Contraffazione: “Occorre un ministero del Made in Italy”
Si presenta in giacca e cravatta. Come se l’inconscio dettasse le sue regole. Dove serve il rigore approda l’animus, avrebbe detto Jung. Il lato pugnace e guerriero necessario in battaglia.
L’Avvocato Daniela Mainini, Presidente del Centro Studi Grande Milano, sulla contraffazione lavora da trent’anni. Difficile trovare una persona più esperta nell’intellectual property.
Oltretutto, lei di solito cosi battagliera e dalla parte delle donne è a loro che addebita la responsabilità di essere tra le principali acquirenti di prodotti contraffatti.
Non ne fa però solo una questione di repressione. “Perché da sola la repressione non basta”. Bisogna ingaggiare una lotta senza quartiere sul piano culturale.
Mi colpisce in una doppia circostanza. La prima quando spiega che del fenomeno ha preso possesso e controllo la mafia. “Girano un sacco di quattrini”. La seconda quando con nonchalance tratteggia a chiare lettere la soluzione che dovrebbe essere adottata. Nel classico spirito della pragmaticità femminile coniugata ad una pronunciata esperienza sul campo. “Bisognerebbe creare un ministero del Made in Italy”, dice.
Tanto semplice, come soluzione, che non poteva che arrivare da una donna con la cravatta. Una donna che alla domanda “Che cos’è la contraffazione” ti risponde: “Sono trent’anni della mia vita”. Per cui vincere gloriosamente una guerra significa cominciare dalla coscienza. E formare una coscienza, richiede tempo.
La contraffazione cos’é
Un fenomeno culturale
Un Ministero del Made in Italy
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