Il coniglio nel cappello dell’ISTAT

24 Agosto 2022

L’Italia si avvicina al voto: una delle principali dieci economie del mondo si trova in un momento di grave crisi di credibilità della propria classe politica e, di conseguenza, della democrazia. Una situazione che è uguale a quella di tutti gli altri paesi occidentali, nessuno escluso. Eppure, persino negli Stati Uniti, che sono il paese che soffre maggiormente della congiuntura attuale, con un aumento enorme della miseria, della violenza e dei movimenti di estrema destra, i dati delle agenzie di statistica indicano tutte tempi radiosi.

Non è una sorpresa. Mio nonno, un saggio che ha solo finito le scuole elementari, mi ammoniva: cucciolo, l’economia si maschera come scienza esatta, perché usa i numeri. Ma non ha nulla di scientifico: è solo l’estrema espressione della psicologia malata dell’umanità. Non esiste in natura, l’abbiamo generata noi, come la religione, per credere che, alla fine, tutto andrà bene. E quando non va bene, allora scoppia il panico, ed il panico genera la violenza e le dittature.

I detentori della dottrina statistica lo sanno bene, e si comportano come druidi celtici, criptando in formule magiche il fatto che cercano, invece di descrivere la realtà, di manipolarla, al fine di convincere i cittadini a non perdere la calma e la fiducia nel futuro. Solo che stavolta c’è il rischio che a crederci siano davvero in pochi, perché le critiche nei confronti delle agenzie di statistica di tutto il mondo crescono e la gente, ormai, la pensa come Winston Churchill, che diceva di credere solo alle statistiche che lui aveva falsificato personalmente[1].

Le critiche di Confindustria

25 giugno 2022: Carlo Bonomi accusa l’ISTAT di falsificare i dati sul PIL italiano[2]

La bomba è scoppiata quando il Presidente della Confindustria Carlo Bonomi ha sferrato un duro attacco all’ISTAT[3], reo (a suo dire) di aver ‘abbellito’ le statistiche sull’andamento dell’economia per compiacere il Governo: “La cosa che inizia un po’ a stupirmi è la revisione dei numeri, perché non vorrei che qualcuno iniziasse a raccontarci che sta andando tutto bene” – una frase sibillina che ha costretto l’Istituto, il 25 giugno, a replicare senza nominare mai Bonomi[4]. L’ISTAT specifica che la revisione del dato sul Prodotto Interno Lordo del primo trimestre, comunicato il 31 maggio, rientra “nella prassi di stima dei conti nazionali pubblicati regolarmente dall’Istituto” e ricorda che la stima completa dei conti economici trimestrali ha fatto registrare una crescita del PIL dello 0,1% in termini congiunturali, e del 6,2% in termini tendenziali – in rialzo rispetto alla stima preliminare del 29 aprile, che mostrava una diminuzione congiunturale dello 0,2% ed un aumento tendenziale del 5,8%[5].

L’analista economico Luca Paolazzi[6] interviene sulla questione: “Sicuramente il Presidente Bonomi è in buona fede e parla perché non conosce le produzioni statistiche – nelle quali la revisione è la norma. Infatti ieri l’Istat ha replicato dicendo che le revisioni sono prassi e garanzia di qualità (…). Non perché chi non fa non falla, bensì per la semplice ragione che la statistica non è una scienza esatta, bensì una conoscenza approssimata della realtà. E produce stime con un intervallo di confidenza[7]. Nel caso del PIL l’intervallo di confidenza non c’è semplicemente perché non è una rilevazione campionaria; ma pur sempre di approssimazione si tratta. E quando ci sono nuove e migliori informazioni, si migliora l’approssimazione” e fin qui nulla da eccepire[8]: la statistica è quella disciplina che dice che se un uomo ha mangiato due hamburger e l’altro nessuno, ne hanno mangiato in media uno a testa: insomma, usa i dati disponibili per tirare ad indovinare.

