazione.

Proprio quando la suprema corte confermò la condanna Corona si diede alla fuga presso la città di Cascais in Portogallo, e dopo aver trascorso circa 6 giorni di latitanza si consegnò alla polizia locale. Successivamente Corona venne estradato in Italia e fu condotto nel carcere di Busto Arsizio, prima di essere trasferito nel carcere di Opera dove fino a pochi giorni fa stava scontando una condanna a 7 anni 10 mesi e 17 giorni comprendente le precedenti sentenze definitive raccolte negli anni.

Tralasciando vari procedimenti per diffamazione e numerose sanzioni amministrative per varie infrazioni al codice della strada, è palese che la figura di Corona non possa essere presa ad esempio per muovere critiche al sistema giudiziario italiano. Come visto, dal 2007 al 2013 il suo curriculum criminale si è arricchito di una serie sterminata di reati  e considerando i vari sconti di pena che negli anni ha potuto conseguire, vuoi per buona condotta o per motivi di salute, Fabrizio Corona rappresenta tutt’altro che un martire, ma semplicemente una persona che ha sbagliato e che è stata chiamata a rispondere davanti alla giustizia. Invece che continuare nell’ostinata difesa di un personaggio molto discutibile come Corona, che ha fatto della sfrontatezza e degli eccessi la sua regola di vita, si dovrebbe affrontare in modo più serio la vicenda relativa alle cifre impressionanti che riguardano le riparazioni per ingiusta detenzione: dal 1992 ad oggi, lo Stato ha liquidato quasi 600 milioni di Euro a 23 mila persone incarcerate ingiustamente o illegittimamente. Per questo il legislatore ed i cittadini dovrebbero battersi con impegno affinchè la giustizia sia amministrata in modo giusto ed equo per tutti, Corona compreso.

 

 

TAG: condanna, Corona, martire, processi
CAT: Giustizia

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