Governare l’immigrazione per governare il Paese

Il Centro Studi Grande Milano sulla notizia: a poche ore dalle dichiarazioni del ministro Marco Minniti sulla necessità  di fermare le imbarcazioni delle Ong che sbarcano (solo) nei porti italiani, lo invita a Milano a parlare del fenomeno migratorio. E l’effetto è notevole. Accompagnato dall’avvocato Daniela Mainini che del Centro Studi è il presidente, Minniti si sgola per oltre 40 minuti ribadendo due concetti:

● Gli immigrati e soprattutto la loro classe politica hanno bisogno di essere aiutati a casa propria dove vanno sostenuti a crearsi un’adeguata classe dirigente;

● È ora che le imbarcazioni delle Ong la piantino di puntare la loro prua solo verso l’Italia. È importante che l’Europa faccia la sua parte.

Minniti parla anche della necessità di mettere in campo le necessarie risorse per effettuare i rimpatri e dare ai comuni il sostegno necessario per rendere più rapide le risposte di accoglienza: «Non possono durare due anni».

Accanto a Minniti c’è anche Beppe Sala che ha chiesto invece un lavoro di pianificazione di lungo periodo per risolvere il problema.

Insieme al sindaco di Milano, anche quello di Bergamo, Giorgio Gori, il quale, proprio sulle risorse messe a disposizione, e sul turnover delle forze in campo si è punzecchiato con il Ministro.

Il momento della discussione tra il ministro Minniti e Giorgio Gori

Minniti ha quindi ribadito che l’immigrazione è un fenomeno che non si risolve «con un uomo solo al comando». Bisogna negoziare con le parti interessate, cioè con gli stati africani. «L’Africa – ha detto – è lo specchio dell’Europa. Se sta bene  l’Africa sta bene l’Europa».

Di rimpatri ha parlato Claudio Martelli che ha invocato l’uso di questo strumento insieme ad una politica di sostegno per chi è  costretto a rimanere. «Facciamoli lavorare, anche poco, ma facciamo gli fare quelle attività  di volontariato che spesso deleghiamo ai giovani. Paghiamoli e con quei soldi facciamo in modo che ripaghino i soldi che lo Stato spende per assisterli».

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