Paolazzi paragona la situazione italiana con quella americana, dove il Bureau of Economic Analysis esce pubblicamente “con tre stime successive sul PIL di uno stesso trimestre: avanzata, preliminare e di revisione. E ogni anno ricalcola le stime dei precedenti tre. Spesso le correzioni non sono piccole. Mentre quelle Istat sono storicamente limitate. Tranne nel 1986, quando i censimenti misero in luce un’attività edilizia che negli anni Settanta era sfuggita a qualunque osservazione, soprattutto a quella delle autorità locali e fiscali”. Paolazzi sfotte Bonomi: “il Presidente di Confindustria non è tenuto a saperlo. Magari il suo Centro Studi sì (…). Quello che invece Bonomi è tenuto a osservare è il rispetto per le istituzioni. Attaccare il lavoro della Magistratura dell’informazione statistica equivale ad accusare il Presidente della Repubblica” di truffa: una bordata andata a segno: Bonomi è stato ridotto al silenzio[9].

La questione è centrale, in questo momento, anche se questo non emerge dal dibattito civettuolo ed inconsistente tra i partiti: se l’Istat ha truccato i dati per migliorare l’immagine pubblica del governo Draghi, ora che quelle previsioni si scontrano con la realtà, qualsiasi governo che entri in carica nell’autunno 2022 si troverà a fronteggiare una figuraccia di cui è corresponsabile solo per aver precedentemente taciuto, probabilmente per ignoranza e cronica impreparazione, la creazione di questo problema. Avrebbero dovuto accorgersene: il trucco c’è, ma non si vede – poiché non sono i numeri ad essere truccati, ma il metodo con cui sono calcolati. Questo non cambia nulla all’intoccabilità dell’ISTAT, che è parallela all’intoccabilità della BDI tedesca o del MEDEF francese.

Spiega Paolazzi: “Esiste un codice comportamentale che impone ai rappresentanti dell’istituzione maltrattata di rimandare al mittente il fango”[10]. Questo criterio di contabilizzazione legalizza alcuni ‘trucchi’ contabili, come spiegato dal Sistema Europeo dei Conti Nazionali[11] e dall’Handbook for measurement of the non-observed economy[12] dell’OCSE: le cifre pubblicate dagli istituti di statistica non sono il disegno della realtà, ma un calcolo di probabilità talmente esatto che, se lo si usasse per volare tra Londra e Berlino, si atterrerebbe a Lisbona: i dati ufficiali sono stime, ed i dati delle stime sono praticamente arbitrari, e possono essere cambiati a seconda dello scopo che si vuole ottenere – poiché l’essere umano adora la semplificazione, e se c’è una fonte ufficiale che certifica che uno più uno faccia tre, come nella Animal Farm di George Orwell, che sia.

Come nascono i dati

550 avanti Cristo: Re Servio Tullio introduce la legge sul censimento, copiata dagli esempi degli egiziani e degli ebrei, che serve a calcolare l’andamento dell’economia ed a prevedere le possibili spese dello Stato[13]

I dati vengono calcolati, fondamentalmente, prendendo le cifre esatte delle entrate dell’IVA, e moltiplicandole per un numero arbitrario che presuppone una certa percentuale di evasione fiscale. Questo perché le cifre dell’IVA, per esempio, non tengono conto dell’economia sommersa, che non è empiricamente quantificabile, eppure esiste ed ha degli effetti sul sistema economico nazionale e globale[14]. Non parliamo di economia criminale, ma di attività assolutamente legali che sfuggono alle capacità di conteggio degli uffici nazionali di statistica[15]. A queste si aggiunge anche l’economia criminale, che probabilmente è in crescita continua da oltre un secolo[16], e che nei calcoli statistici viene inserita in base a criteri di assoluta fantasia, moltiplicando per una cifra ogni anno diversa la quantità dui denaro sequestrato alle organizzazioni criminali e ritenendo di poter così stimare l’influenza di questo mercato settoriale all’interno di quello globale.

