Idee per la cultura mutante – Un bando da 150mila euro per l’innovazione sociale

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28 Maggio 2015

È con grande piacere che inauguriamo con questo testo la collaborazione tra cheFare e Gli Stati Generali. Abbiamo pensato che sarebbe molto utile creare qui uno spazio dedicato all’innovazione culturale, dove ospitare contributi diversi, storie, analisi e considerazioni da parte di un ambiente molto variegato ma caratterizzato dalla presenza di persone con una grande voglia di fare e animate da uno spirito intraprendente e ottimista.

C’è chi si pensa imprenditore sociale, chi viene dal non-profit e dall’associazionismo, chi dall’impresa tradizionale, chi dalle cooperative, chi dalle fondazioni e chi non viene da nessuna di queste aree. Tutti questi soggetti però sono accomunati dal fatto che provano a tracciare rotte inedite per quanto riguarda la progettazione rivolta al mondo della cultura, e in questo periodo ce n’è sicuramente un gran bisogno.

Le mutate condizioni in cui si trovano a operare tanti attori coinvolti in questo settore costringe a un ripensamento profondo delle pratiche e delle modalità con cui agire il lavoro culturale.
Il riferimento qui non è esclusivamente rivolto alle modalità di finanziamento o all’assetto delle realtà coinvolte che gioco-forza sono costrette a confrontarsi con il mercato ma anche alla percezione di abbandono e di mancato riconoscimento delle proprie competenze professionali e della preparazione acquisita.

Appare inoltre chiaro come, complici le tecnologie digitali sempre più onnipervasive, giorno dopo giorno si vada affermando un soggetto che non è più semplicemente un consumatore di eventi culturali o elemento di un pubblico passivo ma è anche in grado di creare, interagire e produrre, ossia è sempre più un prosumer a vario titolo e livello.

A tutto ciò va aggiunta una considerazione decisiva: contemporaneamente alla fine dell’industria culturale novecentesca, con il suo corollario di fondi alla cultura per il terzo settore, e parallelamente alla conclusione del ciclo di vita del welfare state e all’affermarsi del paradigma neoliberista, si è andata affermando una rivoluzione tecnologico-digitale che è complice di buona parte dei cambiamenti in corso, ad esempio, nell’industria discografica, cinematografica, editoriale.

A questa situazione particolare non sembra possibile porre rimedio con un colpo d’ala ma con una strategia a medio e lungo termine giocata su più fronti: a cominciare dallo sviluppo di una casetta degli attrezzi, pratici e concettuali, indispensabili per fare cultura oggi.

Una modalità certamente centrale di progettazione e produzione culturale cui prestare grande attenzione è sicuramente quella che ha a che fare con la collaborazione e la cooperazione, ossia con il dispiegamento di pratiche partecipate di realizzazione grazie a un’organizzazione reticolare diffusa, sia essa on-line o off-line, non fosse altro che per far fronte alle tante competenze richieste in un mondo sempre più complesso.

cheFare cerca di dar conto di questo scenario prima di tutto con il bando, identificando una serie di criteri sui quali invita a interrogarsi: collaborazione, innovazione, riproducibilità, sostenibilità, equità economica dei lavoratori, impatto sociale territoriale, tecnologia e filosofia opensource, coinvolgimento delle comunità di riferimento.

D’altra parte, inventarsi un bando culturale fuori dagli schemi come cheFare permette di mostrare l’elefante nella stanza: quali sono le condizioni di vita del lavoratore culturale oggi? Quale ricaduta ha il suo lavoro sulla collettività? È utile esclusivamente alla produzione e al consumo di oggetti culturali, ossia è unicamente un attore del circuito dell’intrattenimento? Oppure esiste una dimensione lontana tanto dalla cultura per la cultura, quella che mira all’affermazione e rigenerazione dello status quo ,che dall’intrattenimento spettacolare? La scommessa che abbiamo fatto sta in buona parte nella possibilità di risposta a questi interrogativi. E nella speranza che agire una cultura trasformativa e includente sia una possibilità imprescindibile nel XXI secolo.

Il bando cheFare ha aperto la sua terza edizione ed è rivolto a organizzazioni profit e non profit del mondo della cultura, dell’innovazione sociale e alla società civile. È possibile inviare i propri progetti fino al 1° luglio. Alla fine del percorso di selezione verranno scelti i 3 progetti più in linea con gli scopi e i requisiti del bando e a ognuno di essi verranno dati 50.000 euro. All’indirizzo www.bando.che-fare.com si trovano tute le informazioni necessarie per partecipare.

 

CheFare

TAG: beni comuni, beni culturali, collaborazione, comunità, Cultura, cultura umanistica, neoliberismo, Open Source, prosumer
CAT: Innovazione

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