Bonus per i collaboratori sportivi: che Odissea!

8 Febbraio 2022

Tra le misure che il governo ha ideato e messo in campo per affiancare i cittadini e assisterli  nella delicata fase della ripartenza, c’è anche il bonus per i collaboratori sportivi.

Questa categoria professionale è stata tra le più colpite dalla pandemia, le sue restrizioni e la crisi economica che ne è derivata. Per compensare le gravi perdite dei professionisti dello sport è stato deciso di fornire loro un aiuto economico una tantum, con l’obiettivo di supportarli e dar loro modo di mantenere in vita le loro attività.

Il Bonus Collaboratori Sportivi

La misura per aiutare i collaboratori sportivi fu prevista nel corso dell’anno 2020, quando l’allora governo Conte bis si premurò di andare a compensare le perdite di tutti i settori rimasti bloccati, tra cui ovviamente quello dello sport, dal momento che palestre, piscine e attività atletiche sono state ferme per lungo tempo.

Il rimborso veniva riconosciuto in base al reddito annuo delle attività che erano restate chiuse causa Covid, garantendo un rimborso più cospicuo a chi aveva dovuto affrontare le perdite maggiori. Il rimborso, dopo essere stato concesso al termine di una specifica procedura, veniva elargito dalla società Sport e Salute. In questo modo funzionava il bonus fino allo scorso anno.

Per il 2022 il contributo è stato confermato ma le modalità di ricezione sono variate profondamente. D’ora in avanti il contributo sarà riconosciuto come credito d’imposta; occorrerà però dimostrare di aver subito un calo di fatturato di almeno il 40% rispetto al periodo precedente alla pandemia.

Come spesso capita quando si pianificano ristori di dimensioni e portate ampie come quelle causate dalla crisi economica, si sono verificati ritardi davvero fastidiosi per i tanti collaboratori sportivi che avevano diritto a ricevere il bonus e sono poi spuntate altre problematiche. Paola De Caro, collaboratrice sportiva che si è presa l’onere di rappresentare la categoria, ha raccolto le esperienze di molti suoi colleghi che hanno riscontrato difficoltà nell’ottenere il bonus, portando alla luce numerose questioni.

La situazione dei collaboratori sportivi

Secondo De Caro, la situazione dei collaboratori sportivi italiani che rispettavano i requisiti e avevano fatto domanda nei tempi previsti a Sport e Salute sarebbe tutt’altro che rosea.

Foto di Jonathan Borba su Unsplash

Secondo le testimonianze raccolte e messe assieme emerge infatti una situazione allarmante per la categoria. I collaboratori sportivi ancora in attesa di ricevere il loro bonus sono migliaia; alcuni sono in attesa da novembre 2020, altri addirittura da aprile dello stesso anno, ovvero il primo intervallo temporale disponibile per procedere con la richiesta. Accanto a questo disagio se n’è verificato anche un altro, il quale ha anche il sapore della beffa: taluni professionisti dello sport sono effettivamente stati pagati dalla piattaforma di Sport e Salute, su autorizzazione governativa, però hanno ricevuto importi incorretti.

I motivi di queste sviste sono riconducibili a due motivi principali: il primo è ascrivibile a errori dell’utenza. All’atto di presentare domanda sul sito dedicato, infatti, molti collaboratori – utenti hanno inserito dati personali e/o professionali non corretti, a volte a causa della loro inesperienza, altre per ansia. Occorre infatti specificare che fosse concesso un certo tempo limite per l’accesso e il completamento dell’operazione. Spesse volte, dopo la conclusione della procedura non vi era più la possibilità di correggerla. Trattandosi di una operazione da svolgere in ambiente informatico, i problemi tecnici restano dietro l’angolo. Alcuni errori si devono infatti alla piattaforma stessa, la quale a volte ha risposto in maniera imprecisa, soprattutto in caso di accesso da smartphone.