Di fronte alla statistica, tutti i tipi di produzione sono attività economiche, se solo rispondono ad una richiesta del mercato e vengono vendute con il consenso tra le parti. Cosa vuol dire? Che il ricatto e l’estorsione sono escluse dai calcoli, e la prostituzione ed il contrabbando di droga, armi e schiavi sono inclusi. Una linea di demarcazione contraddittoria, poiché nei casi di prostituzione quale è la percentuale di prestatori d’opera volontari, e quale quella di persone in schiavitù? Il calcolo è del tutto pragmatico, perché, se l’economia criminale ha un peso importante e sposta capacità d’acquisto e livelli di occupazione di un’area geografica, allora deve comunque entrare a far parte del PIL, e se la polizia colpisce le gangs troppo duramente, ecco che il PIL soffre – come dimostrato dal successo degli scioperi dei contrabbandieri del porto di Napoli negli anni ’90[17].

In questo spregiudicato calcolo del PIL non vengono valutati i danni economici derivanti dalla corruzione e dal pizzo (ed altri tipi di estorsione). Siccome questi causano risultati peggiori quando si vanno a controllare i dati veri a fine semestre, i buchi vengono colmati con l’aumento della pressione fiscale: “Nei Paesi in cui la produzione e il valore aggiunto delle attività produttive illegali sono quantitativamente insignificanti, è quasi certamente un cattivo uso delle risorse cercare di coprirle nei conti nazionali. Gli sforzi sono meglio indirizzati a ridurre la quantità di produzione domestica sommersa, del settore informale o per uso finale proprio che viene omessa dal PIL. I metodi disponibili per misurare le attività illegali sono ancora sperimentali. Infatti, anche se sembra esserci un accordo più o meno ampio sulla correttezza, in linea di principio, dell’inclusione delle attività illegali, attualmente sono pochissimi i Paesi che includono esplicitamente stime della produzione illegale nei loro dati di contabilità nazionale”[18].

Nei paesi in cui, come l’Italia, l’economia sommersa e quella criminale hanno un peso massiccio e contribuiscono quindi in positivo al PIL, a tenere basso il livello di disoccupazione e di redistribuire il benessere in modo disonesto e violento, ma apparentemente funzionale[19], questo sostiene non solo il bilancio dello Stato (sia in senso attivo che in senso passivo), ma porta alla totale confusione tra i dati ufficiali dell’ISTAT e la percezione individuale della situazione reale (i dati dicono che le cose vanno bene ma a casa mancano i soldi per pagare le bollette) – un fatto che, ovviamente, sposta le intenzioni di voto degli elettori. Detto ciò, oramai è aperta la strada a qualsivoglia manipolazione dei dati che rassicuri la popolazione invece di contribuire a spaventarla – un dato comune a tutte le democrazie occidentali[20].

I danni causati dall’economia criminale a quella nazionale secondo uno studio universitario neozelandese[21]

Di cosa parliamo? In Italia si calcola che tra l’11% ed il 16% del PIL (tra i 190 ed i 250 miliardi di Euro[22]) sia legato al settore criminale (2014)[23]. Il traffico degli stupefacenti renderebbe circa 60 miliardi di Euro all’anno, di cui 24 di guadagno netto: cifre spaventose, se le si confronta con i dati del quinquennio precedente[24]. Eppure, in qualche modo, queste cifre così imponenti devono essere calcolate ed inserite nella valutazione generale della congiuntura di un’economia nazionale: “Nell’attesa di capire come si possa riuscire a costruire e applicare metodi di rilevazione e di calcolo omogenei e credibili – rispetto a una materia che finora, per ragioni di visibilità mediatica, è stata spesso contraddistinta da improvvisazioni, ripetizione automatica di stime mai metodologicamente controllate – una strada semplice e immediata che la nuova metodologia ci consegna per far aumentare contabilmente il PIL c’è: investire in ricerca e sviluppo”[25].

