La solitudine della scienza nel paese degli struzzi

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17 Ottobre 2020

Il Prof. Andrea Crisanti avrebbe soluzioni scientifiche per affrontare l’epidemia da Covid 19 ma nessuno sembra volerle adottare. Troppo costoso? Politicamente inaccettabile cambiare strada? O semplicemente impopolare… Quale che sia la risposta, sarà meglio starlo a sentire e fare quel che suggerisce, se vogliamo evitare di vivere in un lockdown perenne.

La scienza è nota per essere un mondo a parte. Finisce romanzata nella science fiction mentre i documentari vengono relegati alla domenica mattina, quando si vuole qualcosa di rilassante: la natura, possibilmente fatta di immagini e poche spiegazioni. Certi programmi divulgativi hanno successo, come quelli della famiglia Angela, ma si tratta di un pubblico non molto più numeroso di quello del Grande Fratello. Nella rappresentazione cinematografica lo scienziato viene dipinto un po’ come un pazzoide maligno o benevolo, ma sempre come un corpo estraneo alla società. Ci ricordiamo al cinema del Dottor Victor Frankenstein ma anche del Dott. Emmett Brown, Iam Malcolm, Brackish Hokun… tutta gente un po’ bizzarra.

Il Prof. Andrea Crisanti non fa molta eccezione: è un microbiologo, parassitologo sessantacinquenne di successo con una (ci perdonerà) scarsa attitudine comunicativa, cui contribuiscono la parlata e l’accento romanesco che lo fanno a volte incespicare sulle parole, a volte balbettare, con un tono di voce un po’ nasale, una non particolare fotogenicità e un’aria perennemente impreparata, timida, asociale: a volte ricorda il compianto Paolo Panelli. Docente all’Imperial College di Londra, con studi sulle zanzare, è il perfetto stereotipo dello scienziato in salsa romanesca, anche se tutti lo identificano ormai come il professore di Padova, città dove lavora e grazie alla quale è nato il contatto con il Doge del Veneto, Luca Zaia.

Il Prof. Crisanti sul coronavirus le ha azzeccate tutte. Il 29 gennaio 2020 il Professor Crisanti, in una delle sue molteplici reincarnazioni responsabile del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova, sfidando le convenzioni parte con esami molecolari “a tampone” anche sugli asintomatici contro le indicazioni dell’OMS, dell’ISS e della Regione, avendo comprato reagenti a Londra usando una parte dei fondi messi a sua disposizione dall’Imperial College. All’esplosione del contagio nel cluster di Vo’ Euganeo, la Regione dispone i tamponi su tutti gli abitanti e il Prof. Crisanti può ottenere il risultato che cercava: il 40% dei soggetti risultati contagiati è asintomatico: la tesi è dimostrata. La Regione accetta la sua linea e mette in piedi un efficiente sistema di sorveglianza dei focolai, di fatto salvando il Veneto.

Esaurita la c.d. “prima ondata”, il Prof. Crisanti viene emarginato. All’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali ci va Domenico Mantoan, il responsabile della sanità del Veneto, che finisce per prendersi i meriti del successo del modello del Veneto.

A fine agosto si diffondono voci su un piano nazionale di tamponi, per il quale il Prof. Crisanti ha preparato una bozza che prevede 400.000 tamponi al giorno, finita in mano al Comitato tecnico scientifico e lì affondata come un sasso nello stagno, senza un vero perché. Si dice che il piano fosse troppo costoso, richiedesse i fondi del MES che una parte della maggioranza non vuole toccare, sta di fatto che non se ne fa nulla.

Il Veneto si presenta indifeso alla seconda ondata e il Prof. Crisanti ha perso il suo Mecenate. La potenza è nulla senza controllo, si diceva una volta, ma qui è il controllo che diventa nulla senza la potenza. Al Prof. Crisanti non restano che profezie (ovviamente azzeccatissime) grazie alla quale si guadagna il ruolo di novello Cassandra. Secondo la versione più famosa del mito, Apollo donò alla sua sacerdotessa Cassandra la dote della profezia in cambio del suo amore ma, ricevuta la dote profetica, Cassandra rifiutò Apollo, il quale per ripicca le sputò sulle labbra, condannandola a restare inascoltata. Non sappiamo se il Doge del Veneto abbia sputato su Crisanti dopo che questi ha rifiutato di farsi paggetto nella conquista della leadership del centrodestra, ma da quando Zaia ha smesso di seguire Crisanti, le cose non vanno bene a nessuno dei due.

