Il paradiso plurale delle Albe

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5 Luglio 2022

Chi nella propria vita ha avuto la fortuna di sentir risuonare dentro di sé la poesia di Dante sa bene che, se in essa c’è una nota caratteristica e dominante, una nota che la rende potente e universale, è proprio quell’intrecciare continuo, inscindibile, religioso anzitutto la passione per la bellezza e la passione per la politica, poi la passione per la filosofia e per la letteratura e quella per vita materiale delle persone, la passione per il latino più raffinato e quella per la corposa e affascinante varietà in cui andava precipitando il nascente volgare degli italiani. Una nota complessa e meravigliosa che ha educato alla bellezza e alla passione civile generazioni di italiani e che si è sentita risuonare con nettezza a Ravenna il 26 giugno scorso in “Paradiso, chiamata pubblica per la “Divina Commedia di Dante Alighieri”, lo spettacolo/rappresentazione con cui Marco Martinelli ed Ermanna Montanari hanno voluto chiudere il loro percorso di riflessione creativa attraverso le tre cantiche della Commedia dantesca. Questo Paradiso è un’esperienza di “teatro itinerante e messo in vita”, concepita e realizzata a Ravenna su felice commissione del Ravenna Festival 22, con protagonisti non solo Montanari e Martinelli e un gruppo di artisti del loro “Teatro delle Albe” (Luigi Dadina, Alessandro Argnani, Camilla Berardi, Roberto Magnani, Laura Redaelli, Alessandro Renda, Salvatore Tringali) e di musicisti  (Vincenzo Core, Raffaele Marsicano, Giacomo Piermatti, Gianni Trovalusci, Andrea Veneri e la cantante Mirella Mastronardi), ma soprattutto un nutritissimo gruppo di circa seicento cittadini e cittadine ravennati (in scena a turni di circa cento persone alla volta) che hanno aderito a una specifica chiamata pubblica. I modelli attivi sono le sacre rappresentazioni medievali, il teatro politico e di massa concepito da Majakovskij ed ancora la riflessione di Eszra Pound per il quale ogni lettore di Dante (qui ogni spettatore) è in se stesso Dante, “The everyman”, colui che può accogliere nella sua vita la lezione della commedia dantesca, ed ancora il pensiero di Pasolini (cui è dedicato l’intero Festival) per il quale il Paradiso dantesco «è un vivo vortice di anime di anime “trasumanate” che cantano il loro immergersi nel mistero».

Evento teatrale interessante, colto, capace – episodio dopo episodio – di dar conto della lettura che si dà del Paradiso Dantesco e di impastare questa lettura con l’emozione del teatro, l’emozione fisica di corpi che s’incontrano, si parlano, che agiscono un’azione (fosse pure l’azione di una narrazione), che s’immergono insieme in un momento di contemplazione. Si parte dalla “Tomba di Dante” (ovvero dal monumento sepolcrale neoclassico dedicato da Ravenna al Sommo Poeta) e in processione recitante si arriva ai Giardini Pubblici e ci si siede tutti insieme davanti alla loggetta lombardesca. Si riprende: la recitazione, la rappresentazione, il canto, la corsa, il vortice, i colori, l’amore che tutto vince, la danza, la fede, la teologia, i santi, la liberazione mistica, il baluginare sporco – eppure umanissimo – delle armi, l’accorrere degli angeli, la luce. La luce soprattutto. Ecco Piccarda Donati, ecco l’imperatore Giustiniano, ecco Cunizza da Romano, ecco Francesco che sposa madonna Povertà, San Tommaso, Cacciaguida, San Pier Damiani e San Pietro, infine la chiusura grandiosa con la recitazione del XXXIII canto. Non c’è solo Dante ovviamente in questo straordinario mosaico di umanità e arte, ed è giusto che sia così: c’è piuttosto la poesia di Dante che accoglie e attraversa il mondo degli uomini con le loro storie, le loro voci, le loro gesta sublimi e le loro miserie. C’è il salmo 51 e c’è Emily Dickinson, c’è nelle parole di Giustiniano la potente riflessione di Papa Francesco sulla giustizia e sulla pace, c’è la danza sufi e c’è il coro “Angelus Silesius”, c’è il gesto importante, e non scontato, di spezzare il pane e “mangiare Dio”, c’è infine da parte di Martinelli il racconto del rapporto burrascoso ma fecondo tra Bernini e Borromini e la spiegazione, metaforica ovviamente, di come quest’ultimo architetto costringa in qualche modo chi entra nelle sue chiese (in particolare in quella romana di San Carlino alle quattro fontane) a entrare in una dimensione di necessaria contemplazione.