Varrebbe certamente la pena farlo, perché è la stabilità delle nostre democrazie parlamentari ad essere in gioco: “Uno dei più importanti motori dell’innovazione è rappresentato dal crescente bisogno di informazione da parte dei decisori politici, sia a livello nazionale sia europeo, e dunque dalla necessità di migliorare la capacità di reazione e adattamento del sistema statistico per soddisfare le nuove richieste in modo flessibile e armonizzato, mantenendo elevati standard di qualità. In una situazione con forti vincoli di bilancio, come quella odierna, perseguire guadagni di efficienza e definire con precisione le priorità costituiscono le modalità operative più efficaci. Nel campo della produzione statistica, l’innovazione costituisce l’asse portante del Programma pluriennale Stat2015 che – disegnato dall’Istat in linea con le raccomandazioni europee e con il memorandum di Wiesbaden sul nuovo disegno delle statistiche sociali – mira ad aumentare l’efficienza del sistema statistico e la sua capacità di dare risposta alle esigenze degli utenti (…). Il processo di innovazione innescato ha natura sistemica, ed è alla ricerca costante di soluzioni tecnologiche e metodologiche volte a consolidare e innovare ulteriormente i risultati raggiunti, implementando e condividendo strumenti e metodi generalizzati, concetti, definizioni e classificazioni, e mettendo a punto infrastrutture tecnologiche comuni ai diversi processi produttivi”[26]. Una questione presente nel dibattito tra esperti già dal 2005, perché ne va della democrazia e della trasparenza[27].

L’ISTAT, così come è oggi, è inadeguato a supportare il confronto tra le parti sociali ed il dibattito politico su temi fondamentali come la perdita del potere d’acquisto dei salari, il costo del lavoro, la disuguaglianza salariale e le insostenibili condizioni economiche dei lavoratori precari: tutti temi che, nei dibattiti, mutano in sproloqui basati su pregiudizi ideologici privi di qualsiasi rappresentatività – è impossibile ottenere dall’ISTAT le informazioni necessarie per discutere oggettivamente di tutti questi temi[28]. Non è un problema solo italiano, il problema è ancora peggiore a livello europeo, poiché l’Unione Europea ed Eurostat “non sono esenti da colpe gravi in fatto di dati per la ricerca, sia per quel che riguarda le direttive sulla privacy, sia per quel che riguarda la predisposizione di dati per la ricerca”[29]. Un risultato voluto: “è inesplicabile la decisione di Eurostat di interrompere la raccolta dell’European Community Household Panel che, dal 1994 al 2001, ha fornito ai ricercatori europei una fonte inestimabile di micro-dati sulla situazione demografica, economica e lavorativa di individui rappresentativi delle rispettive popolazioni”[30].

Al suo posto c’è EU-SILC (Indagine europea sui redditi e le condizioni di vita delle famiglie): “il progetto in questione ha sostituito l’European Household Panel Survey (ECHP), condotto tra il 1994 ed il 2001, e si differenzia da quest’ultimo, in primo luogo, per la base legale che lo contraddistingue (…). Al contrario di ECHP, che rappresentava uno strumento rigido e le cui articolazioni venivano stabilite in sede europea, il regolamento EU-SILC lascia ai singoli paesi alcuni margini di flessibilità rispetto all’impiego di differenti fonti di dati (indagine campionaria/archivi), al periodo di riferimento del reddito (fisso/mobile), alla modalità di raccolta delle informazioni sui redditi lordi (indagine/archivi/micro-simulazione) e alla struttura dei questionari nazionali”[31]. Insomma: ogni paese falsifica i propri dati secondo la convenienza dettata dal proprio governo, il che crea un’immagine distorta della realtà oggettiva che, a sua volta, creano ingiustizia sociale, minano la libertà di scelta e persino la dignità umana[32].