Ci sono poi casistiche – non rare quanto si potrebbe pensare – di collaboratori sportivi che hanno erroneamente presentato domande all’INPS invece che a Sport e Salute. Queste situazioni sono note come incongruenze INPS e non è stata mai data, per tutto il 2020, la possibilità di rimediare all’errore. Soltanto nel luglio 2021 Sport e Salute ha dato modo a chiunque fosse incappato in questo sbaglio di presentare la domanda sui suoi canali. A partire dallo scorso novembre, e fino a tutto gennaio, sono stati effettuati i pagamenti ad alcuni professionisti vittima di incongruenza INPS ma quel che innervosisce gli addetti ai lavori è che centinaia di collaboratori sportivi ritrovatisi in situazioni del tutto simili a chi è stato rimborsato restano invece ancora in attesa di ricevere la propria indennità.

Un interlocutore poco accomodante

Il quadro si complica perché la comunicazione tra i collaboratori sportivi – o le loro rappresentanze come Paola De Caro, portavoce di un gruppo spontaneo e auto-organizzato di professionisti dello sport a livello di collaborazione sportiva – e Sport e Salute ha sovente incontrato delle problematiche. La società non consente ai collaboratori sportivi di conoscere il motivo per cui le loro indennità non siano ancora state pagate, né per quale ragione gli importi elargiti siano scorretti in caso di errori sul lato societario. Numerosi collaboratori sportivi hanno richiesto l’accesso agli atti di Sport e Salute ma essa, in violazione di quanto preveda la legge, hanno dapprima respinto queste richieste e in seguito dato accesso ai soli documenti presenti in portale.  Ovvero quelli caricati dagli utenti, dunque inutili a capire la ragione dei mancati pagamenti. Inoltre, Sport e Salute non interpella in alcun modo il collaboratore sportivo per metterlo a conoscenza del momento in cui gli saranno riconosciute le indennità.

Questo ha comportato una class action di alcuni cittadini toccati dalla questione presso la Corte dei Conti, la quale ha aperto un’istruttoria che mira a verificare l’operato di Sport e Salute. Per vederci ancor più chiaro è stata presentata una interrogazione presso il Ministero delle Finanze, da cui dipende la società. L’atto, di cui si è fatto primo firmatario il parlamentare Galeazzo Bignami di Fratelli d’Italia, è stato depositato nel mese di dicembre e se ne attende ancora risposta.

Com’è facilmente comprensibile anche ai non addetti ai lavoratori, una situazione del genere crea disagio e malcontento. Il periodo che stiamo attraversando è durissimo per tutti, non è neppure necessario ribadirlo, ma per qualcuno lo è ancor di più. Pensiamo ai lavoratori della sanità, dell’intrattenimento o a quelli dello sport di cui ci siamo occupati in queste righe: questi settori sono stati devastati dalla pandemia e dalle sue conseguenze. È chiaro che per farli ripartire e mandare avanti i servizi che danno occorre un aiuto da parte del potere che ha deciso per la serrata. È altrettanto chiaro come sia necessario che le risposte governative siano tempestive, o comunque rapide. Pur comprendendo la delicatezza del momento, che è naturalmente complicato anche per Sport e Salute, attendere 21 mesi per ricevere la propria indennità non è accettabile se pensiamo che dietro a molti di questi collaboratori sportivi in attesa del loro ristoro potrebbero esserci famiglie che da quelle entrate dipendono per la loro sussistenza.

Come scrive Paola De Caro, gli operatori sportivi sperano, da un lato, che il Governo preveda ancora forme di sostegno economico per il mondo dello sport, anche in questo giovane 2022 per il quale si attendono ancora certezze, augurandosi che gli aiuti non siano più gestiti da Sport e Salute, le cui competenze si sono dimostrate insufficienti per gestire al meglio le criticità. Il mondo dello sport risente ancora pesantemente degli effetti della pandemia e i disagi sono importanti. La categoria ha bisogno di poter dar voce a questo sentimento ed è doveroso che i media lo facciano.

 

TAG: bonus, coronavirus, Ristori, sport
CAT: P.A., terzo settore

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