Riscopriamo le idee o la classe dirigente malavitosa ci ucciderà

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4 Dicembre 2014

Il tema della superiorità morale della sinistra, e in essa in particolare e in modo pressocché esclusivo, dei comunisti ha creato negli anni una illusione ottica e molte incomprensioni. Enrico Berlinguer lanciò la “questione morale” di fronte a un imbarbarimento di una politica che invadeva tutti i campi e anche, secondo me, per mettere in guardia il suo partito che nella stagione della solidarietà nazionale, soprattutto al Sud, aveva aperto le porte ad accordi deprecabili e a figure disinvolte soprattutto nella gestione dei piani regolatori.

Il sentirsi superiori si rivelò poi un handicap politico per il Pci e per i partiti che vennero dopo perché costruì attorno ai comunisti, o ex,  una barriera imperforabile dall’interno e dall’esterno,  perché consegnò il mondo non comunista all’anticomunismo, perché sostituì la ricerca di una linea politica, perché, infine, il testimone venne raccolto da forze esterne e estranee alla tradizione di sinistra che dettero vita al partito dei giudici che ha così grandemente influito sulla vita politica e soprattutto sul dibattito a sinistra.

La “questione morale”, e il povero Enrico Berlinguer che peraltro disse e fece cose più importanti di questa, divenne la bandiera della stagione dell’antiberlusconismo e arruolò forze di ogni tipo. Dall’altro lato creò un’avversione che spesso sfociò in una vera guerra civile a parole fra giustizialisti e garantisti. C’era chi giurava sulle procure e chi le vedeva come una sorta di setta malefica. Il vero problema , tipicamente italiano, è che la discussione si è svolta agitando bandiere e simboli senza guardare la realtà profonda. Anche il berlusconismo e l’antiberlusconismo hanno favorito una lettura del fenomeno morale dall’alto. Tutti hanno creduto che il pesce puzzasse  dalla testa. Ed è vero, solo che oggi ci accorgiamo che sono anche i pesci che nuotano in acque periferiche o profonde ad esalano miasmi intollerabili.

La vicenda malavitosa di Roma colpisce per diverse ragioni. Perché sembra un film, perché il ruolo dirigente della malavita, in questo caso di natura nazi-fascista, è preponderante, perché si tratta di personaggi, anche i malavitosi, molto noti che non svolgevano le loro attività in modo clandestino, perché il mondo politico era largamente permeato. Riflettiamo per un momento sulla successione degli scandali trasversali romani: siamo passati dalla storia dei rimborsi milionari alla regione alle malversazioni dei protagonisti del nuovo romanzo criminale. Questi ultimi lucravano soprattutto sui poveri, emigranti e rom contro i quali il mondo di Alemanno ha costruito la sua fortuna elettorale. Non voglio però parlare di Alemanno. Vedremo se e quanto è coinvolto. Temo però che lo scandalo romano sia la premonizione di altri scandali in altre città italiane. E’ interessante e tragico notare come la questione morale stia diventando devastante in ogni angolo della vita politica, al Nord come al Centro come al Sud. Credo si possa dire che siamo in una situazione peggiore di quella in cui ci siamo trovato negli anni, persino negli ultimi, della Prima Repubblica.

Come è potuto accadere? E’ accaduto perché la politica “alta” non esiste più, perché la politica non ha e non fa progetti, perché non seleziona la sua classe dirigente ma promuove solo i fedelissimi, perché la politica costa troppo perché è troppo personalizzata e il successo in politica è affidato non alla bravura o al consenso ma alla forza economica che serve per ottenere consenso, perchè sinistra e destra hanno cancellato le differenze, perché la gente comune è uguale a questo personale politico, lo utilizza, lo vuole così, capisce che ciascun politico attuale può essere la proiezione di ciò che ciascuno potrebbe essere.

Paradossalmente perché in politica non c’è una Casta. Ce n’è una degli affari, una inamovibile (ormai non è più così),  ma non c’è una classe dirigente che ha senso dello Stato e si alimenta di virtù repubblicane.

Forse dobbiamo tornare a riflettere sulla questione morale sottraendola a chi su di essa ha costruito una fortuna anche editoriale. Lo si può fare in un modo solo: fustigando una politica senza principi. Non si tratta di pensare al ritorno a una politica ideologica, di rigide appartenenze ma non si può non chiedere a partiti e leader di dire cose profonde che enuncino la loro lettura dello spirito del tempo, la loro visione sociale. Chi l’ha fatto non era necessariamente un ideologo comunista.  Facciamo l’elenco dei politici liberal che hanno avuto una forte ispirazione politico-morale? Sarebbe lunghissimo. La verità è che dovremmo anche riconciliare l’Italia con la sua storia. Se accettiamo  l’idea berlusconiana, e oggi renziana, che il mondo  è cominciato con loro, siamo nelle mani del primo che capita. C’era del buono nella Prima Repubblica, io penso che ce n’era molto e più di quanto ce ne sia ora. La Seconda e la Terza dovrebbero scavare nelle macerie, anche nelle loro, per cercarlo. Troveranno  tante cose deprecabili, ma anche progetti, visioni e leader che oggi ce li sogniamo.

TAG: mafia, mafia capitale, politica, Roma
CAT: Partiti e politici, Politica

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