Una manipolazione non casuale

Percentuale di corrispondenza tra realtà e statistica secondo le stime approssimative dell’Unione Europea[33]

Questo nuovo indice è stato sviluppato a partire da un consenso politico piuttosto che da una base metodologica, partendo dal presupposto ideologico che la promozione della crescita economica e l’aumento della partecipazione al mercato del lavoro siano sufficienti a ridurre la deprivazione materiale o il numero di famiglie senza lavoro[34]. Tutto ciò contribuisce non a disambiguare bensì a mascherare le cause di un disagio crescente ed impedisce lo sviluppo di politiche utili a risolvere i problemi che percepiamo a livello intellettuale, ma per cui non abbiamo dati utili e – quindi – siamo senza una leadership che sappia affrontare alcunché. I dati EU-SILC, pur dovendo presentare i dati seguendo un modello e dei risultati standard, fallisce l’obiettivo di disegnare un quadro preciso sui senzatetto, sui rifugiati, sulle persone sfruttate[35]. C’è il sospetto che tutto ciò non sia casuale[36]. Anche se nel 2021 il metodo è stato leggermente modificato, è tuttora incapace di registrare dati certi sull’esclusione sociale, sui servizi, sulla situazione di gruppi di persone svantaggiate[37]: tutto sembra sviluppato a partire dalla necessità di un consenso politico e non da una reale e genuina base metodologica[38].

Torniamo così alle critiche di Bonomi all’ISTAT: gli entusiasmanti risultati conseguiti dal Governo Draghi non trovano riscontro nemmeno nelle valutazioni della Banca d’Italia. Il metodo attuale prende in esame i consumi, gli investimenti, la spesa pubblica e il saldo commerciale di un Paese – tutte voci che si traducono in una formula Y(PIL)=C+I+G+(X-M)[39]. “C” è la somma dei consumi; “I” è la somma degli investimenti privati; “G” è la spesa dello Stato; “X” è il totale delle esportazioni; “M” è la somma delle importazioni. Come dimostrano i gravi problemi attuali dell’economia cinese, “C” è il parametro chiave perché, non importa quanto abbia successo l’industria manufatturiera e quanto sia positiva la bilancia commerciale, se mancano i consumi dei cittadini, l’economia crolla[40]. Nel 2021, il 57,3% del PIL italiano è generato dai consumi dei privati cittadini (1017 miliardi di Euro), mentre gli investimenti e la spesa pubblica non superano i 351 miliardi di Euro[41].

Bene. Fin qui le affermazioni dell’ISTAT, che sostiene che nel 2021, dopo un anno veramente duro, dovuto al lockdown per il Covid-19, i consumi delle famiglie avrebbero raggiunto la ragguardevole media mensile di 2437 Euro (+4,7% rispetto all’anno precedente)[42]. Secondo le attuali valutazioni, nel corso del 2022 la crescita del valore “C” sarà ancora più impressionante (oltre il 9%[43]), ed il motivo è ovvio: l’esplosione dell’inflazione dovuta all’aumento vertiginoso delle bollette energetiche e dei costi dei prodotti alimentari, dovuti alla guerra in Ucraina ed al peggioramento dei mutamenti climatici[44]. Sembra un dato positivo, ma non lo è, perché corrisponde ad una diminuzione del benessere ed un aumento dell’indebitamento dei cittadini – due parametri che nei dati ISTAT non compaiono.

La Confcommercio commenta i dati non con entusiasmo, ma con preoccupazione[45]. In un suo documento, questa organizzazione sottolinea il carattere eccezionale assunto dai consumi obbligati rispetto ai cosiddetti consumi commercializzabili: la gente non spende di più perché vuole, ma perché è obbligata a farlo, a prescindere dalla quantità di salario disponibile, cosicché la spesa relativa ai consumi obbligati ha raggiunto ben il  43% del totale[46]. Un ruolo preponderante è costituito dalle spese per l’abitazione (affitto, manutenzione, energia, acqua, smaltimento rifiuti) che hanno superato il 25% dei consumi: nel 1995 questa percentuale era inferiore al 18%[47]. A soffrire di questa sperequazione è la spesa per i trasporti e la mobilità, che è percentualmente in calo: uscire da casa è divenuto un lusso, usare l’auto un vero problema – tutte cose che, guardando i dati ISTAT, non si vedono, se non per il dato della diminuzione degli acquisti di auto[48].