Fuori dalla gestione della cosa pubblica, al Prof. Crisanti non resta che cercare di fare l’influencer con le sue interviste in tv che, si vede un miglio, vorrebbe tanto evitarsi. La posta in gioco è alta e il nostro scienziato non può fare a meno di cercare di orientare l’opinione pubblica con ospitate in tv, ovviamente senza successo, anzi con il risultato di diventare il bersaglio preferito di sovranisti e negazionisti insieme, vedendo così sfumato il sogno di poter davvero contribuire alle soluzioni. Nel paese degli struzzi, tutti preferiscono mettere la testa sotto la sabbia (anche se è solo una leggenda che gli struzzi lo facciano per paura) e vivere in un mondo parallelo dove la normalità è tornata con le vacanze, anche se la pandemia imperversa. L’effetto struzzo porta a selezionare informazioni rassicuranti, e tra queste non ci sono sicuramente le interviste del Prof. Crisanti.

Le profezie catastrofiche del Prof. Crisanti però puntualmente si avverano, perché basate sui dati. It’s the pandemic, stupid. Da agosto il numero dei contagiati raddoppia ogni 15 giorni. Finché il moltiplicando è basso nessuno se ne accorge… tranne ovviamente il Prof. Crisanti. Ripete da mesi contro le Gismondo che il virus non è mutato, lotta con gli Zangrillo che sostengono che sarebbe clinicamente morto, duella con i Bassetti chiarendo che non si tratta di terrorismo sanitario. La c.d. “seconda ondata” è l’iceberg che affonda il Titanic e il Prof. Crisanti si sgola dalla torretta per avvertire il capitano: nessuna reazione. Tutti si beano del prolungamento dell’estate italiana per sostenere che siamo più bravi del resto del mondo nel mettere le mascherine, nella solidarietà, nella disciplina (gli italiani! Un popolo di santi, navigatori, poeti e di… esperti in profilassi?). L’inverno però arriva, le scuole riaprono e il Prof. Crisanti si ritrova come Martin Brody ad avvertire la gente che Lo Squalo è in acqua, ma resta inascoltato, anche perché più la situazione peggiora, più giustamente Crisanti alza la posta, cominciando a parlare di lockdown.

Se questa fosse davvero una dittatura sanitaria, come ripetono da mesi i negazionisti anonimi, il Prof. Andrea Crisanti è l’unico dittatore che vorremo avere: a lui i pieni poteri. In democrazia però, è strano che un Governo in piena emergenza non ne riconosca i meriti e non gli affidi quantomeno la gestione della sanità italiana per affrontare l’epidemia. Commissario straordinario, Ministro della Sanità, Direttore del Comitato tecnico… al Prof. Crisanti senz’altro le cariche onorifiche non interesserebbero granché: da scienziato qual è sarebbe sicuramente più felice se potesse davvero avere gli strumenti per controllare l’epidemia e sconfiggere il nemico, per ritirarsi poi nella sua Caprera, dopo che il politico di turno lo avrà ringraziato per il suo lavoro. Il lockdown non deve essere un tabù e pare evidente che per evitare conseguenze ancora peggiori bisogna investire molti danari per la famosa “sorveglianza attiva”, il tracciamento del contagio che è l’unico mezzo per evitare il lockdown. Non puoi affrontare l’epidemia di un virus senza cura con la moltiplicazione dei letti per far fronte alla moltiplicazione dei malati: devi proprio evitare che la gente si ammali.

Da qui dunque un appello accorato ai Conte, agli Zingaretti, ai Di Maio, a chiunque abbia il potere di cambiare le cose in questo paese: ascoltate il Prof. Crisanti, seguitelo, proteggetelo, e dategli la possibilità di salvarci un’altra volta, mettendo mano ai fondi italiani, europei, a tutto quello che abbiamo. Ai negazionisti diciamo: gioca con i fanti, ma lassa sta Crisanti.

TAG: coronavirus, crisanti, crisi, economia, lockdown, tamponi
CAT: Medicina, Partiti e politici

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