Un evento grandioso insomma e concepito come site specific e pertanto si deve rendere il giusto apprezzamento alla città di Ravenna che ha voluto ancora una volta nella sua storia rendere onore a Dante, ma è doveroso esprimere pubblicamente l’auspicio che, seppur tagliato in modo diverso e ridimensionato, questo spettacolo possa ancora girare a lungo. Cominciando magari dalle altre città dantesche (Firenze e Verona) e proseguendo per tutta l’Italia: perché si tratta di un lavoro serio e importante e perché non c’è dubbio alcuno che il nostro Paese necessita, davvero oggi più che mai, di ritrovare nella passione politica e nel culto per la bellezza le radici più feconde della sua identità civile.

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Paradiso. Chiamata pubblica per “La Divina Commedia” di Dante Alighieri.

Ravenna dal 24 giungo all8 luglio 2022, dalla Tonba di danmte Alighieri ai Giardini Pubblici.  Ideazione, direzione artistica e regia di Marco martinelli e Ermanna Montanari. In scena Ermanna Montanari, Marco Martinelli, Luigi Dadina, Alessandro Argnani, Camilla Berardi, Roberto Magnani, Laura Redaelli, Alessandro Renda, Salvatore Tringali e le cittadine e i cittadini della Chiamata Pubblica. Musiche originali di Luigi Ceccarelli con la collaborazione di Vincenzo Core, Raffaele Marsicano, Giacomo Piermatti, Gianni Trovalusci, Andrea Veneri e con Mirella Mastronardi (voce). Sound design di Marco Olivieri. Spazio scenico e costumi delle allieve e degli allievi della Accademia di Belle Arti di Brera Milano – Scuola di Scenografia coordinati da Edoardo Sanchi e da Paola Giorgi. Disegno luci Fabio Sajiz. Produzione Ravenna Festival/Teatro Alighieri, in collaborazione con Teatro delle Albe/Ravenna Teatro, con il contributo straordinario del Comune di Ravenna, commissione di Ravenna Festival. Crediti fotografici: Silvia Lelli.

TAG: Paradiso di Dante, Ravenna Festival, teatro delle albe
CAT: Teatro

3 Commenti

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  1. andrea-lenzi 2 anni fa

    Possibile che si tiri sempre in ballo la superstizone religiosa, dandole credibilità e un’aura di bontà e saggezza che non ha mai avuto? La chiesa cattolica è MASCHILISTA, OMOFOBA ED INTOLLERANTE VERSO CHI NON SI ALLINEA; nonostante abbia inventato e praticato l’antisemitismo per 2000 anni echiesto ufficialmente scusa negli anni 90, ancora oggi si permette di discriminare i gay ed impedire l’eutanasia.
    Tra l’altro la bibbia, unica fonte della superstizione cattolica, è INCIVILE (anche il “buon gesù” non si scusa delle porcherie crudeli dette e fatte nel vecchio testamento e ricatta di dannazione eterna ogni due pagine chi non dovesse credere in lui (oltra al fatto che si definisce spada e cioè elemento di divisione, anche familiare)

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  2. andrea-lenzi 2 anni fa

    circa il messaggio di “pace” del papa: non solamente non indica mai il nome dell’AGGRESSORE PUTIN, ma dice di non inviare armi alla vittima, di fatto condannandola a morire o a diventare uno stato fantoccio, senza alcun potere negoziale.
    Inoltre, occorre ricordargli che, grazie alla pubblicità religiosa nelle scuole ed ospedali pubblici, la sua superstizione permette alla chiesa di ricevere miliardi dallo stato a dai poveri creduloni, e che tali soldi vengono investiti in tutti i campi, anche ino aziende produttrici di armi

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  3. andrea-lenzi 2 anni fa

    Infine, qualcuno si è chiesto perché ci siano così tante chiese (in posti bellissimi) e così grandi e sfarzose?
    come il suono delle campane, così le chiese sono usate dalla propaganda cristiana per marchiare il territorio come i cani fanno con la pipì ed impressionare tanto i credenti quanto gli avventori potenziali credenti

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