La composizione del PIL italiano secondo l’ISTAT[49]

La domanda successiva è: in che modo tutto ciò influenza il voto degli elettori? In due modi paralleli e contrapposti. Da un lato aumenta la stima verso Mario Draghi di coloro che hanno beneficiato del PNRR e dei sostegni statali (che aumentano il PIL ma ancora di più il debito fiscale di ogni cittadino nei confronti del proprio futuro), dall’altro porta coloro che si sentono in sempre maggiore difficoltà (al stragrande maggioranza degli italiani) a sentirsi tradita, presa in giro, abbandonata – e che ora è pronta a votare qualsiasi cosa si opponga a quello che identifica come il responsabile di questa situazione: la democrazia[50].

Le manipolazioni cercano di evitare questa deriva, nella speranza che la guerra in Ucraina finisca, che la crisi energetica venga risolta, che il prossimo anno non sia caldo come questo in corso, che il Covid allenti la presa sulla popolazione globale. Secondo la Confcommercio le cose andranno diversamente: per il 2022 prevede un’inflazione superiore al 7%, per il 2023 del 5,4%, ma a patto che non accadano nuovi avvenimenti traumatici – sono solo una valutazione non statistica, ma di percezione politica dei danni oramai fatti dalla crisi recessiva in atto e dalla sua incidenza sulla crescita dell’indebitamento degli Stati e dei cittadini[51].

La Banca d’Italia la pensa allo stesso modo, e prevede “un inasprimento della guerra in Ucraina tale da determinare un arresto delle forniture energetiche russe, con interruzioni produttive nelle attività industriali caratterizzate da più elevata intensità energetica, maggiori rincari delle materie prime, un impatto più forte su incertezza e fiducia e una dinamica più debole della domanda estera”, per cui “l’inflazione raggiungerebbe il 9,3% nel 2022 e rimarrebbe elevata anche nel 2023, al 7,4%, per scendere marcatamente solo nel 2024”[52]. Le conclusioni sono davvero preoccupanti: “Su questo tipo di scenario, lo scorso 10 giugno nell’esercizio coordinato dell’Eurosistema delle banche centrali Bankitalia prevedeva una crescita pressoché nulla nel 2022 e un taglio dell’espansione di oltre 1 punto percentuale nel 2023, con inflazione all’8% quest’anno e al 5,5% nel 2023”[53].

Un ragionamento che non tiene conto di possibili effetti delle scelte politiche del prossimo governo. Se va bene, non cambierà nulla: nessuno crede che possano avere influenze positive, ma solo che peggioreranno l’esposizione debitoria del sistema. In questo quadro l’ISTAT è l’orchestra da ballo che, sul Titanic, continua a suonare mentre la nave affonda.

 

 

 

 

[1] https://aforisticamente.com/frasi-citazioni-aforismi-winston-churchill/
[2] https://www.repubblica.it/commenti/2022/06/27/news/istat_e_bonomi_chi_ha_ragione-355672843/
[3] https://www.treccani.it/enciclopedia/istat
[4] https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/06/26/il-presidente-di-confindustria-bonomi-se-la-prende-con-listat-perche-i-numeri-non-gli-piacciono-boeri-pericoloso-e-populista/6640493/
[5] https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/06/26/il-presidente-di-confindustria-bonomi-se-la-prende-con-listat-perche-i-numeri-non-gli-piacciono-boeri-pericoloso-e-populista/6640493/
[6] https://www.firstonline.info/istat-confindustria-e-scontro-assurdo-lattacco-di-bonomi-che-accusa-listituto-di-truccare-i-dati/
[7] https://www.firstonline.info/istat-confindustria-e-scontro-assurdo-lattacco-di-bonomi-che-accusa-listituto-di-truccare-i-dati/
[8] https://www.firstonline.info/istat-confindustria-e-scontro-assurdo-lattacco-di-bonomi-che-accusa-listituto-di-truccare-i-dati/
[9] https://www.firstonline.info/istat-confindustria-e-scontro-assurdo-lattacco-di-bonomi-che-accusa-listituto-di-truccare-i-dati/
[10] https://www.unisalento.it/documents/20152/693704/Prof.+Sunna+-+Slides+2.pdf/0d291d02-866d-7899-a68f-604c09467fc0?version=1.0 ; https://www.lavoce.info/archives/20225/metti-sesso-droga-contrabbando-calcolo-pil/
[11] https://unstats.un.org/unsd/EconStatKB/Attachment279.aspx?AttachmentType=1 N
[12] https://www.oecd.org/sdd/na/1963116.pdf
[13] Emilio Gabba, Dionigi e la storia di Roma arcaica, Bari, Edipuglia, 1996
[14] https://www.unisalento.it/documents/20152/693704/Prof.+Sunna+-+Slides+2.pdf/0d291d02-866d-7899-a68f-604c09467fc0?version=1.0 ; https://www.lavoce.info/archives/20225/metti-sesso-droga-contrabbando-calcolo-pil/
[15] https://www.unisalento.it/documents/20152/693704/Prof.+Sunna+-+Slides+2.pdf/0d291d02-866d-7899-a68f-604c09467fc0?version=1.0 ; https://www.lavoce.info/archives/20225/metti-sesso-droga-contrabbando-calcolo-pil/
[16] https://www.lavoce.info/archives/20225/metti-sesso-droga-contrabbando-calcolo-pil/
[17] https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/02/10/contrabbandieri-in-rivolta-dai-vicoli-invadono-le.html
[18] https://www.oecd.org/sdd/na/1963116.pdf
[19] https://www.istat.it/it/files/2014/01/regolamento_esa2010.pdf
[20] https://www.glistatigenerali.com/bilancio-pubblico_materie-prime/tasse-sul-gas-e-collasso-della-democrazia/
[21] https://www.rnz.co.nz/national/programmes/sunday/audio/20153949/the-cost-of-economic-crime
[22] https://www.istat.it/it/files//2011/01/testointegrale20100713.pdf
[23] https://docenti.unimc.it/raffaella.coppier/teaching/2019/19910/files/economia-sommersa/ardizzi-et-al.-2012 ; https://www.lavoce.info/archives/20225/metti-sesso-droga-contrabbando-calcolo-pil/
[24] https://www.lavoce.info/archives/20225/metti-sesso-droga-contrabbando-calcolo-pil/ ; http://www.sosimpresa.it/userFiles/File/Iniziative/XII_RAPPORTO_SOS_IMPRESA_-_SINTESI_PER_LA_STAMPA.pdf ; Fabi, F., Ricci, R. e Rossi, C. in Rey G., Rossi C. e Zuliani A. (2011) Il mercato delle droghe – Dimensione protagonisti, politiche, Marsilio
[25] https://www.lavoce.info/archives/20225/metti-sesso-droga-contrabbando-calcolo-pil/
[26] https://www.istat.it/it/files/2015/01/Modernizzazione-indagini-famiglie.pdf
[27] https://www.lavoce.info/archives/22917/listat-che-vorremmo/
[28] https://www.lavoce.info/archives/22917/listat-che-vorremmo/
[29] https://www.lavoce.info/archives/22917/listat-che-vorremmo/
[30] https://www.lavoce.info/archives/22917/listat-che-vorremmo/ ;
[31] “L’indagine europea sui redditi e le condizioni di vita delle famiglie (Eu-Silc)”, 2008, Pag. 7-8 https://www.istat.it/it/files/2014/06/met_norme0837_indagine_europea_sui_redditi_Eu-Silc.pdf
[32] “Measuring social exclusion: strengths and limits of the European indicator AROPE”, Eleonora Clerici, Pag 6          https://phd.uniroma1.it/dottorati/cartellaDocumentiWeb/b3b47afc-fab7-4e1d-b0a9-8b4d9ca5e058.pdf
[33] https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=File:Coverage_rates_of_EU-SILC_data_and_their_stability_over_time_as_compared_with_the_National_Accounts_aggregates,_gross_disposable_income,_2015,_%25.png
[34] https://phd.uniroma1.it/dottorati/cartellaDocumentiWeb/b3b47afc-fab7-4e1d-b0a9-8b4d9ca5e058.pdf
[35] https://phd.uniroma1.it/dottorati/cartellaDocumentiWeb/b3b47afc-fab7-4e1d-b0a9-8b4d9ca5e058.pdf ; Arora V. S., Karanikolos M., Clair A., Reeves A., Stuckler D., McKee M., Data Resource Profile: “The European Union Statistics on Income and Living Conditions (EU-SILC)”, International Journal of Epidemiology, p. 451–461, 2015. https://academic.oup.com/ije/article/44/2/451/753868 ; Peña-Casas R., Europe 2020 and the fight against poverty and social exclusion: fooled into marriage?, Social developments in the European Union, 2011. https://etui.org/sites/default/files/C6%2012%20Social%20Development%202011%20Web%20version%20EN.pdf
[36] https://phd.uniroma1.it/dottorati/cartellaDocumentiWeb/b3b47afc-fab7-4e1d-b0a9-8b4d9ca5e058.pdf
[37]Nolan B., Whelan C.T., The EU 2020 Poverty Target. Amsterdam, AIAS, GINI Discussion Paper 19, 2011.   https://www.academia.edu/54424028/GINI_DP_19_The_EU_2020_poverty_target?bulkDownload=thisPaper-topRelated-sameAuthor-citingThis-citedByThis-secondOrderCitations&from=cover_page
[38] Peña-Casas R., Europe 2020 and the fight against poverty and social exclusion: fooled into marriage?, Social developments in the European Union, 2011. https://etui.org/sites/default/files/C6%2012%20Social%20Development%202011%20Web%20version%20EN.pdf
[39] https://www.money.it/pil-cosa-e-calcolo
[40] https://www.truenumbers.it/composizione-pil-italiano/
[41] https://www.truenumbers.it/composizione-pil-italiano/
[42] https://www.istat.it/it/files//2022/06/REPORT_CONSUMI_2021_rev.pdf
[43] https://www.istat.it/it/archivio/273781
[44] https://www.istat.it/ws/fascicoloSidi/1280/Spese%20delle%20famiglie%202022%20-%20Diario.pdf
[45]https://www.confcommercio.it/documents/20126/3660224/Nota+di+aggiornamento+sui+consumi+delle+famiglie+e+le+spese+obbligate.pdf/b57f8892-75f1-8d46-a153-ba7821c8a23e
[46] https://www.confcommercio.it/documents/20126/3660224/Nota+di+aggiornamento+sui+consumi+delle+famiglie+e+le+spese+obbligate.pdf/b57f8892-75f1-8d46-a153-ba7821c8a23e
[47]https://www.confcommercio.it/documents/20126/3660224/Nota+di+aggiornamento+sui+consumi+delle+famiglie+e+le+spese+obbligate.pdf/b57f8892-75f1-8d46-a153-ba7821c8a23e
[48]https://www.confcommercio.it/documents/20126/3660224/Nota+di+aggiornamento+sui+consumi+delle+famiglie+e+le+spese+obbligate.pdf/b57f8892-75f1-8d46-a153-ba7821c8a23e
[49] https://www.truenumbers.it/composizione-pil-italiano/
[50]https://www.confcommercio.it/documents/20126/3660224/Nota+di+aggiornamento+sui+consumi+delle+famiglie+e+le+spese+obbligate.pdf/b57f8892-75f1-8d46-a153-ba7821c8a23e
[51]https://www.confcommercio.it/documents/20126/3660224/Nota+di+aggiornamento+sui+consumi+delle+famiglie+e+le+spese+obbligate.pdf/b57f8892-75f1-8d46-a153-ba7821c8a23e
[52] https://www.milanofinanza.it/news/bankitalia-alza-le-stime-di-crescita-dell-italia-per-il-2022-ma-taglia-il-pil-per-il-2023-202207151516079944
[53] https://www.milanofinanza.it/news/bankitalia-alza-le-stime-di-crescita-dell-italia-per-il-2022-ma-taglia-il-pil-per-il-2023-202207151516079944

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CAT: macroeconomia

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